Presidenziali francesi 2022: chi sono i 12 candidati all’Eliseo e sondaggi
Dal presidente uscente Macron alla sfidante Le Pen, dalla repubblicana Pécresse al polemista di estrema destra Zemmour e all'Insoumis Mélenchon. Chi sono i 12 candidati al primo turno delle Presidenziali del 10 aprile.
Dodici. Tanti sono i candidati al primo turno delle Presidenziali francesi che si terrà il 10 aprile. Il primo di due round: il secondo si terrà due settimane dopo, il 24. Alcuni di loro non sono nuovi alla corsa per l’Eliseo essendosi già candidati nel 2012 e/o nel 2017, come Jean-Luc Mélenchon, Marine Le Pen, Nicolas Dupont-Aignan, Philippe Poutou, Nathalie Arthaud e naturalmente Emmanuel Macron che corre per il secondo mandato. Altri sono alla loro prima volta come Valérie Pécresse, Anna Hidalgo, Eric Zemmour, Fabien Roussel e Yannick Jadot (che nel 2017 si era ritirato dalla corsa a favore di Benoît Hamon).
Emmanuel Macron
Macron è stato eletto nel 2017 a soli 39 anni diventando il più giovane presidente della storia francese. Ha infatti battuto il record detenuto da Luigi Napoleone Bonaparte, eletto nel 1848 a 40 anni. Nel 2014 François Hollande lo nominò ministro dell’Economia. Precedentemente era stato vicesegretario generale del suo gabinetto. Nel 2016 Macron si è messo in proprio e ha fondato En marche! con cui è stato eletto all’Eliseo alla prima prova con le urne. Per Macron non sono stati cinque anni facili: prima i Gilet gialli hanno paralizzato ogni sabato Parigi e le più grandi città francesi, poi la sua riforma delle pensioni è stata accolta da proteste sindacali e scioperi nei trasporti. Infine è arrivata la pandemia che ha obbligato anche il presidente francese a imporre lockdown e pass sanitario. Per il prossimo mandato Macron, che ha ufficializzato la sua candidatura scrivendo una lettera ai francesi pubblicata sulla stampa regionale, ha promesso più lavoro e meno tasse, più attenzione alla scuola e agli insegnanti che saranno anche meglio pagati. L’obiettivo è fare della Francia una grande nazione ecologica, libera dalla dipendenza da gas, petrolio e carbone. Stando agli ultimi sondaggi, il presidente in carica veleggia sul 28 per cento.

Marine Le Pen
Veterana delle Presidenziali, Marine Le Pen è alla sua terza volta. La leader del Rassemblement national, nel 2012 era finita in terza posizione con il 17,9 per cento dietro Nicolas Sarkozy e François Hollande, mentre nel 2017 era riuscita ad accedere al secondo turno finendo però sconfitta da Macron. Figlia di Jean-Marie Le Pen, è stata eletta più volte nel partito di famiglia – che guida dal 2011 – il Front National ed è stata europarlamentare dal 2004 al 2017. Nel 2018 ha rinominato il vecchio partito in Rassemblement National. Anti europea ed anti euro, Le Pen ha poi aggiustato la mira (come del resto il suo alleato italiano Matteo Salvini). Lo stesso è accaduto recentemente con l’invasione russa dell’Ucraina. Filo putiniana, aveva accettato un prestito di 9,4 milioni di euro da una banca russa. Dopo l’aggressione Le Pen ha smorzato i toni e il suo partito avrebbe addirittura distrutto 1 milione e 200 mila volantini elettorali che ritraevano la leader insieme con Putin ufficialmente per un refuso nella stampa. Le Pen al momento è in seconda posizione al 18 per cento.

Valérie Pécresse
Presidente della regione dell’Ile-de-France, Valérie Pécresse, 54 anni, è la candidata de Les Republicains, partito che fu di de Gaulle, Pompidou, Chirac e Sarkozy. Pécresse vanta un cv di tutto rispetto: consigliere tecnica all’Eliseo con Chirac, è stata eletta deputata nel 2002. Nel 2007 è stata nominata ministra della Scuola e della Ricerca mentre nel 2011 ministra al Bilancio. nel 2015 è diventata presidente dell’Ile-de-France strappandola alla sinistra. Il suo programma verte su sicurezza e aumento del potere d’acquisto. Pécresse si presenta come la “signora del fare”, una sorta di Daniela Santanchè d’Oltralpe, promette un aumento dei salari e pugno duro sull’immigrazione. Nei sondaggi è terza al 13 per cento.

