Oggetto del contendere sono le frasi di Sgargabonzi, all’anagrafe Alessandro Gori. Piera Maggio, madre di Denise Pipitone, bambina sparita a Mazara del Vallo nel 2004, ieri (15 novembre 2021) era ad Arezzo, come riporta La Nazione, per la prima udienza del processo contro lo scrittore e comico toscano. L’uomo è stato accusato di diffamazione. I fatti risalgono al 2014, periodo in cui Sgargabonzi, per pubblicizzare il suo spettacolo usava su Facebook frasi del tipo «Piera Maggio, madre di Denise Pipitone, nuovo volto del spot Lerdammer». E ancora: «Stasera al supermercato ho visto la signora Piera Maggio, mamma di Denise Pipitone, la bambina scomparsa qualche anno fa. Così sono andato a riempirmi il carrello con un sacco di roba e gliel’ho portato, dicendole: non voglio più vedere quel faccino triste».
Il registro usato da Sgargabonzi per pubblicizzare il suo spettacolo
Un registro usato anche nella locandina dello spettacolo da tenere al locale Circolo Aurora, in cui pare campeggiasse la scritta: «Curiosità pruriginose su Denise Pipitone con diapositiva e Simmenthal e Giovanni Falcone il Renato Rascel dell’antimafia». Da simili frasi, nacque la decisione di querelare Gori da parte di Piera Maggio, che nel procedimento è difesa dal legale Cristian Rosa e dal delegato Giacomo Frazzitta. Davanti alla giudice Isa Salerno la donna ha dichiarato di essersi sentita offesa. Per conoscere gli ulteriori sviluppi, tuttavia, bisognerà attendere prossimo 19 novembre, giorno in cui dovrà essere ascoltato il testimone dell’accusa, Sergio Nenci, legale rappresentante del Circolo Aurora.
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La difesa di Sgargabonzi alle accuse di Piera Maggio
A lui verrà chiesto di spiegare perché non ha più ospitato lo spettacolo di Sgargabonzi. Una scelta con ogni probabilità legata alla diffida inviata tramite Frazzitta da Piera Maggio. «L’intento di Gori non era diffamare Piera Maggio, né la figlia Denise», ha detto l’avvocato del comico Niki Rappuoli. Al contrario: «Voleva essere una critica nei confronti del sistema televisivo, che strumentalizza il dolore». Come già fatto in passato da altri: «Stamattina (ieri ndr) in udienza ho prodotto un articolo di Aldo Grasso in cui si parla del circo mediatico scatenato attorno al caso. Il senso delle frasi del mio assistito è lo stesso». Con una differenza, sostiene ancora Rappuoli: «Aldo Grasso è un giornalista, Gori uno scrittore comico con il gusto del paradossale e del black humor». A sostegno di una simile tesi, Rappuoli ha anche depositato il libro di Sgargabonzi Jocelyn uccide ancora, dove lo stile di Gori risulta particolarmente evidente. Indipendentemente da ciò, tuttavia, sul procedimento resta l’incognita della prescrizione, che scatterà da gennaio. E che potrebbe mettere la parola fine alla vicenda.