In ginocchio da tech

Matteo Innocenti
31/12/2021

Il grande ritorno della realtà virtuale, la definitiva affermazione dei non-fungible token, il possibile scoppio delle bolle delivery e Uber. Le novità su social network ed editoria. Ecco cosa aspettarsi dall'universo tecnologico per il 2022.

In ginocchio da tech

Che cosa ci aspetta nel 2022? Speriamo la fine della pandemia. Su questo siamo tutti d’accordo. Ma restringendo il campo all’aspetto tecnologico, come sarà l’anno che verrà? Il 2021 ha visto alcune importanti novità, basti pensare all’addio di Dorsey a Twitter, anticamera di probabili e grossi cambiamenti per la piattaforma. Oppure all’esplosione del mercato delle crypto opere d’arte, in relazione al quale in molti si chiedono quanto durerà.

Twitter, addio Dorsey e nuove funzionalità in arrivo

Twitter ormai ha la reputazione del social network riservato a una ristretta élite. Un numero di utenti molti più basso, impedisce alla piattaforma di assicurarsi gli enormi ritorni dei rivali Facebook e Instagram (targati ormai Meta), ma dalla sua non c’è nemmeno più il fattore-novità. Poche, pochissime quelle introdotte negli ultimi dieci anni, ancora meno quelle capaci di fare davvero breccia nel pubblico. Basti pensare al vecchio limite dei 140 caratteri, eliminato tre anni fa: da allora, solo il sei per cento dei cinguettii si è allungato. Funzionalità e strumenti di monetizzazione, questi i nodi principali con cui il social deve fare i conti. E qualcosa pare stia cambiando: la piattaforma sta, infatti, sperimentando il super follow. Con questa funzione si consente ai creator la possibilità di prevedere un abbonamento riservato ai seguaci più fedeli. La sottoscrizione, a pagamento, si tradurrà in contenuti esclusivi e, ci si augura, diventi una fonte di guadagno per tutti. Twitter, inoltre, per potenziare i suoi servizi ha acquisito la newsletter Revue. Il secondo addio di Jack Dorsey (al suo posto Parag Agrawal), poi, potrebbe dare un’ulteriore spinta. A proposito, l’ex ceo nel 2009 ha fondato la società di pagamenti digitali Square, che ha appena ribattezzato Block: un chiaro riferimento alla blockchain, cioè la tecnologia che sta alla base delle criptovalute.

Realtà virtuale, non-fungible token, app di delivery. Ecco cosa ci aspetta nel 2022 dal punto di vista tech.
Loghi di Facebook e Twitter (Getty)

App di delivery, troppe startup non fanno bene al mercato

Complice la pandemia, le consegne a domicilio non sono mai state bene come adesso (a differenza dei rider). Al pari dello smart working, tanti italiani, dunque, hanno scoperto il delivery nei mesi di lockdown e restrizioni varie, e ora non ci rinuncerebbero per niente al mondo. Il problema è che il business non sembra essere più redditizio per le aziende che offrono il servizio. A Deliveroo, Just Eat e Glovo, si stanno aggiungendo nuove startup: consegne sempre più rapide, tariffe sempre più basse. Ne deriva che occorre lavorare su grandi numeri, per fare profitto. E spingere su sconti e promozioni per battere la concorrenza. Se ciò non dovesse accadere, saranno diverse le compagnie a fallire, oppure a dire addio all’Italia come ha già fatto in passato Foodora.

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Una consegna delivery a Mosca (Getty)

Uber, tanta richiesta, ma in Italia la crescita è frenata

Anche le app di trasporto automobilistico privato  non stanno vivendo un buon momento. Il servizio di taxi per eccellenza, Uber, ha aumentato i suoi prezzi del 10 per cento a Londra e, nel Regno Unito, avrebbe bisogno di 20 mila autisti in più, per soddisfare la domanda. In Italia è disponibile solo in alcune grandi città e, a seguito di diverse controversie legali, esclusivamente nella sua versione più costosa, chiamata UberBlack (equiparato al noleggio con conducente). Insomma, sebbene siano in tanti quelli che nel 2022 si augurano di viaggiare così, diversi di loro saranno costretti a rimanere a terra (o saranno costrette ad aspettare a lungo la loro corsa).

NFT, l’arte digitale che costa davvero

Non-fungible token: prodotti digitali non riproducibili, unici. Opere d’arte virtuali, create su Internet, vendute come quelle tangibili, con proprietà esclusiva del compratore garantita dai meccanismi della blockchain. Il successo di questo mercato è stato clamoroso negli ultimi anni: nel 2021 le vendite di NFT hanno hanno superato i 15 miliardi di euro. Enorme rivoluzione tecnologica-artistica o grossa bolla speculativa? Gli esperti sono concordi: probabilmente siamo alla fine di un hype cycle, però i non-fungible token anche nel 2022 rimarranno un’ottima opportunità per gli investitori.

Cryptovalute, non solo Bitcoin

Nell’anno che sta terminando abbiamo assistito a grandi eventi per le cryptovalute. Il Bitcoin ha raggiunto un nuovo massimo storico, sforando il tetto dei 69mila dollari a novembre. Idem Ethereum. E hanno spiccato il volo altre crypto come Dogecoin e Shiba. Complice il passaggio alla proof of stake, le previsioni per il 2022 parlando di un aumento di valore per Ethereum molto più rapido rispetto al Bitcoin. E di un’importanza sempre maggiore delle crypto nel metaverso, dove non ci sposerà e basta, ma verranno creati anche tanti posti di lavoro.

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Uno sportello automatico per l’acquisto di Bitcoin (Getty)

Il futuro di realtà virtuale, videogiochi indie, podcast e newsletter

A proposito di metaverso, Mark Zuckerberg sembra aver fatto tornare di attualità la realtà aumentata, frenata in passato da cuffie pesanti, visori ingombranti, contenuti scadenti e da una certa allure di nerdismo. L’Internet immersivo che ci è stato promesso questa volta funzionerà davvero? Potrebbe iniziare a carburare già nel 2022. Nell’anno alle porte, è destinato a fiorire ulteriormente il mercato dei videogame indie, sulla scia di Kena: Bridge of Spirits, Sable, Valheim, Death’s Door e Loop Hero, per elencare solo alcune delle produzioni indipendenti uscite nel 2021. E non scoppierà nemmeno la bolla del podcast: sono in produzione serie ad alto budget, i contenuti sono ampiamente diversificati, la scena è florida e la monetizzazione sta, letteralmente, iniziando a pagare davvero. Sarà invece probabilmente diversa la sorte delle buone vecchie newsletter: erano tornate, ben realizzate, utili, rassicuranti e cariche di effetto-nostalgia, ma il loro problema rimane il costo per l’utente. Perché a forza di newsletter, in fondo, si fa prima a pagare l’abbonamento a un grande e autorevole quotidiano, anche straniero.