Dopo la contestazione all’arrivo in città, a Messina, il ministro per le Infrastrutture e i Trasporti, Matteo Salvini, incassa anche i dubbi dell’Anac sul Ponte sullo Stretto. Il presidente Giuseppe Busia, infatti, ha parlato anche dell’infrastruttura durante la presentazione al Parlamento della relazione annuale sull’attività che l’autorità ha svolto in tutto l’arco del 2022. Anac evidenzia come i maggiori rischi relativi alla struttura gravino sui bilanci pubblici e Busia ha spiegato di aver proposto «alcuni interventi emendativi» che possano intervenire in tal senso, garantendo «la parte pubblica». Proposte che il governo non ha accolto.

Busia: «Ponte? Maggior parte dei rischi su concedente pubblico»
In Parlamento, Giuseppe Busia ha spiegato: «Rileviamo uno squilibrio nel rapporto tra il concedente pubblico e la parte privata, a danno del pubblico, sul quale finisce per essere trasferita la maggior parte dei rischi». Poi ha insistito e sottolineato un ulteriore passaggio: «Con riferimento al recente decreto-legge, sulla base di un progetto elaborato oltre dieci anni fa, è stato riavviato l’iter di realizzazione del ponte tra Sicilia e Calabria. Sono stati, al riguardo, proposti alcuni interventi emendativi volti a rafforzare le garanzie della parte pubblica, non accolti, tuttavia, dal Governo in sede di conversione del decreto».
Nel dl #pontesullostretto c’è “squilibrio nel rapporto tra il concedente pubblico e la parte privata a danno del pubblico sul quale è trasferita la maggior parte dei rischi”. Le modifiche #Anac per “rafforzare le garanzie della parte pubblica non sono state accolte dal governo” pic.twitter.com/ahdupn28qM
— Autorità Nazionale Anticorruzione (@AnacNazionale) June 8, 2023
Anac sul Pnrr: «Non tutti gli investimenti hanno la stessa urgenza»
Si è parlato anche del Pnrr. Busia sottolinea che bisogna «riconoscere che, mentre le diverse riforme previste dal Pnrr sono indispensabili ed esigono un rapido completamento, non tutti gli investimenti hanno la medesima urgenza. Per questo possono essere utilmente spostati su altri finanziamenti europei, per i quali pure il nostro Paese registra da sempre ritardi e sprechi inaccettabili, guardando così ad un orizzonte più ampio rispetto al 2026».

Sul codice degli appalti: «La deroga non può diventare regola»
E ancora. Anac interviene anche sul nuovo codice degli appalti: «Il Codice ha notevolmente rafforzato il ruolo di Anac, sia nell’attività di vigilanza, che in quella collaborativa, oltre che nelle funzioni precontenziose, ponendola, poi, al centro del fondamentale processo di digitalizzazione dei contratti pubblici. Nei contratti pubblici non basta fare presto, ma occorre anche fare bene, valorizzando la buona progettazione e ricercando la qualità. Non conta, dunque, solo il quando, ma anche il come e con chi, senza mai cadere nella pericolosa scorciatoia di contrapporre efficienza e legalità. Si tratta di un equilibrio non solo possibile, ma anche doveroso, per realizzare l’interesse pubblico. La deroga non può diventare regola, senza smarrire il suo significato e senza aprire a rischi ulteriori».