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Piemonte, l’ultima ridotta della Lega di Salvini

Indebolito in Veneto e in Lombardia, Salvini punta tutto sul Piemonte dove le sirene bossiane non sono ancora suonate. Per questo scalpita per spostare a Torino alcune gare olimpiche di Milano-Cortina e promette accelerate sulla Tav. L’obiettivo è rinforzare con Cirio l’ultimo suo fortino al Nord.

18 Gennaio 2023 09:37 Andrea Muratore
Piemonte, l'ultima ridotta della Lega di Salvini

Matteo Salvini riparte dal Piemonte. Il Segretario della Lega e ministro delle Infrastrutture da diverse settimane è in pressing sul dossier Olimpiadi invernali. I rincari dei costi e i rallentamenti delle opere per Milano-Cortina 2026 hanno infatti aperto uno spiraglio a Ovest: utilizzare gli impianti olimpici di Torino 2006. «Gli impianti ereditati dai Giochi del 2006 sono un patrimonio che potrebbe rendere economicamente sostenibile la prossima kermesse invernale a cinque cerchi», sottolinea Lo Spiffero.

La corsa di Salvini in Piemonte

Una soluzione non del tutto disinteressata. Tagliato ormai fuori dalle roccaforti del Nord, il Carroccio salviniano prova a piantare bandiera a Torino. In primo luogo perché la Lega piemontese è una delle poche in cui la visione nazionale e sovranista del segretario resta maggioritaria e dove non sono arrivate ancora le sirene bossiane. Lo dimostra il fatto che a dicembre il segretario della Lega Piemonte e capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, salviniano di ferro, ha evitato una fuga stile Comitato Nord. Il motivo è legato, in primo luogo, all’assenza di una componente strutturata di leghisti critici con alle spalle la carriera istituzionale dei frondisti lombardi. E in secondo luogo alla collegialità con cui Molinari governa il Carroccio piemontese. Nella Lega molti ricordano la sua capacità di mediazione con l’ex avversaria Gianna Gancia, moglie di Roberto Calderoli e autonomista vecchia scuola. Sono rimasti fedeli alla linea i leghisti del Piemonte in passato più critici nei confronti di Salvini. Tra questi il consigliere regionale Paolo Demarchi, l’ex Federico Gregorio e il sindaco di Fossano Dario Tallone, vicini a Gancia, che però nel dibattito interno non hanno strappato con via Bellerio. La Lega in Piemonte dunque può essere considerata salviniana anche, se non soprattutto, per il ruolo di mediazione del capogruppo che può avere un futuro anche in caso di caduta del segretario, di cui addirittura è stato indicato come successore o sfidante futuro.

Piemonte, l'ultima ridotta della Lega di Salvini
Riccardo Molinari (Fb).

I salviniani tengono oltre il Ticino

Nelle recenti elezioni dei comitati locali ha prevalso l’unità interna.I  consigli federali in Piemonte hanno portato all’elezione di Giorgio Maria Bergesio a Cuneo e Lino Pettazzi ad Alessandria. Due salviniani doc proclamati senza il muro contro muro che la Lega ha vissuto in Lombardia. Vuoi perché nella geografia leghista il Piemonte è sempre stato periferico, vuoi perché il boom dell’era Salvini ha prodotto in regione cariche a pioggia per gli esponenti del Carroccio. Sta di fatto che non c’è stata notizia di fuoriuscite, né di rotture polemiche. In vista della corsa olimpica, e sfruttando anche l’impasse nella sua Lombardia, Salvini ha dunque provato a rimettersi in gioco. Gli incontri col governatore di Forza Italia, Alberto Cirio, hanno rilanciato l’intesa tra governo e amministrazione locale. Da titolare del Mit, finora in ombra nella gestione del suo ministero, Salvini intende utilizzare la Tav come gancio per inserirsi nel dibattito politico sullo spostamento di alcune gare olimpiche a Torino.

Piemonte, l'ultima ridotta della Lega di Salvini
Matteo Salvini, Alberto Cirio e Stefano Lo Russo (da Fb).

Le figure chiave in Piemonte

Inoltre, fanno notare a Tag43 fonti leghiste qualificate, il Piemonte è una delle poche aree d’Italia in cui la Lega targata Salvini ha speranze di tenuta nei mesi a venire. Non fosse altro che per una questione temporale. In Veneto, com’è noto, nel 2020 è stato confermato con percentuali bulgare (76,79 per cento) Luca Zaia. Nel fortino della Lombardia, a breve, le elezioni potrebbero confermare un Attilio Fontana non più salviniano doc e ridimensionare profondamente il Carroccio. Nello stesso periodo andrà al voto anche il Friuli Venezia-Giulia dove si prospetta uno scenario simile: da un lato un’ascesa massiccia di FdI in una roccaforte della nuova destra, dall’altro un governatore leghista, Massimiliano Fedriga, che gioca la sua partita autonoma. Il Piemonte dunque è per Salvini un territorio ospitale. E lo sarà almeno fino a maggio 2024, data delle prossime Regionali. Ventitré consiglieri su 51 sono leghisti a lui fedeli eletti nella vittoriosa campagna del 2019, in cui Cirio trionfò trainato dal 37 per cento della Lega. E la Giunta del Piemonte ha al centro una serie di figure-chiave peraltro nei ruoli strategici che avrebbero massima visibilità con le Olimpiadi. Come Fabio Carosso, ex presidente della Comunità montana astigiana e assessore con deleghe a Urbanistica, Programmazione territoriale e paesaggistica, Sviluppo della Montagna e la vice di Cirio. O Fabrizio Ricca, ex consigliere comunale di Torino, dal 2019 assessore allo Sport. E ancora Vittoria Poggio, navigata manager 70enne già vicepresidente della Confcommercio Alessandria dal 2015 al 2019, con le pesanti deleghe a Cultura, Turismo, Commercio. A loro Salvini si aggrappa per provare a spostare oltre il Ticino la sua trincea di resistenza, oramai sempre più labile.

Piemonte, l'ultima ridotta della Lega di Salvini
Salvini al cantiere della Tav Torino-Lione nel 2019 (Getty Images)

Un occhio anche in Trentino

Quella del Segretario sembra una corsa contro il tempo per evitare ciò che da più parti appare ormai inevitabile: un cambio al vertice della Lega. Ormai Salvini si muove con più agilità solo dove sa di non doversi guardare le spalle. E i bene informati notano con ironia che, oltre al Piemonte, ultimamente bazzica con grande attenzione anche il Trentino in cui punta a ricandidare il fedelissimo Massimo Fugatti. «Quasi non se n’è accorto, che si vota in Lombardia», fa notare una fonte leghista. «In molti contesti Salvini è ormai più una passività che un punto di forza per la Lega». Ragionamenti che, tra l’assenza di un Comitato Nord e tempi più dilatati, non valgono per ora per il Piemonte. Ultima Regione in cui sta reggendo l’onda lunga del trionfo elettorale del 2019. Ma ormai appare questione di tempo. Difficile che il segretario arrivi indenne all’anno olimpico.

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