Il ponte ci sta stretto

Fabrizio Grasso
05/07/2021

Un nuovo progetto intende collegare Scozia e Irlanda del Nord. Gli esperti però hanno dubbi sulla sua fattibilità. A partire dal fondale, usato come discarica di guerra inglese.

Il ponte ci sta stretto

Un ponte fra Irlanda del Nord e Gran Bretagna. Nel senso più stretto del termine. È il nuovo progetto ingegneristico che intende collegare le due isole, nel punto più stretto del Mare d’Irlanda, dove la distanza fra le coste è di sole 12 miglia (circa 20 chilometri). Come riporta la Cnn, al momento è in atto uno studio di fattibilità del progetto, i cui risultati dovrebbero arrivare entro la fine dell’estate. L’idea non è nuova, ma si sta facendo largo già dal 2018, quando il premier britannico Boris Johnson ha dato il suo appoggio al progetto e l’architetto scozzese Alan Dunlop ha presentato la sua proposta da 28 miliardi di dollari per un ponte ferroviario e stradale che collegasse Portpatrick, in Scozia, e Larne nell’Irlanda del Nord.

Tuttavia, i piani di Londra hanno trovato l’ostacolo di numerosi politici locali, tra cui il primo ministro scozzese, Nicola Sturgeon, che ha parlato di «un diversivo dai problemi reali» e l’irlandese Michelle O’Neill che lo ha definito un «ponte dei sogni». Il ministro delle Infrastrutture dell’Irlanda del Nord, Nichola Mallion, ha invece parlato di un «progetto di vanità di Westminster».

La Beaufort’s Dyke, discarica di guerra

Pur mettendo da parte le frizioni politiche, tuttavia, i problemi non cessano. Nel tratto marino preso in questione, la superficie del mare è piuttosto sconnessa, con enormi fosse naturali capaci di raggiungere anche i 300 metri di profondità. Una di esse è la Beaufort’s Dyke, formatasi durante l’ultima era glaciale, e nota per essere la più grande discarica militare britannica conosciuta. Qui infatti, fra la fine del secondo conflitto mondiale e la metà degli Anni 70, il governo inglese ha scaricato più di un milione di tonnellate di munizioni, bombe e sostanze radioattive.

«Si tratterebbe di una notevole campagna di sgombero», ha detto David Welch, amministratore delegato della Ramora UK che si occupa di smaltimento di esplosivi: «Non impossibile, ma incredibilmente impegnativa. È un po’ come sollevare il Titanic dal fondo del mare». Secondo le prime stime, le squadre di bonifica si potrebbero occupare al massimo di 10 ordigni di grandi dimensioni al giorno, in un’operazione da milioni di sterline.

La componente idrogeologica e le correnti marine

Da non sottovalutare anche la componente idrogeologica della zona. «Ci sono correnti molto forti da queste parti», ha dichiarato Margaret Stewart, una geo-scienziata marina del British Geological Survey, la quale mette in guardia i governi sugli spostamenti delle munizioni. Non è infatti nota la posizione di tutto il materiale che è stato “spazzato” nel corso degli anni lungo il fondale. «Costruire un ponte o un tunnel non è solo una questione di tracciare una linea trai due lembi di terra più vicini», ha spiegato alla Cnn Paul Quigley, ingegnere geotecnico e direttore dell’irlandese Gavin & Doherty Geosolutions. «Il mare non è la tela bianca che immaginiamo. Quando inizi a mappare il fondale, è sorprendente quanto possano essere limitate le risorse».

Terzo, ma non meno importante, è il problema relativo alla creazione di una nuova rotta commerciale. Dublino e Londra sono ora collegate grazie a tre rotte di traghetti che seguono il tragitto più breve. Sarebbe difficile pertanto convincere gli investitori a sfruttare una nuova tratta posta così a nord rispetto alla posizione delle due capitali.

Non solo ponti, anche tunnel sottomarini

«Nessun grande progetto infrastrutturale è stato esente da critiche», ha dichiarato l’architetto Dunlop. Il suo piano, chiamato “Celtic Crossing” (incrocio celtico) è quello di creare un mega-ponte di 45 chilometri (non seguendo dunque una linea retta) ancorato al fondo del mare con dei cavi e ispirato alle grandi piattaforme petrolifere del Golfo del Messico, collegate ai fondali fino a 1000 metri di profondità. Al vaglio anche la possibilità di un collegamento sottomarino. L’High Speed ​​Rail Group, un ente dell’industria ferroviaria, basandosi sui piani di 120 anni fa dell’ingegnere vittoriano James Barton ha proposto un tunnel marittimo tra Larne e Stranraer che potrebbe aggirare la Beaufort’s Dyke. Un altro piano audace sarebbe quello di realizzare tre tunnel collegati da una rotonda sottomarina sotto l’Isola di Man, simile alla nuova rete di tunnel Eysturoy costruita nelle Isole Faroe.

«Siamo ai limiti delle possibilità ingegneristiche», ha continuato Quigley. «Il vero problema è che ci si troverà costretti a chiudere il ponte a causa dei disagi metereologici dovuti al vento. Anche la manutenzione potrebbe risultare proibitiva». Nell’ambito di ponti record, attualmente il primo posto per i collegamenti sull’acqua è occupato dalla Cina con il suo Hong Kong-Zhuhai-Macau, lungo 48,3 chilometri progettato per resistere anche ai violenti tifoni. In generale, invece, il ponte più lungo del mondo, con i suoi 164 chilometri, è il Danyang-Kunshan Grand Bridge, sempre in Cina, mentre l’Hangzhou Bay Bridge (36 chilometri) attraversa la più grande distesa di mare aperto. Leggenda narra che anticamente il gigante irlandese Finn McCool avesse costruito un ponte verso la Scozia per combattere con Benandonner, il quale distrusse la sua opera durante la lotta. Come finirà stavolta?