Sebbene gli ultimi casi riguardanti Silicon Valley bank, Signature bank, Credit Suisse e Deutsche bank abbiano incrinato la percezione della solidità delle banche mondiali, i dati consentono di ristabilire la fiducia e tirare un sospiro di sollievo. Il presidente della Vigilanza della Bce Andrea Enria aveva già sottolineato come «non esiste un collegamento tra gli eventi statunitensi e le banche significative dell’Eurozona», ma un ulteriore conferma della robustezza degli istituti bancari è evidenziata dai numeri.
I dati sulla solidità delle banche
Come riporta Emanuela Meucci su La Verità, il primo dato da prendere in considerazione per verificare la saldezza delle banche è il parametro “total asset”, che misura il valore di tutti gli attivi propri di una banca. Nell’Europa continentale, per esempio, a fine 2022 Bnp Paribas contava 2.670 miliardi di euro di total assets mentre Crédit Agricole 2.382. Quelli di Intesa Sanpaolo, prima banca italiana, arrivavano invece a 977 milioni.
Presi singolarmente, però, gli attivi non sono una garanzia di solidità. In parallelo è necessario valutare altri parametri come il capitale, le esposizioni al rischio e il liquid coverage ratio (Lcr), ovvero l’indice di liquidità. Osservando i dati dell’anno scorso relativamente a questi indicatori, emerge come nessuna banca italiana corra rischi. Anzi, gli istituti italiani sono ampiamente al di sopra dei livelli stabiliti dalla Bce e dalla Banca d’Italia come requisiti da soddisfare: per fare un esempio, l’Ex Eurotower ha fissato a 100 per cento il valore minimo dell’Lcr e Intesa Sanpaolo sfiora il 192 per cento.
Resistono le private bank: per Banca Generali Lcr in aumento
Anche per quanto riguarda il settore privato si delinea una situazione di solidità, grazie soprattutto al modello di business non strettamente legato al credito (che assume i tratti di un’attività di supporto a quella commerciale): per Banca Generali, per esempio, è riservato a clientela esistente e assistito da garanzie finanziarie superiori al 200 per cento dell’emesso. Inoltre, il portafoglio titolo dell’Istituto del Leone si distingue «per catturare rapidamente il rialzo dei tassi, mantenere alto il profilo di liquidità e proteggere dalla volatilità dei mercati attraverso una duration a 1.2 anni)».

Anche i capital ratio evidenziano livelli ampiamente superiori ai requisiti Srep specifici – quello stabilito per Banca Generali è dell’8 per cento e nel 2022 si attestava al 16,7 per cento. Discorso analogo per Finecobank, al 10,8 per cento a fronte di un requisito richiesto del 7,98 per cento, e Mediolanum, al 20,6 per cento contro una richiesta del 13. Quanto infine alla liquidità, anche in questo caso per le principali private bank italiane i valori sono superiori ai minimi: nel 2022, per Banca Generali il liquid coverage ratio ammontava al 338 per cento, quello di Mediolanum si attestava al 299 per cento mentre quello di Finecobank è pari al 787 per cento.