La Polonia ha annunciato che comincerà immediatamente a costruire una barriera al confine con l’exclave russa di Kaliningrad. Varsavia teme infatti che Mosca possa fare scoppiare una nuova crisi migratoria alle porte dell’Unione europea sull’esempio della Bielorussia. I migranti, secondo Varsavia, sarebbero utilizzati da Vladimir Putin come strumento di guerra ibrida contro l’Occidente. La decisione, come confermato mercoledì dal vice primo ministro e ministro della Difesa polacco Mariusz Błaszczak, è arrivata dopo che la Russia ha annunciato l’inizio di collegamenti aerei tra il territorio di confine con Africa e Medio Oriente per attirare le compagnie asiatiche e del Golfo.
La barriera di filo spinato sarà lunga 210 chilometri e alta fino a 2,5 metri
La barriera lunga 210 chilometri sarà composta da tre linee parallele di filo spinato alte 2,5 metri per una larghezza di 3 metri e sarà dotata di apparecchi elettronici. Lo scorso luglio la Polonia aveva completato una barriera d’acciaio alta 5,5 metri lungo i 187 chilometri di confine con la Bielorussia dopo aver accusato Minsk di aver spinto decine di migliaia di migranti africani e mediorientali verso il confine polacco dell’Ue. La struttura era costata ben 353 milioni di euro.
Le altre barriere anti-migranti di Lettonia, Estonia e Finlandia
Quelle polacche non sono certo le uniche barriere anti migranti nell’Unione europea. Anche la Lettonia nel 2019 aveva eretto una barriera di filo spinato alta 2,7 metri lungo i 93 km di confine russo sempre per arginare l’immigrazione illegale mentre la Lituania ha già costruito 120 km di barriera con Russia e Bielorussia. Lo scorso 20 ottobre, poi, Helsinki aveva annunciato l’intenzione di realizzare un muro di circa 260 km lungo una parte dei 1340 chilometri che separano Finlandia e Russia. Una misura, aveva spiegato la premier Senna Marin per «proteggere adeguatamente i confini orientali, in futuro». In questo caso il muro, la cui realizzazione dovrebbe essere completata in quattro anni, ha anche l’obiettivo di contenere eventuali ondate migratorie dalla Russia dopo il boom di ingressi dalla Federazione che si è registrato dopo l’inizio della mobilitazione parziale.