Perché l’arrivo di Marcello Viola cambia la Procura di Milano

Luca Di Carmine
08/04/2022

Le cose alla Procura di Milano stanno per cambiare. Forse per sempre. L'arrivo del papa straniero, iscritto a Magistratura Indipendente, rompe il dominio quarantennale di Magistratura democratica. E stravolge i rapporti di potere (e con i media) al quarto piano di Palazzo di Giustizia.

Perché l’arrivo di Marcello Viola cambia la Procura di Milano

Al quarto piano del palazzo di giustizia di Milano, luogo sacro che ospita gli uffici di tutti i procuratori, sono in corso lavori di ristrutturazione. Serve uno slalom tra transenne, imbianchini e operai per infilarsi nelle stanze. Si stanno sistemando i muri e le vecchie pareti ingiallite rimaste praticamente intatte dai tempi di Tangentopoli. Erano lavori già previsti da mesi, autorizzati dall’ormai ex capo della Procura Francesco Greco. Ma assumono tutto un altro significato in questa primavera 2022, un momento storico per la mitica Procura perché il Consiglio superiore della magistratura ha nominato dopo 50 anni uno capo ‘straniero’. Un momento storico anche per i giornalisti, perché finalmente finisce quel legame di ferro tra la sinistra e le sue propaggini editoriali (ai tempi in particolar modo il gruppo Espresso, che ora si chiama Gedi e ha un nuovo padrone) e la Procura, iniziato dai tempi di Mani Pulite, continuato nella lunga battaglia contro l’ex premier Silvio Berlusconi e tutto il centrodestra, e terminato con il fallimento con tanto di veleni del processo Eni Nigeria.

Con Viola finiscono i 40 anni di governo di Magistratura democratica a Milano

Marcello Viola è il papa straniero, scrivono i giornali. È un magistrato iscritto a Magistratura Indipendente, la corrente considerata di destra, antitesi di Magistratura democratica, il correntone di sinistra che per 40 anni ha governato indisturbato il quarto piano del palazzo di Giustizia. Insomma i lavori di ristrutturazione in corso fanno da scenografia all’arrivo di Viola, siciliano di Caltanissetta. Ha avuto una carriera impeccabile, legata in particolare alla Sicilia, forse solo macchiata di striscio perché finito anche lui nel calderone delle chiacchiere dell’ex leader dell’Anm Luca Palamara all’Hotel Champagne.

Perché l'arrivo di Marcello Viola cambia la Procura di Milano
Il pm milanese Paolo Storari (Dagospia).

L’ex pm di Firenze troverà una spalla in Paolo Storari

Gip e pm antimafia a Palermo dal 1989 al 2011, Viola ha lavorato con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, prima di passare alla procura di Trapani. Il suo pensiero va spesso ai due magistrati uccisi. Accadde nel 2016 quando si insediò a Firenze, è successo anche ieri dopo la nomina a Milano. Basta leggere le sue prima parole riportate dai quotidiani. Non sarà facile per Viola districarsi nel complesso meccanismo del quarto piano. Da qualche anno non c’è neppure più Ilda Boccassini, che Viola conosce bene dai tempi di Falcone. Ma ci sarà di sicuro Paolo Storari, il pm già all’antimafia, protagonista negli ultimi mesi di un duro scontro con l’ex capo Greco e l’aggiunto Fabio De Pasquale sui rivoli del processo che ha portato all’assoluzione dei vertici di Eni. Storari aveva capito che l’ex avvocato del Cane a sei zampe Piero Amara e il sodale ex manager Vincenzo Armanna erano due falsari, due imbroglioni che volevano utilizzare il processo per fare fuori Claudio Descalzi. De Pasquale invece aveva basato l’impianto accusatorio proprio su di loro. È stato un fallimento a tutto tondo per la pubblica accusa e per la procura. Storari, pupillo di Boccassini, avrà di sicuro un canale privilegiato con Viola.

procura di Milano: la rivoluzione con l'arrivo di Marcello Viola
Marcello Viola, nuovo procuratore capo di Milano.

I fedelissimi di Greco avrebbero preferito l’interno Maurizio Romanelli

Viola arriva poi in una procura in fermento, anche perché la lettera dei pm milanesi per difendere Storari quando il Csm chiese di allontanarlo da Milano fu firmata da 56 pubblici ministeri su 64. Sul resto della truppa di procuratori circola un certo sconforto a palazzo. In tanti, in particolare i fedelissimi di Greco avrebbero preferito la vittoria di Maurizio Romanelli, un interno capace di dare continuità all’ufficio. Uno che conosce tutti i colleghi, sempre gioviale e gentile, un «gran signore». Invece è andata diversamente. Che poi, i fedelissimi di Greco, soprattutto Laura Pedio e lo stesso De Pasquale, non sono altro che i fedelissimi di Edmondo Bruti Liberati, altro ex capo che lasciò un ufficio giudiziario in brandelli nel 2015 dopo la lite furibonda con l’ex aggiunto Alfredo Robledo. Cambiano le cose a Milano. Forse per sempre. Lo scorso anno, nell’aprile del 2021, ben sei pm avevano deciso di entrare nella Procura europea. Forse avevano capito l’aria cattiva che iniziava a circolare, dopo l’assoluzione dei vertici di Eni e lo scontro senza esclusione di colpi tra Storari, Greco, De Pasquale e Pedio. A Viola meglio suggerire una frase tratta da I Promessi Sposi. ‘Adelante, Pedro, con juicio, si puedes’, ‘Avanti, Pedro, con giudizio, se puoi’. Manzoni la mette in bocca al Gran Cancelliere di Milano Antonio Ferrer che si rivolge al cocchiere mentre la carrozza passa tra la popolazione in tumulto per la carestia arrivata dopo la peste. Una situazione molto diversa, ma certi versi molto simile, a quella della procura di Milano.