Lo scacchiere del posizionamento è quasi al completo, salvo eccezioni. A pochi giorni dalle Primarie del Partito democratico, tra correnti, big, amministratori locali e vip, ognuno ha deciso con chi stare tra il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, e l’ex europarlamentare e attuale deputata del Pd, Elly Schlein, che si sfidano ai gazebo domenica 26 febbraio.
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Il nome più appetito è quello di D’Alema: chi voterà?
I due sconfitti, Gianni Cuperlo e Paola De Micheli, hanno scelto strategie differenti: l’ex presidente del partito ha lasciato libertà di voto a chi lo ha sostenuto nel voto nei circoli, ma si vocifera di una preferenza per Bonaccini, visto che la moglie Ines Loddo lo ha scritto chiaramente sui social, dove è super attiva. Mentre l’ex ministra delle Infrastrutture ha dichiarato di supportare il presidente della Regione Emilia-Romagna seppure «senza apparentamenti». L’attenzione è ora rivolta ai grandi vecchi. Come ogni congresso del principale partito di centrosinistra, il nome più appetito è quello di Massimo D’Alema: chi voterà?
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Bersani ha elogiato la deputata: «Qualcosa di nuovo»
Il diretto interessato, fino a oggi, si è guardato bene dall’esprimere una posizione, limitandosi – in passato – a dire che da buon militante semplice avrebbe seguito le indicazioni del segretario del suo partito, Articolo Uno. Quindi quelle di Roberto Speranza. L’ex ministro della Salute propende per Schlein, benché non si sia speso particolarmente per la deputata, insieme con il drappello di fedelissimi, capeggiato da Arturo Scotto e Federico Fornaro. Ma l’ordine di scuderia è quello di supportarla. Solo qualche settimana fa, peraltro, Pier Luigi Bersani, mente politica di Articolo Uno, aveva elogiato la deputata, sostenendo che sta «portando qualcosa di nuovo». Una benedizione di fatto.

Veltroni e la vocazione maggioritaria di Bonaccini
Il sillogismo è pronto: se il partito di Speranza vota Schlein, dovrebbe farlo anche D’Alema, a differenza di un altro padre nobile, Walter Veltroni, ideologo di quella vocazione maggioritaria che Bonaccini vorrebbe preservare, mentre la sfidante un po’ meno. Tuttavia, manca una dichiarazione pubblicazione da parte dei due ex dioscuri della sinistra. Non è un segreto, invece, la stima che un altro big come Romano Prodi nutre per Schlein: in molti la considerano – probabilmente esagerando – una sua creatura politica. Solo che agli atti non c’è alcun endorsement ufficiale, anche in questo caso. Almeno per ora.
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Orlando, Provenzano e Zingaretti con Schlein
I vari capicorrente, in piena attività, hanno preso posizione fin dall’inizio della lunga fase congressuale. Con Schlein c’è Andrea Orlando, a capo dell’ala sinistra del partito, in asse con il vicesegretario in carica, Peppe Provenzano. Anche l’ex presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha scelto la giovane candidata, in sintonia con Francesco Boccia, diventato coordinatore della mozione congressuale. Fuori dagli schermi la decisione della deputata piemontese Chiara Gribaudo, uscita dall’area di Matteo Orfini (che ha optato per Bonaccini) per puntare sulla collega di Aula a Montecitorio.

Anche Majorino e Letta propendono per Elly
Tra i volti più giovani in ascesa, i deputati Marco Furfaro e Marco Sarracino hanno abbracciato la causa di Schlein, come hanno fatto il neo-consigliere regionale della Lombardia, Pierfrancesco Majorino, reduce dalla sconfitta alle elezioni, e le ex Sardine, Mattia Santori e Jasmine Cristallo. Il segretario Enrico Letta non ha comunicato la sua preferenza, volendo indossare i panni dell’arbitro imparziale. È comunque nota la sua predilezione per l’ex europarlamentare a cui ha garantito l’elezione a Montecitorio.
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Gli ex renziani scelgono il governatore
L’eminenza grigia dei dem, Dario Franceschini, ha sorpreso tutti, optando da subito per la deputata, trovandosi pienamente d’accordo con Michela Di Biase, consorte dell’ex ministro della Cultura ed eletta per la prima volta alla Camera alle elezioni di settembre. La mossa ha tuttavia spaccato la sua area: l’ex fedelissima di Franceschini e attuale europarlamentare, Pina Picierno, ha scelto Bonaccini, che per lei ha prenotato il posto da vicesegretaria, in caso di vittoria al congresso. Anche Piero Fassino, a lungo braccio destro franceschiniano, ha annunciato l’appoggio al governatore, ritrovandosi al fianco della corrente degli ex renziani, Base Riformista, guidata dal presidente del Copasir, Lorenzo Guerini, e dell’ex ministro Luca Lotti. Inoltre, il blocco degli ex popolari, con Beppe Fioroni e Pierluigi Castagnetti capofila, è posizionato a sostegno del presidente emiliano-romagnolo.

Quasi tutti gli amministratori locali compatti
Bonaccini, in virtù dell’incarico ricoperto, ha fatto incetta di amministratori locali, a cominciare dai colleghi meridionali, Vincenzo De Luca e Michele Emiliano. Entrambi in Campania e Puglia hanno spinto per la candidatura bonacciniana, garantendo un buon bottino di voti al Sud. Stessa posizione, come prevedibile, è stata assunta dal presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani. Bonaccini ha poi fatto breccia tra i sindaci, a partire da quello di Bari, nonché presidente Anci, Antonio Decaro, passando poi per il fiorentino Dario Nardella, che in un primo momento era tentato dalla corsa alla segreteria del Pd. Una dinamica simile a quella di Matteo Ricci, primo cittadino di Pesaro, che aveva annunciato la volontà di candidarsi al congresso, salvo poi ripensarci e diventare grande supporter del governatore emiliano-romagnolo.

Tra i sindaci, Sala si è tenuto le mani libere
Dalla Lombardia non c’è stato alcun tentennamento da parte dei sindaci Giorgio Gori (Bergamo), Emilio Del Bono (Brescia) e Mattia Palazzi (Mantova), mentre Beppe Sala da Milano si è tenuto le mani libere, dichiarando di parlare con tutti i candidati. Ma anche Stefano Lo Russo (Torino) e Roberto Gualtieri (Roma) hanno scelto il governatore. Uno dei pochi primi cittadini fuori dal coro dei colleghi è il bolognese Matteo Lepore, che ha scelto Schlein. Uno schiaffo a Bonaccini arrivato proprio nella Regione che amministra.