«Ho letto un articolo di un esperto militare australiano, un generale, su Gerasimov. L’articolo si intitola “Più pericoloso del nemico”. Sicuramente, dopo questo articolo, gli ucraini controlleranno attentamente i movimenti del “grande comandante” per non essere colpiti inavvertitamente. Una tale merda di comando militare è molto importante per la vittoria del nemico…». Lo ha scritto su Telegram il capo del Gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin, attaccando nuovamente il capo di stato maggiore russo Valery Gerasimov.

Ieri aveva “invitato” Shoigu a Bakhmut
«Gli ucraini abbracciano questi leader e li proteggono, sono la chiave del loro successo», ha aggiunto Prigozhin, riaccendendo la polemica contro la catena di comando russa in Ucraina. «Data la difficile situazione operativa, nonché la tua pluriennale esperienza nelle operazioni di combattimento, ti chiedo di raggiungere la città sotto il controllo delle unità paramilitari e valutare in modo indipendente la situazione attuale», aveva scritto ieri su Telegram l’imprenditore noto anche come lo “chef di Putin”, invitando in maniera provocatoria il ministro della Difesa Sergei Shoigu a Bakhmut, da mesi epicentro del conflitto.

Attaccando Gerasimov, uno dei pochi generali coinvolti nella pianificazione dell’invasione ben prima che cominciasse, Prigozhin punta il dito contro Shoigu. È stato infatti lui lo scorso 11 gennaio a porre Gerasimov a capo delle forze impegnate su tutto il fronte ucraino, indebolendo di fatto la posizione del fondatore del Gruppo Wagner, da sempre critico al pari del leader ceceno Ramzan Kadyrov (che nel frattempo si è ammorbidito) nei confronti del ministero della Difesa.
Le intemperanze del leader del Gruppo Wagner
A inizio maggio, Prigozhin aveva pubblicato su Telegram un video in cui offendeva pesantemente Shoigu per i mancati rifornimenti di munizioni alla Wagner, arrivando poi a minacciare di lasciare Bakhmut entro il 10 maggio. Dopo le rassicurazioni del ministero della Difesa, Prighozin era tornato sui suoi passi, smentendo l’avvicendamento con le forze cecene di Kadyrov. Il 9 maggio, il capo del Gruppo Wagner era però tornato all’attacco dichiarando non solo che Mosca non aveva mantenuto la promessa di inviare munizioni ai suoi mercenari, ma anche che le truppe regolari erano fuggite dalla città.