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Tre palle e un soldo

Profumo chiede la piena assoluzione in Appello

Dopo la sentenza di condanna in primo grado, l’ex presidente di Mps ha deciso di presentare ricorso. Dietro quella decisione, secondo la difesa, ci sarebbero omissioni di documenti ed errori nella lettura dei bilanci.

28 Maggio 2021 09:55 Redazione
Profumo chiede la piena assoluzione in Appello

Alessandro Profumo ricorre in appello e chiede la piena assoluzione dopo la sentenza di primo grado che lo vede chiamato in causa come ex presidente di Mps, insieme all’amministratore delegato, Fabrizio Viola. Nell’ottobre del 2020 i due manager sono stati condannati a sei anni più una multa di 2,5 milioni di euro nel processo celebrato al tribunale di Milano.

I fatti risalgono al triennio 2012-2015

Con la richiesta depositata ieri dagli avvocati Franco Coppi e Franco Raffaelli, il collegio difensivo basa la propria decisione sulla constatazione secondo la quale le motivazioni della sentenza siano basate su omissioni di documenti delle Autorità vigilanti e su errori evidenti nella lettura dei bilanci. Sarebbero poi state tralasciate le testimonianze di tecnici delle medesime Autorità che sottolineano in modo evidente la discontinuità dell’operato del nuovo management di Mps. Pertanto i legali di chiedono il totale ribaltamento della sentenza di primo grado e l’assoluzione piena dell’attuale amministratore delegato di Leonardo.

Anche la Procura si espresse per l’assoluzione

La condanna dello scorso anno aveva sorpreso non solo gli imputati ma anche le Autorità di Vigilanza e gli addetti ai lavori, che mai avevano disapprovato le scelte operate dai due banchieri durante il loro mandato. Sorpresa anche la Procura di Milano che in più di una occasione si era espressa per l’assoluzione.

La tesi di difensiva sosteneva che Profumo e Viola avevano posto riparo alla gestione precedente targata Mussari e Vigni. Una gestione che aveva portato l’istituto senese a un passo dal fallimento, scongiurata dall’azione di risanamento posta in essere dai loro successori.

La trasparenza della condotta del management trova riscontro anche nel via libera dato da Consob, Ivass e Banca d’Italia a tutte le loro iniziative, inclusa la tanto discussa “modalità di contabilizzazione” dei due derivati Alexandria e Santorini.  Si tratta di due strumenti finanziari i cui contratti risalivano a oltre 15 anni fa, e che sarebbero stati occultati nei bilanci con scambi “solo figurativi” di Btp, per nascondere ingenti perdite.

I tre enti firmarono un documento congiunto nel quale si evidenziava come l’informazione fosse corretta sul piano economico e trasparente su quello contabile.

Istituto e risparmiatori salvati dal crac

Resta dunque di difficile comprensione perché l’operato dei due banchieri su cui gli organismi di vigilanza preposti non hanno eccepito, siano finiti sotto la lente della magistratura dando origine a continue situazioni di conflitto (giovedì 27 maggio alcune delle parti civili hanno annunciato che chiederanno la conferma delle condanne in appello).

Un enigma che proprio il ricorso in appello da parte di Profumo e Viola vorrebbero invece risolvere definitivamente. Ovvero mettere la parola fine a una vicenda alquanto ingarbugliata che rischia di perdersi nelle maglie di un sistema che troppo spesso fa passare anni prima di far luce sui fatti.

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