«Ho sempre ritenuto che il ponte sullo Stretto costituisse uno dei progetti più importanti per l’Italia. Il 25 settembre andremo alle elezioni e assumeremo la guida del Paese e daremo finalmente il via alla realizzazione del ponte che apporterà benefici a tutto il Sud Italia». È così che Silvio Berlusconi ha annunciato su Twitter una delle sue ormai consuete pillole politiche.
Ho sempre ritenuto che il ponte sullo Stretto costituisse uno dei progetti più importanti per l’Italia.
Il 25 settembre andremo alle elezioni ed assumeremo la guida del Paese e daremo finalmente il via alla realizzazione del ponte che apporterà benefici a tutto il Sud Italia. pic.twitter.com/V3obfDOlb9— Silvio Berlusconi (@berlusconi) August 24, 2022
Un grande classico, che torna periodicamente nelle promesse della politica italiana: il ponte sullo stretto di Messina. Sarà la volta buona, in caso di vittoria elettorale della coalizione di centrodestra? Difficile, praticamente impossibile. Ecco perché.
Ponte sullo Stretto di Messina, se ne parla già dalle guerre puniche
Innanzitutto un bel passo indietro e poi diversi in avanti, fino al 2022. Si parla di ponte sullo Stretto fin dalle guerre puniche: Plinio il Vecchio e Strabone narrano per esempio della costruzione, voluta dal console Lucio Cecilio Metello nel 251 a.C., di un ponte temporaneo di barche e botti per trasportare dalla Sicilia 140 elefanti da guerra catturati ai cartaginesi, durante la prima guerra punica. Cartagine com’è noto fu distrutta, il ponte invece mai realizzato. Nei secoli successivi, l’idea di collegare Calabria e Sicilia stuzzicò figure come Roberto d’Altavilla e Carlo Magno, che durante un viaggio si accorse di quanto erano vicine le due sponde: 3,14 chilometri nel punto più stretto… dello Stretto. Il ponte tornò d’attualità dopo l’Unità d’Italia, quando la Sinistra (storica) arrivò per la prima volta al potere. «Sopra i flutti o sotto i flutti la Sicilia sia unita al Continente», dichiarò il ministro dei Lavori pubblici, Giuseppe Zanardelli: si era arrivati persino a pensare di costruire un tunnel sottomarino.

Il terremoto di Messina del 1908 fece passare in secondo piano i progetti per diversi anni: persino Benito Mussolini preferì posticipare eventuali lavori alla fine della guerra. Troppo ottimismo. Nel 1969 fu addirittura indetto un Concorso internazionale di idee, che vide sei vincitori ex aequo (tunnel a mezz’acqua ancorato al fondo mediante cavi in acciaio, ponte strallato a tre campate, ponte sospeso a una, tre, quattro e cinque campate). Come a dire: grazie per il pensiero. Poi nel 1981 la creazione di Stretto di Messina Spa, voluta dal governo Forlani, che ricevette il mandato per la progettazione, realizzazione e gestione dell’opera: un ponte sospeso con campata unica di 3,3 chilometri. Ovviamente, non se ne fece niente. A riesumare il ponte sullo Stretto fu Berlusconi nel 2001, durante la campagna elettorale. Cinque anni dopo la firma degli accordi con il consorzio Eurolink, che aveva vinto l’appalto: a oggi rimane il momento in cui il ponte sullo Stretto è stato più vicino. Il progetto fu infatti stoppato subito dopo dal governo Prodi e poi di nuovo con Monti, prima della messa in liquidazione di Stretto di Messina Spa. Da allora silenzio, o quasi.
Ponte sullo Stretto di Messina, un progetto con tante (troppe) problematiche
Il ponte sullo stretto di Messina non esiste, ma è costato parecchio. Secondo la Corte dei conti quasi 130 milioni di euro, solo nel periodo 1982-2005. Alcune stime parlano di 600 milioni. Tutto questo per un’idea difficilmente realizzabile, più che altro una chimera tornata periodicamente a farsi viva in tempo di elezioni. Al di là dell’atavica capacità degli italiani di complicare le cose semplici, il ponte sullo Stretto è effettivamente un bel rebus. Dal punto di vista ingegneristico, il ponte dovrebbe essere a campata unica, in quanto verrebbe costruito su acque particolarmente profonde. Impossibile, insomma, gettare in mare i piloni di sostegno: si tratterebbe del ponte con l’unica campata più lunga, superiore a quella del ponte costruito sullo stretto dei Dardanelli (lunga poco più di due chilometri).

Lo stretto di Messina è inoltre una delle numerose zone a rischio sismico elevato dell’area mediterranea. Diversi e gravi i terremoti (con maremoti) che hanno colpito Messina, Reggio Calabria e le zone limitrofe. Esistono diversi ponti costruiti in aree ad altissimo rischio sismico. Basti pensare al celebre Golden Gate di San Francisco, ai quattro ponti sospesi sul Bosforo, al ponte giapponese Akashi Kaikyō (campata di 1.991 metri). Ma, vista la lunghezza che dovrebbe avere quello di Messina, le difficoltà sarebbero maggiori. Al netto di emissioni da parte dei veicoli incolonnati in attesa del traghetto che, inevitabilmente, diminuirebbero (ogni anno attraversano lo stretto con in traghetto 4,2 milioni di passeggeri e 3,3 milioni di tonnellate di merci), le grandi costruzioni portano con sé problemi ambientali e paesaggistici. E per i detrattori del ponte, i 65 metri di altezza teoricamente previsti risulterebbero insufficienti a consentire il transito delle grandi navi, ostacolando il crocierismo. Insomma, Scilla e Cariddi possono dormire sonni tranquilli: lo Stretto di Messina è destinato a rimanere così com’è ancora per un bel po’.