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Poliziotti arrestati a Verona, le intercettazioni: «È crollato a terra, che pigna che gli ho dato»

Dai contenuti delle intercettazioni si evince quello che la gip ha definito come utilizzo ingiustificato di violenza fisica. I soprusi sarebbero stati riservati a soggetti di nazionalità straniera, senza fissa dimora, o affetti da gravi dipendenze.

7 Giugno 2023 12:57 Elena Mascia
I dialoghi delle intercettazioni dei cinque poliziotti arrestati rivelano una condotta fatta di soprusi riservati a persone ai margini.

«Utilizzo ingiustificato di violenza fisica». La gip Livia Magri scrive che, dai dialoghi emersi dalle intercettazioni sul caso dei cinque poliziotti della Questura arrestati a Verona, «si desume in maniera inequivocabile la consuetudine nell’utilizzo ingiustificato di violenza fisica da parte degli indagati su soggetti sottoposti a controllo o fermo». Nell’ordinanza che ha portato all’arresto, si apprende che uno dei poliziotti sotto accusa aveva, in un’occasione, anche urinato addosso a una persona in loro custodia «per svegliarlo». Agli agenti, accusati di atti di violenza tra il luglio 2022 e il marzo 2023, nei confronti di persone sottoposte alla loro custodia, sono stati contestati, unitamente al reato di tortura, quelli di lesioni, di falso, di omissioni di atti d’ufficio, di peculato e di abuso d’ufficio.

I dialoghi delle intercettazioni dei cinque poliziotti arrestati rivelano una condotta fatta di soprusi riservati a persone ai margini.
Polizia (Getty Images)

Poliziotti arrestati a Verona: intercettazioni choc 

Secondo i dialoghi contenuti nelle intercettazioni, si capisce che gli abusi avvenivano al riparo da telecamere di videosorveglianza, come riportato da Adnokronos: «Gli ho lasciato la porta aperta in modo tale che uscisse perché io so che c’è la telecamera dentro […] mi ero messo il guanto, ho caricato una stecca amo’, bam, lui chiude gli occhi, di sasso per terra è andato a finire, è rimasto là […] gliel’ho tirata bene, ho detto adesso lo sfondo, bam […] minchia che pigna che gli ho dato». Uno degli agenti, parlando con la fidanzata al telefono, ha raccontato di aver detto a uno dei fermati: «Adesso ti faccio vedere io quante capocciate alla porta dai, boom boom boom boom […] e io ridevo come un pazzo». In un altro dialogo viene pronunciata la frase: «Io c’ho pazienza, soltanto che poi siccome l’avevo già graziato prima, ho detto vabbè, oggi le devi prendere anche da me».

La gip di Verona ha descritto come «l’abuso dei poteri connessi alla funzione o al servizio non soltanto abbia consentito agli indagati di cogliere più facilmente le opportunità di commissione di illeciti, ma abbia altresì costituito, come efficacemente sottolineato nella richiesta, una sorta di paravento al riparo del quale schermare le proprie responsabilità […]. Amara constatazione è quella per la quale i soprusi, le vessazioni e le prevaricazioni poste in essere dagli indagati risultano aver coinvolto, in misura pressoché esclusiva, soggetti di nazionalità straniera, senza fissa dimora, ovvero affetti da gravi dipendenze da alcool o stupefacenti, dunque soggetti particolarmente deboli».

Il Questore: collaborazione perfetta con l’autorità giudiziaria 

Il questore di Verona Roberto Massucci ha definito «gravi» i fatti contestati, specificando che «Gli accertamenti sono stati fatti da poliziotti nel corso dell’indagine durata diversi mesi. E la ragione della durata è che sotto la direzione dell’autorità giudiziaria, con la quale c’è stata una collaborazione perfetta, si sono messi in campo tutti gli sforzi per raccogliere gli elementi probatori necessari a sostenere in maniera adeguata l’accusa in giudizio». Ha inoltre aggiunto per Adnokronos come «La verità processuale sarà quella che emergerà dal processo. Siamo stati molto attenti a essere scrupolosi, a raccogliere tutti gli elementi tecnici e testimoniali necessari a portare avanti queste indagini che si sono tradotte in un’ordinanza del gip per cinque poliziotti. Nel tempo mi sono premunito di avvicendare dal reparto volanti tutti quei poliziotti che magari non avevano agito ma erano presenti».

La testimonianza di una delle vittime 

Si chiama Nicolae Daju, 56 anni, romeno, una delle persone divenuta vittima degli agenti. L’uomo, che dorme sulle panchine del parco davanti al cimitero monumentale di Verona, dove vive da 3 anni, ha scelto di raccontare la propria testimonianza al Mattino di Padova. La sua casa, come riporta il quotidiano, sta tutta dentro allo zaino. Il 56enne riferisce che, durante un controllo di documenti, è stato fatto salire in macchina, non prima di avergli spruzzato in faccia dello spray urticante, senza alcun motivo, in quanto Nicolae non si era opposto all’arresto. Una volta in Questura, racconta al quotidiano, «uno dei due poliziotti (dalla descrizione si capisce che parla di Alessandro Migliore) mi ha afferrato i capelli e trascinato di peso, fino a rinchiudermi dentro una cella con una parete trasparente».

In un’altra occasione, prosegue, «avevo bisogno di andare al bagno, con urgenza. Ho cercato di attirare l’attenzione di un poliziotto gesticolando attraverso la parete trasparente, ma mi hanno detto che non era possibile andare al bagno e che avrei dovuto farla a terra». L’uomo, che ha fatto ciò che gli è stato detto, appena finito di urinare, si è visto spruzzare in faccia lo spray urticante ancora una volta e per poi essere trascinato a terra sopra la pozza di urina». Gli agenti non si sono fermati: «Quando mi sono rialzato, a un certo punto, il primo poliziotto (Migliore) mi ha colpito con un pugno all’altezza del fegato. Poco dopo le 21 mi hanno accompagnato alla porta e lasciato andare».

 

 

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