Piera Aiello: il marito e la storia della prima testimone di giustizia eletta in Parlamento
La storia di Piera Aiello, deputata siciliana diventata testimone di giustizia dopo l'omicidio del marito figlio di un boss mafioso.
Deputata indipendente dopo aver fatto parte del Movimento Cinque Stelle, Piera Aiello è la prima testimone di giustizia ad essere stata eletta nel Parlamento italiano: vediamo chi è e qual è la sua storia che l’ha fatta entrare nella lista delle cento donne più influenti al mondo secondo la BBC.
Piera Aiello: il marito e la storia
Nata nel 1967 e di origini siciliane, la sua è una vicenda di impegno contro la criminalità organizzata. All’età di 18 anni fu infatti costretta a sposare Nicola Atria, figlio del boss mafioso Vito. Pochi giorni dopo il matrimonio quest’ultimo fu ucciso e la donna tentò in tutti i modi di convincere il marito a non vendicare la morte del padre. “Nicola girava armato e si occupava dello spaccio di droga. Quando provavo a dirgli di smettere con questa vita lui mi picchiava”, ha raccontato.
Nel 1991, quando anche Nicola fu ucciso in presenza sua e della figlia di tre anni, decise di denunciare i due assassini dell’uomo e di iniziare a collaborare con la polizia e la magistratura, in particolare con il giudice Paolo Borsellino. Quest’ultimo la accompagnò nel suo percorso di testimonianza (“per me non rappresentò solo il magistrato che si occupava di ascoltarmi, ma diventò un amico, un padre a cui aggrapparsi nei tantissimi momenti di sconforto”) insieme anche alla cognata Rita Atria, la più giovane testimone di giustizia italiana morta suicida all’età di 17 anni dopo la strage di via D’Amelio.
Piera Aiello oggi
Da allora Piera ha vissuto per anni con un’altra identità diventando un fantasma per tutti, Stato compreso. Anche quando ha deciso di candidarsi alle elezioni politiche del 2018, ha fatto campagna elettorale col volto coperto e la sua immagine non era sui fac-simile delle schede. Solo dopo aver ottenuto un seggio a Montecitorio, si è finalmente riappropriata del suo nome e ha rivelato il suo volto al pubblico. Già nominata presidente di diverse associazioni che combattono la mafia, è entrata a far parte della Commissione Giustizia e della Commissione parlamentare antimafia.
La sua vita continua ad essere sotto scorta ma, pur consapevole che “non sarò mai immune dai rischi della vendetta dei mafiosi”, la donna è tornata ad essere una persona con un nome, un cognome, un indirizzo di casa e soprattutto la possibilità, dopo tanti sacrifici, di continuare a pronunciare ogni frase semplice da donna libera.