Pierpaolo Capovilla contro Laura Pausini: «Vergogna, possa sparire per sempre»
L'ex leader del Teatro degli Orrori ha criticato duramente la cantante Laura Pausini definendola «Senza storia, senza dignità»
Pierpaolo Capovilla sbotta e critica Laura Pausini per non aver cantato la canzone “Bella Ciao”. La rabbia dell’ex leader del Teatro degli Orrori ha detto di reputare la Pausini «vergogna della canzone italiana nel mondo». Ecco quali sono state le sue affermazioni.
Le parole di Pierpaolo Capovilla contro Laura Pausini
Pierpaolo Capovilla condivide un video sul noto social Facebook e attacca la cantante Laura Pausini insultandola ripetutamente. La rabbia del cantante è stata scatenata dalla Pausini che non ha voluto cantare il brano “Bella ciao” in uno show televisivo spagnolo reputando la canzone «Troppo politica e non mi piace cantare canzoni politiche». Le parole di Capovilla sono state: «La vergogna della canzone italiana nel mondo, che possa sparire per sempre. Non c’è più dignità, né orgoglio, nella nostra storia. Che schifo che fai, canzone italiana. Sprofonda nel tuo bel mare. Libera il mondo».
L’ex leader de Il Teatro degli Orrori ha continuato il suo sfogo nei commenti: «Che vada a farsi fottere la Canzone Italiana. Oggigiorno non serve a nessuno, se non a chi la canta. Che si vergogni, Laura Pausini, e tutte e tutti quelli come lei. Gente senza storia, senza dignità, senza niente di niente se non il conto in banca. Voglia di bestemmiare».
L’attacco alla Pausini dopo quello ai Maneskin
Non è la prima volta che il cantante attacca artisti italiani famosi. Lo scorso luglio Pierpaolo Capovilla definì i Maneskin, «purissima plastica» e «perfetti rappresentanti di una generazione di imbecilli». In seguito a queste dichiarazioni, Capovilla ha chiarito le sue parole: «Il mio è stato un post duro, provocatorio. sono molto arrabbiato. Io penso questo del rock. Faccio musica rock. La musica rock è canzone popolare. La canzone popolare può arricchire la vita delle persone, contribuire a un processo di emancipazione culturale, sociale, politica delle masse, ma può fare anche il contrario. Può essere uno strumento di dominio e assoggettazione delle masse. Questa è una differenza radicale e cruciale tra la buona musica e quella pessima».