Dopo le intercettazioni, arriva il primo interrogatorio per uno dei poliziotti coinvolti nel caso di violenze e razzismo all’interno della Questura di Verona. A parlare è stato soltanto uno dei protagonisti della vicenda, l’agente Roberto Da Rold, bellunese di 45 anni, presentatosi di fronte al gip Livia Magri per l’interrogatorio di garanzia. L’uomo ha dichiarato di aver «reagito a una provocazione». Intanto gli altri quattro, come spiega Repubblica, cioè l’ispettore milanese Filippo Failla Rifici, di 35 anni, Alessandro Migliore, 24enne considerato il capo gruppo, Loris Colpini, di 51 anni, e Federico Tomaselli, di 31, hanno deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere.
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Da Rold ha «reagito a provocazione di una persona incontenibile»
L’avvocato di Da Rold, Massimo Dal Ben, ha dichiarato: «Il mio assistito ha voluto parlare, in ragione di un principio molto semplice: fino all’altro ieri era dalla stessa parte dei giudici. Il fatto che abbia sbagliato non lo trasforma in un criminale, ecco perché ha voluto essere trasparente e raccontare la sua verità». Secondo la ricostruzione, il poliziotto durante l’interrogatorio ha affermato che «ho reagito a una provocazione, c’era una persona incontenibile con comportamenti anormali. Sono stato messo sotto pressione e ho reagito con un comportamento non consono al mio ruolo».

Il giudice ha convocato altri 17 poliziotti
Mentre i cinque poliziotti sono agli arresti domiciliari, a una settimana dallo scoppio dell’operazione, il giudice ha convocato altri 17 agenti. Per tutti loro è stata chiesta una sospensione dell’esercizio del pubblico ufficio di agente della Polizia di Stato per la durata di un anno, perché pur sapendo cosa accadeva in Questura non hanno denunciato o non sono intervenuti per impedire le violenze. Soltanto al termine degli interrogatori si saprà quale sarà la decisione finale dell’autorità giudiziaria, che parlerà anche con le vittime.
