La Juventus resta uno degli argomenti più discussi in Italia, non dopo il 3-3 casalingo contro l’Atalanta ma in seguito alla decisione della Corte federale d’appello sulla penalizzazione di 15 punti. La stangata al club bianconero riguarda l’inchiesta relativa al caso plusvalenze. Oggi anche il ministro per lo sport e per i giovani, Andrea Abodi, ha commentato la vicenda, spiegando che lo sport italiano «non è sotto attacco». Intanto la società bianconera è alle prese anche con il contraccolpo sul valore in borsa, con un calo delle azioni non indifferente.

Abodi: «Aspettiamo le motivazioni»
Il ministro Andrea Abodi è stato chiaro: bisogna capire il motivo che ha spinto la Corte a sanzionare la Juventus con 15 punti di penalizzazione. «C’è un’esigenza che deve essere soddisfatta, perché spiegare è importante quanto decidere», ha dichiarato. «Aspetto le motivazioni e chi ha la responsabilità spieghi questa decisione e perché non ne sono state prese altre. Dopo c’è una responsabilità politica di cambiare le regole, nel rispetto dell’autonomia dello sport, perché fenomeni degenerativi vengano limitati. E limitata sia l’interpretazione di questi fatti. Noi vogliamo comunque che lo sport sia trasparente, efficiente, dignitoso e punti alla credibilità e alla reputazione. Quello che sta succedendo non contribuisce a questi obiettivi. È probabile che io debba proporre un intervento per il miglioramento della trasparenza, l’efficienza della giustizia sportiva e dei modelli di gestione dello sport professionistico».

I dati alla Borsa di Milano: scambi partiti in ritardo
C’era grande attesa anche per la reazione dei mercati alla notizia della sentenza di venerdì sera. All’apertura della Borsa di Milano, il calo teorico del titolo legato al club era dell’11,2 per cento. Il dato non ha permesso al titolo stesso di fare prezzo in avvio delle contrattazione e gli scambi sono partiti soltanto alle 9.30. Nell’arco di tutta la giornata, poi, le azioni Juventus hanno subito un’altalena di cali e rialzi, restando però sempre sotto al valore di chiusura di venerdì del 4 o del 5 per cento.