L'opposizione ungherese si organizza per dare la spallata a Orban nel 2022. Ma la strada è tutta in salita per il frontman Gergely Karacsony, sindaco di Budapest anti-cinese, anti-russo e pro Lgbt.
La premier neozelandese Ardern ha definito con questa espressione offensiva presa a prestito dai meme la leader dell'opposizione. Ed è scoppiata la polemica.
Giuramento di fedeltà alla Cina, denunce tra vicini, riscrittura dei programmi scolastici: come il Dragone si sta mangiando la città Stato a un anno dalla legge sulla sicurezza nazionale.
Prima ha ammesso il fallimento del suo piano quinquennale. Poi che i nordcoreani soffrono la fame. Ora svela persino l'esistenza del Covid. I cambi di posizione del dittatore di Pyongyang.
Trump ha lasciato il buen retiro di Mar-a-Lago per riapparire sulla scena pubblica. Fuori dai social, comunica dal suo sito. Promettendo ai suoi di tornare. Come ancora non si sa.
Il ministro degli esteri dell'isola è stato chiaro: «Dobbiamo prepararci a una possibile guerra con la Cina». La situazione di Hong Kong preoccupa i vicini di Pechino, che temono le mire espansionistiche della Repubblica popolare. E nello Stretto risale la tensione.
Per le elezioni parlamentari di settembre, il Cremlino punta sul ministro degli Esteri Lavrov e su quello della Difesa Shoigu. Due 70enni e un obiettivo: arginare il calo di Russia Unita e la perdita di appeal di Medvedev.
Nella regione ha chiuso la testata Apple Daily, principale organo dissidente, ed è iniziato il primo processo per la violazione della legge sulla sicurezza nazionale, imposta da Pechino per mettere un freno alle proteste degli ultimi anni. Il principio "uno Stato, due sistemi" trova sempre meno applicazione, mentre l'ombra cinese sull'ex colonia britannica è ormai dominante.
Nel Paese africano parte della popolazione è stata chiamata alle urne per rinnovare le assemblee regionali e locali. Ci si aspetta una vittoria del Partito della prosperità del premier Abiy Ahmed, riformista sulla cui figura, negli ultimi mesi, è calata l'ombra delle violenze nella regione del Tigrè.
Nove leader separatisti, condannati per aver sostenuto la secessione della Catalogna dalla Spagna, hanno ricevuto oggi la grazia dal primo ministro Pedro Sanchez. Protestano le opposizioni, mentre Carles Puigdemont dal Belgio tuona: «Le parole del premier non ingannano nessuno».
Prima Heydar, ora il figlio Ilham. Gli Aliyev da oltre trent'anni governano sulla Repubblica caucasica. La loro ascesa, tra sponsorizzazioni nello sport, democrazia del caviale e diritti fondamentali spesso accantonati.