Presidenziali in Francia: Marine Le Pen e il balletto dei patrocini
La leader del Rassemblement National ha sospeso la campagna elettorale per raccogliere i patrocini necessari a presentare la sua candidatura all'Eliseo. Bluff o vera difficoltà?
Un coup de théâtre per dipingersi vittima di un sistema ingiusto o vera difficoltà a raccogliere i 500 patrocini necessari a presentare la candidatura all’Eliseo? Marine Le Pen insomma bluffa o davvero sta arrancando? Se lo chiede Libération commentando la sospensione della campagna elettorale da parte della leader del Rassemblement National per concentrarsi, così ha detto, sui supporter istituzionali da convincere. In Francia infatti servono 500 parrainage per correre alla presidenza della Repubblica, 500 firme di rappresentanti istituzionali (parlamentari, sindaci, consiglieri municipali, dipartimentali e regionali). E Le Pen, sebbene nei sondaggi sia data seconda dietro Emmanuel Macron, è ferma ufficialmente a quota 366, a 10 giorni dalla scadenza del 4 marzo. Nel Rassemblement National così l’aria non è delle migliori. «La situazione è catastrofica, una cosa mai vista», ha confessato a Le Figaro Jean-Philippe Tanguy, vicedirettore della campagna elettorale.

I Le Pen e la ‘maledizione’ del patrocinio
L’impasse – vera o gonfiata che sia – ricorda molto quella vissuta dal padre di Marine, Jean Marie Le Pen, nel 2002. Allora il fondatore del Front National accusò apertamente il rivale Jacques Chirac che a suo dire gli aveva fatto terra bruciata intorno per impedirgli la corsa all’Eliseo. Come finì? Che Le Pen padre ottenne i patrocini e perse al secondo turno contro il candidato della destra moderata. Ci riprovò nel 2007 ottenendo però solo il 10 per cento rimanendo fuori dal ballottaggio. Nel 2011 infine consegnò lo scettro del partito alla figlia Marine.

In difficoltà anche Zemmour e Mélenchon
Va detto però che Marine non è la sola ‘vittima’ del sistema. La raccolta dei patrocini va a rilento anche per il suo avversario a destra Éric Zemmour fermo a 350 firme. A gauche le cose non vanno meglio: a parte i piccoli candidati, anche Jean-Luc Mélenchon di France Insoumise è ‘solo’ a quota 442. Davanti alle difficoltà comuni e bipartisan, l’ipotesi di un bluff elettorale pare sgonfiarsi. Tanto che il primo ministro Jean Castex ha cercato di dare la sveglia agli eletti ricordando che assicurare «il patrocinio a un candidato non si traduce automaticamente in sostegno politico: si tratta di un atto democratico». Un atto democratico che però nel 2002 a qualche sindaco delle zone rurali della Francia costò parecchio. Firmare per Jean Marie Le Pen – per convinzione o per senso del dovere – per molti coincise infatti con la fine della carriera politica locale. Memori della lezione, molti oggi primi cittadini preferiscono non esporsi.

L’appello di Marine Le Pen ai sindaci di Francia
Ed è proprio a loro, ai sindaci di Francia, che Marine Le Pen si è indirizzata dalla tribuna social denunciando una situazione «indegna» e cogliendo l’occasione di riaffermare la posizione di principale avversaria di Macron (parlare ai sindaci perché Zemmour o Pécresse intendano?). «Come è possibile uno scandalo del genere se la mia candidatura ha raccolto nel secondo turno delle Presidenziali 2017 ben 11 milioni di voti?», ha tuonato Marine Le Pen facendo leva sul senso di «responsabilità» dei sindaci. Una chiamata patriottica, in cui si disturba persino De Gaulle, per impedire che «milioni di elettori siano privati delle elezioni».
📹 Je lance un appel aux maires : si vous ne m'aidez pas, des millions d'électeurs seront privés d'élection.
Ne laissez pas se produire un scandale démocratique majeur. #Parrainages pic.twitter.com/yXtJiEo5sI
— Marine Le Pen (@MLP_officiel) February 21, 2022
I sondaggi vedono Le Pen seconda, seguita da Pécresse e Zemmour
Con buona probabilità Marine Le Pen riuscirà a raccogliere i patrocini necessari per sfidare Macron al secondo turno. La media dei sondaggi al 19 febbraio calcolata da Youtrend infatti la dà seconda al 16,4 per cento dietro al presidente uscente al 24,5 per cento. Al terzo e quarto posto con il 14,9 per cento e il 14,6 per cento ci sono rispettivamente Valérie Pécresse, candidata dei Les Républicains – che dopo l’exploit nei sondaggi si è sgonfiata, ed Eric Zemmour con Reconquête. Segue con il 10,5 per cento Mélenchon di France Insoumise. La socialista Anne Hidalgo, invece, è ferma a un magrissimo 2,6 per cento.