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Pio Albergo Trivulzio, chiesta l’archiviazione dell’indagine

Secondo la Procura la cattiva gestione della fase iniziale della pandemia non determina responsabilità individuali

19 Ottobre 2021 11:38 Redazione
Secondo la Procura la cattiva gestione della fase iniziale della pandemia non determina responsabilità individuali

La Procura di Milano vuole archiviare l’inchiesta per epidemia colposa e omicidio colposo in relazione alle morti e contagi nel Pio Albergo Trivulzio. Secondo la Procura non si possono attribuire responsabilità sulla base di conoscenze e regole individuate in un secondo momento. I familiari delle vittime si dicono «amareggiati», dato che secondo loro l’archiviazione eluderebbe la loro domanda di «verità e giustizia».

Nelle 30 pagine con le quali i pm Mauro Clerici e Francesco de Tommasi chiedono al gip l’archiviazione dell’inchiesta vengono espressi dubbi e perplessità in merito alle responsabilità dell’ex direttore generale Giuseppe Calicchio e di tutta la struttura.

Albergo Trivulzio, cosa sostiene la Procura

Le indagini e la consulenza degli esperti nominati dalla Procura hanno accertato che, nel periodo che va da gennaio agli inizi di aprile 2020, al Pat ci sono stati certamente «profili di criticità» nella gestione della pandemia.
Secondo la Procura c’è stata «una certa sottovalutazione iniziale del rischio da parte della dirigenza» che all’inizio pareva «preoccupata soprattutto di evitare allarmismi», di «occultare le difficoltà», più che di risolverle, al punto da vietare ai sanitari l’uso delle poche mascherine a disposizione per non allarmare gli anziani.

Nessuna responsabilità personale nella gestione della pandemia

Secondo i PM i dispositivi di protezione individuale erano scarsi ovunque e le autorità sanitarie regionali e nazionali non avevano ancora emanato i criteri di tracciamento e di contenimento dell’infezione che poi saranno via via implementati man mano che la situazione globale si aggrava.
Inoltre fino agli inizi di aprile i  tamponi a disposizione venivano fatti solo ai pazienti con sintomi. Questo, prosegue la Procura, ha impedito di tracciare «il percorso dell’infezione» nei vari reparti e quindi eventuali responsabilità personali «È mancato qualsiasi screening di massa sulla positività degli ospiti e del personale».
La conclusione è che «Non è stata acquisita alcuna evidenza di condotte colpose o comunque irregolari – causalmente rilevanti nei singoli decessi – in ordine alla assistenza prestata». Non solo, «neppure sono state accertate evidenze di carenze specifiche, diverse dalle criticità generali»

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