Éric Zemmour
Sfidante a destra di Marine Le Pen, Éric Zemmour ha sciolto la riserva sulla sua candidatura solo il 30 novembre scorso, dopo mesi di finta suspense. Il polemista di estrema destra e giornalista – ha scritto su L’Express e Le Figaro -, 63 anni, corre con il partito Reconquête! che ha fondato a dicembre e si propone, citando l’appello lanciato da de Gaulle del 18 giugno 1940, non di riformare ma di “salvare” la Francia. Zemmour, che ha attirato i delusi di Le Pen – con lui anche Marion Maréchal, nipote di Marine Le Pen – e dell’Ump, si è fatto conoscere al grande pubblico tra il 2006 e il 2011 con la trasmissione On n’est pas couché di Laurent Ruquier. Dal 2019 al 2021 è stato uno dei protagonisti di Face à l’info su CNews, la Fox News francese. Condannato più volte per istigazione all’odio razziale – l’ultima volta il 17 gennaio – il suo programma è centrato sull’immigrazione e la sicurezza. L’obiettivo è arrivare a una immigrazione zero, con l’espulsione dei detenuti stranieri e il ritiro della nazionalità francese per chi ha doppia nazionalità e delinque. Dopo un exploit nei sondaggi, ora Zemmour è dato quarto al 12 per cento.

Jean-Luc Mélenchon
Come Marine Le Pen, anche Jean-Luc Mélenchon leader di France Insoumise con un lungo passato nel partito socialista è alla terza corsa per le Presidenziali. Il 70enne ha annunciato la sua candidatura con un buon anticipo a novembre del 2020. Su Mélenchon pesa la maledizione del quarto posto. Nel 2012 in corsa con il Fronte di sinistra arrivò quarto con l’11 per cento dietro Nicolas Sarkozy, Ségolène Royal e François Bayrou. Nel 2017 si candidò con France Insoumise, movimento che aveva creato nel 2016 e anche in questo caso finì quarto con il 19 per cento dei voto dietro a Emmanuel Macron, Marine Le Pen e François Fillon. Nel suo programma quest’anno ci sono l’uscita del nucleare, investimenti nella transizione ecologica, maggiori tasse ai ricchi. Al momento Mélenchon è dato quinto all’11 per cento.

Yannick Jadot
Yannick Jadot è il candidato dei Verdi dopo essersi imposto di misura alle primarie del partito del 28 settembre contro Sandrine Rousseau. Cinquantaquattro anni, europarlamentare e militante nei Verdi dal 1999, Jadot è alla sua (quasi) seconda campagna presidenziale visto che nel 2017 si fece da parte favorendo il socialista Benoît Hamon che però si fermò al 6 per cento. Jadot dopo aver lavorato in varie ong si fece conoscere come direttore delle campagna di Greenpeace dal 2002 al 2008. Nel 2007 il salto in politica. Con Pascal Durand e Jean-Paul Besset partecipò alla fondazione di Europe Ecologie, lista poi diventata Europe Ecologie-Les Verts e che alle Europee del 2009 ha ottenuto ben il 16,28 per cento dei consensi. Un risultato storico che ha portato Jadot a Strasburgo. Il suo programma si compone di 120 punti per – ovviamente – una “République écologique”. Tra le proposte lo stop entro il 2025 a 10 reattori nucleari e l’installazione di 6 mila centrali eoliche. Jadot è dato nei sondaggi al 5 per cento.
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Anne Hidalgo
Sindaca di Parigi e socialista, Anne Hidalgo nelle interviste aveva sempre escluso di voler correre per l’Eliseo, eppure ha cambiato idea. Sessantadue anni, l’ex ispettrice del lavoro franco-spagnola è stata la prima sindaca di Parigi. Iscritta al Partito socialista dal 1994, ha lavorato nel governo Jospin. Si è fatta però conoscere nel 2011 diventando il braccio destro del sindaco di Parigi Bertrand Delanoë di cui è sempre stata considerata delfina. I suoi 70 punti per “riunire la Francia” puntano al sociale e all’ecologia. Si batte anche per abbassare il voto a 16 anni. Hidalgo al momento è ferma a 2 per cento.

