I politici attempati si ridicolizzano su TikTok senza capire il mezzo

Paolo Landi
31/08/2022

Salvini e Berlusconi sbarcano sul social dei giovani convinti di riuscire a conquistarli. Ma non sanno di essere già presenti da 'mo, sotto forma delle mille parodie di cui sono oggetto, perculati in modo crudele. Sbagliano i toni, lì dove comanda l'algoritmo. E i ventenni li sbeffeggiano.

I politici attempati si ridicolizzano su TikTok senza capire il mezzo

È ormai accertato che il cretino che è in noi prevale quando stiamo sui social network e che prevale ancora di più su TikTok, dove perdiamo ogni inibizione. Non si capisce come mai, fatto sta che su quella piattaforma nessuno si vergogna più di fare la figura dello scemo. Matteo Salvini ne è un esempio: è lì che bacia i salami, le mucche, la madonna di Medjugorje. Luca Morisi lo mandava allo sbaraglio perché – gli diceva – su TikTok ci sono i giovani, così imparano a conoscerti. Grave per un social media manager ignorare che su qualsiasi social network, dove ci sono giovani e vecchi, comanda invece l’algoritmo e uno come Salvini i giovani se li sogna: la sua bolla raccoglie quelli come lui, leghisti attempati, che su TikTok fanno i balletti sui trend, contenti loro. È a loro che l’algoritmo mostra in loop i penosi video di Matteo. È il grande equivoco di questa campagna elettorale: la rincorsa a TikTok per conquistare i ragazzi, come se i cinesi avessero il potere divino di connettere gli ultimi arrivati con la mitica generazione Z, e convincerla come per incanto a votare uno che manda baci a una mucca.

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Un politico su TikTok deve tenere il tono istituzionale che gli si confà, se vuole essere credibile

Tocca spiegare che essere sui social è una modalità di comunicazione, dalla quale oggi non si può prescindere, poiché Instagram, Facebook, Twitter, TikTok li abbiamo inventati noi, evidentemente perché il Corriere della Sera e Canale 5 non ci bastavano più. In questo senso vanno usati, capendo bene prima di tutto cosa sono e come funzionano. Cioè: un politico su TikTok deve essere se stesso, tenere il tono istituzionale che gli si confà, se vuole essere credibile, e non cercare di adeguarsi alle scemenze che predominano. Deve ovviamente avere cognizione dei tempi, della capacità di sintesi necessaria a esprimere un concetto ma non deve rendersi ridicolo, come fa Salvini, che su TikTok ha perso quel po’ di reputazione che gli restava. Non si possono scoprire i social a 25 giorni dalle elezioni, è questo il primo grande errore. Andavano scoperti prima, e usati, come fece Chiara Ferragni 10 anni fa. Ieri Silvio Berlusconi ha annunciato il suo sbarco su TikTok: ma c’è da ‘mo, sotto forma delle mille parodie di cui è oggetto, perculato a volte in modo crudele, visto che ha un phisique du role e un’età che si prestano.

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Su TikTok #iosonogiorgia, Giggino il bibitaro, l’Avvocato del Popolo e il sosia di Mao Tse Tung sono obiettivi facili

Ecco, i giovani che raggiungono Salvini e Berlusconi sul social di ByteDance sono questi qua, che prendono i loro video, e li rilanciano con la pernacchia. Bel risultato. Siamo stati in apprensione per Carlo Calenda, anche lui saltato su TikTok mentre l’autobus elettrico di Enrico Letta era già in movimento. Ma Calenda sembra circondato, almeno lui, da persone informate: i suoi interventi non snaturano la sua proposta politica, la banalizzano, se vogliamo, e questo è naturale, tuttavia è ben consigliato a non abbassarsi al livello di Rita De Crescenzo. La bolla di Calenda lo riconosce e ne apprezza il tono mentre i tiktoker ventenni hanno più difficoltà a sbeffeggiarlo: su TikTok conta la velocità e #iosonogiorgia, Giggino il bibitaro, l’Avvocato del Popolo e il sosia di Mao Tse Tung sono obiettivi più facili. Chi voteranno questi famigerati giovani è un mistero: certo, ci fosse un partito che gli parla, che propone soluzioni ai loro problemi, invece di raffreddarli col ritorno del servizio militare obbligatorio, la parola “patrioti” che sostituirà “cittadini”, i confini e i porti chiusi quando loro hanno fatto o stanno per fare un Erasmus e vogliono un mondo aperto, lo prenderebbero in considerazione. Oppure, magari, si fidano di Mario Draghi, che essendo presidente del Consiglio comunica solo sui canali ufficiali e istituzionali, perché le nuove generazioni hanno studiato, hanno un’alta concezione della politica e inorridiscono a vederla umiliata dalle promesse senza costrutto della destra, dai vaffanculo e dal qualunquismo (speriamo).