Prezzi dei generi alimentari mai così alti: +12,6 per cento in un mese
Lo denuncia la Fao. A marzo la guerra in Ucraina ha contribuito al rincaro degli alimenti, sui livelli più alti di sempre. Volano in particolare grano, mais e oli vegetali.
La guerra in Ucraina e la crisi delle catene della distribuzione stanno producendo danni enormi sui rifornimenti dei generi alimentari, che hanno raggiunto prezzi mai visti in precedenza. Lo denuncia la Fao. L’indice elaborato dall’agenzia Onu che traccia la variazione mensile dei prezzi internazionali di un paniere di prodotti alimentari di base aveva già battuto il record a febbraio, dalla sua creazione nel 1990: a marzo è stato registrato un ulteriore aumento del 12,6 per cento.

Prezzi degli alimenti, aumenti record per oli vegetali, grano e mais
A contribuire all’aumento complessivo sono in particolare gli oli vegetali, che hanno fatto segnare un +23,2 per cento per le quotazioni dell’olio di semi di girasole, di cui l’Ucraina è il principale esportatore mondiale. I prezzi mondiali del grano sono aumentati del 19,7 per cento, aggravati dalle preoccupazioni per le coltivazioni negli Stati Uniti, mentre quelli del mais hanno fatto registrare un aumento del 19,1 per cento (stesso incremento di orzo e sorgo).

Prezzi record degli alimenti, gli aumenti di carne e prodotti caseari
Secondo le rilevazioni della Fao, lo zucchero segna +6,7 per cento da febbraio, con un +20 per cento rispetto a marzo 2021. La carne è aumentato del 4,8 per cento, raggiungendo il suo massimo storico, spinto dai prezzi in rialzo della carne suina dovuti a una carenza in Europa occidentale. E si consolidano al rialzo anche i prezzi internazionali del pollame, di pari passo con le minori forniture da parte dei principali Paesi esportatori a seguito di focolai di influenza aviaria. Come rende noto la Fao, il prezzo dei prodotti lattiero caseari è aumentato invece del 2,6 per cento: un incremento limitato, ma su valori che rappresentano un +23,6 per cento rispetto a marzo 2021. In questo anno, a causa dell’impennata delle importazioni per consegne a breve e lungo termine, soprattutto dai mercati asiatici, sono infatti aumentate in modo vertiginoso le quotazioni di burro e latte in polvere.