Presidenziali Francia: la rincorsa di Le Pen agita Macron

Redazione
11/04/2022

A sfidarsi per il secondo turno saranno ancora il presidente uscente e Marine Le Pen. Ma lo scarto tra i due è ridotto. Occhi puntati su Mélenchon che con il suo 22 per cento può fare la differenza. Anche se molti dei suoi elettori potrebbero scegliere l'estrema destra. Il voto archivia Repubblicani e Socialisti. Che sosterranno il leader di En Marche. Lo scenario.

Presidenziali Francia: la rincorsa di Le Pen agita Macron

Un déjà-vu previsto. Come nel 2017, il secondo turno delle Presidenziali del 24 aprile vedrà sfidarsi Emmanuel Macron (La République en marche) e Marine Le Pen (Rassemblement national) rispettivamente al 27,6 e 23,41 per cento. Jean-Luc Mélenchon, leader di France Insoumise, non è riuscito nell‘intento di escludere l’estrema destra dal ballottaggio anche se con il suo 21,95 per cento ora può essere l’ago della bilancia. Una cosa però è quasi certa. Il 24 aprile Macron difficilmente riuscirà a ripetere l’exploit di cinque anni fa quando vinse con il 66 per cento contro il 34 di Le Pen. Secondo i sondaggi, il presidente uscente dovrebbe spuntarla 52 a 48 (secondo Elabe), 54 a 46 (per Ipsos e Opinionway) o, addirittura, 51 a 49 (Ifop). Un altro dato da non sottovalutare è quello dell’astensione al 25,14 per cento. Una percentuale alta, ma non record: nel 2002 non andò a votare il 28,4 per cento degli aventi diritto.

secondo turno macron le pen
I cartelloni elettorali di Macron e di Le Pen (Getty Images).

Macron vs Le Pen, uno scontro di civiltà

Macron nella notte parlando ai suoi sostenitori alla Porte de Versailles, a Parigi, ha chiesto di dare vita al di là delle differenze a «un grande movimento politico di unità e di azione». «Desidero rivolgermi a tutti coloro che vogliono lavorare per la Francia, per creare qualcosa di nuovo», ha detto difendendo l’idea di una Francia «umanista, fedele allo spirito del 1789». Il presidente uscente ha assicurato che non si risparmierà nelle prossime due settimane. Perché «quando l’estrema destra è così presente nel Paese, non possiamo pensare che le cose stiano andando bene», ha ammesso a France2. Marine Le Pen dal canto suo questa volta ci spera. Con il 23,41 per cento di consensi ha migliorato i risultati del 2017 quando al primo turno si fermò al 21,3 per cento. La leader di Rassemblement National ha invitato così tutti coloro che non hanno votato Macron a unirsi alla sua battaglia. «Voglio essere presidente di tutti i francesi», ha ripetuto. Secondo Le Pen non si tratta più della sfida tra destra e sinistra, che considera ormai superata, ma di uno scontro di civiltà. «Lui (Macron, ndr) è il miglior candidato della globalizzazione, io sono la migliore candidata per la nazione», aveva del resto ribadito all’inizio della campagna elettorale. Domenica sera ha strizzato l’occhio a moderati e repubblicani. Ma anche agli elettori delusi di Mélenchon ricordando «l’importanza della solidarietà per i più vulnerabili» e alla riforma previdenziale e all’innalzamento dell’età pensionabile a 65 anni previsto da Macron.

la sfida tra Le Pen e Mélenchon per il secondo posto alle presidenziali
Jean-Luc Melenchon a Tolosa il 3 aprile (Getty Images).

Occhi puntati su Mélenchon, ago della bilancia

Gli occhi così sono puntati proprio su France Insoumise e al suo pacchetto di preferenze. Mélenchon a più riprese ha chiesto al suo elettorato «di non dare nemmeno un voto a Marine le Pen». Difficile prevedere quanto la sua raccomandazione sarà seguita. L’elettorato di France Insoumise è composto infatti da molti delusi dalle politiche macroniane, a partire dai Gilet gialli che pur di non rivedere il presidente uscente all’Eliseo potrebbero essere tentati dal voto ‘utile’ per Le Pen o di lasciare scheda bianca. Altro tesoretto che non può essere ignorato è quel 7 per cento incassato da Éric Zemmour che ha già annunciato il suo appoggio a Le Pen. Una macchina ben oliata quella di Reconquête che potrebbe fare la differenza.

Repubblicani e socialisti ridotti al lumicino

Il voto del 10 aprile ha sancito anche la scomparsa di due partiti storici della V Repubblica: i Républicain e i Socialisti. Valérie Pécresse si è fermata al 4,79 per cento. La débâcle era prevista, ma non con queste percentuali. Sotto il 5 per cento, infatti, le spese della campagna elettorale non sono rimborsabili. «Ho dovuto combattere su due fronti», ha detto Pécresse. «Contro il presidente uscente e contro gli estremismi». Il futuro stesso dei Républicain appare delicato: volendo dare voce sia al centro sia alle destra ora rischiano di evaporare. Non va certo meglio in casa socialista. Anne Hidalgo ha chiuso all’1,74 per cento, tre volte meno di Benoît Hamon nel 2017 (6,3 per cento). Il Ps non è morto, ha assicurato il senatore socialista Patrick Kanner che si è speso nella campagna di Hidalgo. «Abbiamo molti eletti a livello locale», ha ricordato sottolineando l’urgenza di una «ricostruzione». Sia Pécresse sia Hidalgo hanno invitato i propri elettori a votare per Macron. «Il progetto di Le Pen condurrà la Francia all’impotenza e al fallimento», ha detto la candidata repubblicana ricordando la vicinanza della leader di RN a Putin.

Dagli inizi con Chirac al suo movimento politico, chi è Valerie Pécresse, candidata all'Eliseo per la destra neogollista.
Valerie Pecresse (Getty Images).

La delusione degli ecologisti di Jadot sotto il 5 per cento

Sotto il 5 per cento – al 4,58 – anche il verde Yannick Jadot. «L’ecologia sarà la grande assente al secondo turno», ha commentato a caldo. «E non potrà essere protagonista del prossimo quinquennato». Detto questo, ha aggiunto, «senza esitazione e senza ambiguità mi appello agli elettori ecologisti a fare muro contro l’estrema destra votando Macron». Sempre per Macron si è espresso anche Fabien Roussel, candidato comunista. «Non permetterò mai che sia messo in atto un progetto razzista e xenofobo», ha dichiarato. «Non lascerò che Mme Le Pen utilizzi le nostre istituzioni per la sua impresa d’odio e di divisione».