Nel 2021, 5,6 milioni di persone sono in condizione di “povertà assoluta” secondo l’Istat. Ma cosa vuol dire essere in povertà assoluta? Ecco le differenze tra Nord e Sud e quanto sono coinvolti i minori nel drammatico scenario economico.
Povertà assoluta per 5,6 milioni di italiani
Poco più di 1,9 milioni di famiglie e circa 5,6 milioni di individui sono in condizione di povertà assoluta secondo l’Istat, che “conferma sostanzialmente i massimi storici toccati nel 2020, anno d’inizio della pandemia dovuta al Covid-19”. L’Istat considera in povertà assoluta le famiglie e le persone che non possono permettersi le spese minime per condurre una vita accettabile. Per spese minime si intende l’insieme di beni e servizi che, nel contesto italiano, vengono considerati essenziali, come le spese per la casa, quelle per la salute e il vestiario. Ovviamente l’entità di queste spese varia in base a dove abita la famiglia, alla sua numerosità e ad altri fattori come l’età dei componenti. Per conoscere la soglia di povertà assoluta nei diversi contesti si può utilizzare l’apposito calcolatore Istat.

I dati sulla condizione dei cittadini italiani
Secondo i dati dell’ente statistico, sono invece 1,4 milioni i minori in povertà assoluta. Rispetto al 2020 c’è stato un incremento più contenuto della spesa per consumi delle famiglie meno abbienti che non è stato sufficiente a compensare la ripresa dell’inflazione. Nel 2021, la povertà assoluta risulta ancora più alta al Sud, mentre migliora al Nord per famiglie e individui. Lo scorso anno, indica infatti l’Istat, l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (10,0%, da 9,4% del 2020) mentre scende in misura significativa al Nord (6,7% da 7,6%), in particolare nel Nord-ovest (6,7% da 7,9%). Tra le famiglie povere, il 42,2% risiede nel Mezzogiorno (38,6% nel 2020) e il 42,6% al Nord (47,0% nel 2020).
Peggiora invece la condizione delle famiglie con maggior numero di componenti. Nel 2021, l’incidenza di povertà assoluta è infatti più elevata tra i nuclei più numerosi. Raggiunge il 22,6% tra quelle con cinque e più componenti e l’11,6% tra quelle con quattro. Il disagio è più marcato per le famiglie con figli minori. L’incidenza in questo caso passa dall’8,1% delle famiglie con un solo figlio minore al 22,8% di quelle che ne hanno da tre in su.

Invece, l’incidenza di povertà è più bassa, al 5,5%, nelle famiglie con almeno un anziano. Si conferma al 3,6% tra le coppie in cui l’età della persona di riferimento della famiglia è superiore a 64 anni. In generale, sottolinea l’Istat, la povertà familiare presenta un andamento decrescente all’aumentare dell’età della persona di riferimento; generalmente, infatti, le famiglie di giovani hanno minori capacità di spesa poiché dispongono di redditi mediamente più bassi e hanno minori risparmi accumulati nel corso della vita o beni ereditati.