Importante passo avanti della scienza biomedica. Un team congiunto della CalTech e dell’Università di Cambdrige ha sviluppato il primo embrione umano sintetico partendo da cellule staminali. Senza ricorrere a ovuli o spermatozoi, i ricercatori hanno ricreato le basi delle primissime fasi dello sviluppo. L’impianto nell’utero di topi e scimmie però non ha dato esito positivo, in quanto ogni gravidanza si interrompe nell’arco di pochi giorni. Gli esperti: «Non vogliamo creare la vita, ma prevenirne la perdita». Si spera infatti che la scoperta risulti cruciale per comprendere le cause degli aborti spontanei e contrastare le malattie genetiche. Preoccupa però l’assenza di una legge che disciplini creazione e trattamento di embrioni sintetici, come ad esempio per la fecondazione in vitro.

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Primo embrione umano sintetico, i dettagli della scoperta con le cellule staminali
Lo studio, pubblicato in anteprima dal Guardian, è stato presentato a Boston durante l’incontro annuale dell’International Society for Stem Cell Research. L’autrice Magdalena Zernicka-Goetz, docente di biologia e ingegneria biologica, ha preannunciato anche una futura pubblicazione su un’importante rivista scientifica. Parlando con la stampa, l’esperta ha descritto lo studio come una coltivazione di embrioni a uno stadio appena superiore a 14 giorni di gestazione naturale. È stata così raggiunta la fase dello sviluppo nota come gastrulazione, ossia lo stadio in cui l’embrione si trasforma in linee cellulari distinte. Pur non presentando ancora un cuore, un intestino funzionante o un cervello, ha mostrato la presenza di cellule amniotiche e germinali, ossia precursori dello sperma e degli ovuli.
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— Magdalena Zernicka-Goetz 🇺🇦 (@ZernickaGoetz) June 10, 2023
Per quanto rivoluzionaria, la scoperta non permette ancora di creare veramente la vita. Difficile stabilire il reale potenziale dell’embrione per crescere in un organismo vivente. Zernicka-Goetz ha riferito che gli impianti nell’utero dei topi non ha generato animali vivi. Discorso simile per le scimmie che, pur avendo dimostrato primi accenni di gravidanza, non hanno portato a compimento la gestazione. Gli scienziati non hanno ancora definito le ragioni dei fallimenti, che potrebbero avere matrice tecnica o biologica. «Sarà molto complesso trovare una risposta», ha dichiarato al Guardian Robin Lovell-Badge, esperto di biologia e genetica al Frank Crick Institute di Londra. «C’è ancora molto da fare». Gli esperti sperano però che tale scoperta possa aiutare a frenare le interruzioni di gravidanza e lo sviluppo di malattie genetiche.
La scienza corre più veloce della legge, ancora troppo indietro
Ciò che preoccupa maggiormente gli scienziati è però l’assenza di leggi apposite che regolino la creazione e il trattamento di embrioni sintetici. «Per la fecondazione in vitro c’è un quadro giuridico chiaro», ha infatti ricordato alla Cnn James Briscoe, direttore del Frank Crick Institute. «C’è urgente bisogno di regolamenti anche per questo settore». Sottolineando il colpevole ritardo dei governi rispetto alle scoperte scientifiche, gli esperti hanno chiesto un intervento immediato per proseguire la ricerca. Al momento infatti è illegale l’impianto di tali embrioni nell’utero di un paziente umano.