Al quarto mese di guerra, l'Occidente è ancora confuso e diviso. Londra vuole attaccare Putin, l'Europa temporeggia offrendo a Zelensky l'ingresso nell'Ue. Mentre Washington dovrà cercare una via d'uscita. Nessuno però sembra capire che il fattore tempo non preoccupa il Cremlino.
Il braccio di ferro tra Washington e Pechino su Taiwan, l'attivismo degli Usa e le rivendicazioni della Cina nella regione rischiano di innescare un nuovo conflitto. L'escalation, insieme alla minaccia nordocoreana, preoccupa il Giappone che ha avviato uno storico piano di riarmo. Lo scenario.
I francesi sono chiamati a esprimersi per il rinnovo dell'Assemblée Nationale: nella repubblica semipresidenziale è possibile la cosiddetta “cohabitation”.
La guerra non ha solo spinto magnati ucraini come Victor Pinchuck e Rinat Akhmetov, patron di Azovstal, a schierarsi apertamente contro Putin. Ma ha portato anche a una tregua interna tra Zelensky e i nemici Poroshenko e Kolomoisky. Almeno per ora.
Per la commissione d'inchiesta sull'assalto al Campidoglio, l’assalto fu messo in atto da «nemici interni» su incoraggiamento dell’ex presidente. Il portavoce del tycoon ha definito l'udienza «un circo».
Ha attaccato Merkel per i rapporti con la Russia e Scholz per la prudenza nell'inviare armi. E mentre rimproverava alla Germania di aver dimenticato il suo passato, calava un velo sul fascismo e l'antisemitismo ucraini esaltando Bandera e l'Azov. Un attivismo, quello di Melnyk, che alla lunga potrebbe rivelarsi controproducente per Kyiv.
Le prospettive a lungo termine della Belt and Road Initiative nel Sud est asiatico sono incerte. La pandemia e i timori per l’impatto ambientale e sociale delle opere rischiano di complicare lo sviluppo dei progetti di Pechino nella regione. Senza contare la sfida con gli Usa nell'area.
Quello tra Russia e Ucraina è anche uno scontro generazionale e di modelli di leadership. Da una parte Putin e i siloviki cresciuti sotto Breznev, dall'altro Zelensky e i suoi che hanno respirato le speranze della Perestroika. Una battaglia interna alla stessa Federazione, dove la cosiddetta Gen X è stata tagliata fuori dal sistema
Gli australiani accusano i cinesi di aver messo a rischio un aereo con un caccia volato troppo vicino. Il ministero degli Esteri di Pechini risponde in maniera piccata.
In caso più della metà dei rappresentanti conservatori alla Camera dei Comuni lo sfiduciasse come leader, BoJo dovrebbe dimettersi anche dalla carica di primo ministro.
Crisi economica, richiesta di aiuti al Fmi, rialzo dei prezzi del carburante, proteste popolari cavalcate dall'ex primo ministro Khan. A cui si aggiunge la rinnovata minaccia terroristica. Ecco perché il Paese rischia di esplodere.