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Una poltrona per troppi

Il 22 giugno si tengono le primarie per il sindaco di New York. La vera sfida è tra i dem. Stando ai sondaggi nessun candidato raggiungerebbe il 50 per cento. Leggermente in vantaggio l’ex agente Eric Adams. Per i repubblicani corsa a due. Le cose da sapere.

20 Giugno 2021 15:51 Daniele Curci
cosa sapere delle primarie a sindaco new york

Comincia a scaldarsi la corsa a sindaco di New York. La prima tappa è il prossimo 22 giugno quando si svolgeranno le primarie dei partiti democratico e repubblicano. L’elezione del primo cittadino invece dovrebbe tenersi il 2 novembre. Soprattutto per i democratici, si tratta di un appuntamento importante, utile a fornire un metro sull’opinione degli elettori riguardo le due anime del Partito, quella più a sinistra, di Alexandria Ocasio-Cortez e Bernie Sanders, e quella più moderata. Il voto di martedì introdurrà poi una novità: il sistema Ranked – choice voting, con cui è possibile scegliere fino a cinque candidati, indicando anche l’ordine di preferenza. Se un candidato riceve più del 50% dei voti di prima scelta, è il vincitore. Se nessun candidato ottiene più del 50% dei voti di prima scelta, si procederà con la progressiva eliminazione del meno votato. Sbilanciarsi in pronostici al momento appare impresa difficile e secondo i sondaggi nessuno dovrebbe riuscire a prevalere sugli altri già al primo turno.

I candidati alle Primarie dem per l’elezione a sindaco di New York

Eric Adams, ex poliziotto afroamericano

Partiamo proprio dai democratici. Leggermente avanti c’è Eric Adams, avvocato, ex ufficiale di polizia e primo afroamericano presidente del distretto di Brooklyn. Da 30 anni cova il desiderio di diventare sindaco della Grande mela e per questo studia, tanto. Al punto da aver riempito pile di quaderni intrisi di osservazioni.

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Durante la campagna Adams ha ricordato spesso la sua infanzia nel Queens. A 15 anni lui e il fratello vennero arrestati con l’accusa di violazione del domicilio, venendo picchiati dai poliziotti. Sei anni dopo Adams entrò nella polizia seguendo, pare, il consiglio di un pastore che gli aveva suggerito di infiltrarsi nel NYPD per cambiarlo dall’interno. Anche per questo nel programma Cento passi per New York spicca la riforma del dipartimento di polizia.

Kathryn Garcia, ex assessora di de Blasio

Risalita nei sondaggi, Kathryn Garcia, ex assessore all’Igiene del sindaco Bill de Blasio, si presenta come manager di lungo corso, in grado, a suo dire di guidare la città dopo il Covid. Forte dell’endorsement del New York Times, pochi giorni prima dell’annuncio della candidatura ha preso parte a un evento di beneficenza con il rapper Paperboy Prince, anche lui in corsa. Il confronto è finito a torte in faccia.

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Maya Wiley, attivista per i diritti civili

Punta a diventare la prima donna afroamericana sindaco di New York Maya Wiley. Avvocato per i diritti civili, ex analista MSNBC e poi consulente del sindaco de Blasio, suo padre era il noto attivista George Wiley. Numerosi gli endorsement: da Ocasio-Cortez a Nydia Velázquez, la prima donna portoricana eletta al Congresso, fino a Gloria Steinem, icona femminista. Con lei anche il più grande sindacato della città, il Local 1119.

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Andrew Yang e i reddito base universale

Ricco imprenditore di origini taiwanesi ed ex candidato alle primarie dem per la Casa Bianca nel 2020, Andrew Yang ha promesso il reddito base universale, una sorta di reddito di cittadinanza. Yang vorrebbe infatti assegnare a circa 500 mila newyorkesi a basso reddito almeno 2.000 dollari all’anno. Una serie di scivoloni hanno però minato la sua candidatura. Il più recente lo ha visto finire nella bufera con l’accusa di aver criminalizzato la malattia psichiatrica. «Abbiamo il diritto di camminare per le strade e non temere per la nostra sicurezza perché una persona malata di mente sta per scagliarsi contro di noi», ha sbottato in un dibattito televisivo.

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Isaac Wright e l’endorsement di 50 Cent

Isaac Wright, avvocato, ha invece una storia da film. Non a caso finita in una puntata di For Life, show televisivo di ABC prodotto da 50 Cent, che gli ha dato anche la sua benedizione: «Wright è un vero affare. Abbiamo bisogno di persone come lui». Arrestato nel 1989 per aver comprato della cocaina e per altri capi d’accusa e condannato all’ergastolo nel 1991, Wright non ha mai smesso di sostenere la sua innocenza, fino a quando nel 1997 è riuscito a far annullare la condanna.

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Paperboy Prince, la nota di colore

Il rapper Paperboy Prince, 28 anni, forse non vincerà, ma dà sicuramente un tocco di colore alla corsa elettorale. Accompagnato da un manager 13enne che sostiene l’incostituzionalità dei compiti a casa, mira a legalizzare le droghe psichedeliche, ad abolire la polizia e cancellare gli affitti. L’anno scorso si era persino candidato al Congresso.  Una piccola vittoria l’ha già portata a casa: le collane con al posto del ciondolo un Game Boy sono già un must.

I still don’t have my rankings for Mayor outside of myself. I will say I always lean towards the underdog. ❤️

— Paperboy Prince for NYC Mayor👑 (@PaperboyPrince) June 18, 2021

Corsa a due per i Repubblicani: Curtis Sliwa e Frenando Mateo

Passiamo al fronte repubblicano dove la corsa è a due: Curtis Sliwa e Fernando Mateo.

Curtis Sliwa, fondatore dei Guardian Angel

Il primo, 67 anni, è conduttore di talk radiofonici e appare in pubblico indossando sempre la divisa dei Guardian Angles, associazione privata e volontaria di sicurezza pubblica di cui è fondatore e Ceo. Nel 1992 fu vittima di un tentato sequestro, riuscì a fuggire carambolescamente dal finestrino di un taxi, nel quale rimase ferito. Venne accusato il figlio di John Gotti, erede della famiglia mafiosa dei Gambino, che avrebbe voluto vendicarsi degli attacchi rivolti alla sua famiglia da Sliwa in radio. Nel 2005 però le accuse contro Gotti caddero.

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Fernando Mateo, voce latina di New York

Lo sfidante di Sliwa è Fernando Mateo, manager e gestore di un ristorante nel Bronx. Nato nella Repubblica Dominicana ha molti legami con la comunità latina della città. Il suo nome, nel 2016, finì nello scandalo dei finanziamenti della campagna di de Blasio pubblicato dal New York Post uscendone però pulito.

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