Sassari, la città dei Presidenti. Non laicità dei Presidenti, dici, DC entrambi. Segni troppo lontano, ma il figlio lo conosco sì, Mariotto, ché in provincia la buona borghesia usa regalare agli eredi diminutivi vezzeggiati. Dopo la vittoria del referendum sembrava fatta, era in cima. Poi svenne e svanì. Rammento un suo furtivo segno della croce prima del tuffo alla Pelosa, a Stintino, ch’ero bambina, e m’inquietò e fece sorridere, essendo stronza già da piccola.

Quando elessero Cossiga, s’era di giugno e dalle finestre aperte invase la città all’unisono un enorme stratosferico no, come per un rigore sbagliato. Insomma, l’elezione fu accolta con Gladio ma non con gaudio. Non molti lo sanno, ma anche il quinto Presidente era di sarda origine. Dieci anni fa scrissi un palindromo in cui lui recitò da protagonista (perché i palindromi son film, per certi versi, entrambi i versi) e lo mandai a Stefano Bartezzaghi. S’intitolava ‘Noto otofarmaco per ascolto di ex Presidenti alla radio’. Ecco il palindromo: “E no Saragat: la eco va, a voce alta! (Garasone)”. Bartezzaghi così replicò: «Ma il Garasone esiste! È un palindromo geniale!». Ecco, per me che da ragazzetta appendevo i Lessico&Nuvole alla parete della cameretta, fu un complimento sorprendente. E, come si suol dire, prendi e morta a casa.