Nathalie Arthaud
Candidata di Lotta operaia, Nathalie Arthaud corre per l’Eliseo per la terza volta, sperando di fare meglio delle precedenti: nel 2012 si fermò allo 0,56 per cento e nel 2017 allo 0,64. Classe 1970, Arthaud è stata folgorata dalla politica giovanissima: a soli 16 anni, si mobilitò per la carestia in Etiopia e da allora si è interessata al mondo operaio e all’immigrazione entrando in Lotta operaia a 18 anni. Tra il 2008 e il 2014 è stata consigliera comunale a Vaulx-en-Velin, città metropolitana di Lione, occupandosi di giovani. Insegnante di liceo di fede trozkista si dichiara da sempre contro il Capitale. Il suo programma prevede aumenti salariali, pensioni a un minimo di 2 mila euro netti e zero disoccupazione grazie a una migliore distribuzione del lavoro. Infine si batte affinché i lavoratori possano controllare i conti delle aziende.
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Nicolas Dupont-Aignan
Terza corsa presidenziale anche per Nicolas Dupont-Aignan, 60 anni e fondatore di Debout la France (già Debout la République). Nel 2012 arrivò all’1,79 per cento e nel 2017 si fermò al 4,7, poco sotto la soglia del 5 che gli avrebbe consentito di accedere ai rimborsi della campagna elettorale. Al secondo turno del 2017 Dupont-Aignan aveva stretto un accordo con Marine Le Pen allora alla guida del Front National: in caso di vittoria lo avrebbe nominato primo ministro. Poi i due si sono allontanati tanto che adesso Dupont-Aignan, che fondò il suo partito nel 2007 dopo aver rotto con l’Ump di Sarkozy, si presenta come alternativa a Le Pen e Zemmour. Dupont-Aignan è espressione della destra repubblicana. Nell’Ump dalla sua creazione, si è distinto nel 2005 nella campagna per il no al referendum europeo. Ora ha presentato 100 misure per restituire ai francesi, dice lui, «la libertà e alla Francia la propria indipendenza». Contrario allo stato d’emergenza per la pandemia e a «misure liberticide» come il pass vaccinale, ha promesso di ricorrere sempre più spesso allo strumento del referendum.
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Jean Lassalle
Cresciuto in una famiglia di pastori dei Pirenei, Jean Lassalle, 66 anni, corre con Resistons!, il partito che ha fondato lui stesso. A soli 21 anni venne eletto sindaco del suo paese natale, Lourdios-Ichère diventando uno dei più giovani sindaci di Francia. Nel 2002 è entrato all’Assemblée nationale. Cinque anni dopo ha sostenuto alle Presidenziali François Bayrou e lo stesso anno è stato eletto deputato di UDF-MoDEM. Alle Presidenziali del 2017 ha ottenuto l’1,21 per cento. A gennaio 2020 è entrato nel gruppo parlamentare Libertés et territoires, insieme ai nazionalisti corsi, esponenti di centrodestra e di sinistra radicale. Dice di voler difendere la Francia autentica e rurale. Lassalle ha costruito la sua fama con alcuni interventi memorabili in parlamento. Per esempio nel 2003 cantò l’inno occitano Se Canto in segno di protesta per la chiusura di una gendarmeria nella sua circoscrizione. Nel 2006 fece uno sciopero della fame di 39 giorni per salvare un’azienda dei Pirenei. Più recentemente si è avvicinato ai Gilet gialli. Nel suo programma ci sono investimenti nella sanità e nella ricerca sulle energie rinnovabili, prestiti garantiti agli studenti e potenziamento delle forze dell’ordine.
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Philippe Poutou
Philippe Poutou, 54 anni, è il candidato per il Nuovo partito anticapitalista, dopo aver escluso un avvicinamento con France Insoumise. Alle Presidenziali 2012 aveva raccolto l’1,15 per cento, scesi all’1,09 nel 2017. Ex sindacalista e operaio, Poutou ha cominciato la sua militanza politica in Lotta operaia prima di entrare nella Lega comunista rivoluzionaria. Dipendente e sindacalista della Ford, è stato licenziato nel 2019. Nel suo programma radicale ci sono il divieto ai licenziamento, la riduzione della settimana lavorativa a 32 ore su quattro giorni, il pensionamento a 60 anni e la regolarizzazione dei sans papier.
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Fabien Roussel
Fabien Roussel corre con il Partito comunista di cui è segretario nazionale. L’ultima partecipazione dei comunisti alle Presidenziali era stata nel 2007. Nel 2012 e nel 2017 si erano infatti accodati a Mélenchon. Ex giornalista, Roussel è entrato in politica come consigliere della segretaria di Stato al Turismo a 28 anni. Eletto consigliere comunale nel 2014 a Saint-Amand-les-Eaux, tre anni dopo è entrato in parlamento come deputato del Nord. Nel 2018 ha conquistato la leadership del Partito. Il suo programma dei «giorni felici» segue gli altri di estrema sinistra a partire dalla pensione a 60 anni.
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