Pichetto d’onore

Di fronte al rischio che le nuove start-up innovative siano costrette a registrarsi dal notaio, il viceministro è andato su tutte le furie. Ed è arrivato a minacciare le dimissioni. Dal Mise assicurano che ora le acque si sono calmate. Resta però il problema di sanare 3.500 realtà.

Pichetto d’onore

Le linee di tensione interne al centrodestra si moltiplicano, entrano nella carne viva del governo Draghi e il Mise guidato dal leghista Giancarlo Giorgetti torna ad essere, almeno per qualche ora, una polveriera pronta a esplodere. Stavolta l’asse di scontro è tra il Carroccio e Forza Italia. A quanto risulta a Tag43, infatti, il viceministro berlusconiano allo Sviluppo economico, Gilberto Pichetto, è arrivato a minacciare le dimissioni di fronte al capo di gabinetto e al capo ufficio legislativo di Via Veneto sulla gestione del dossier che riguarda l’iscrizione al registro delle imprese delle start-up innovative.

Il senatore forzista, peraltro tesoriere del gruppo azzurro a Palazzo Madama, è andato su tutte le furie per un titolo del Sole 24 Ore secondo cui il “suo” ministro avrebbe ordinato il ritorno dai notai e l’addio alla registrazione gratuita presso le Camere di Commercio per le nuove Srl e Srls ad alto contenuto di innovazione. D’altronde Pichetto ci aveva messo la faccia dopo la sentenza del 29 marzo del Consiglio di Stato che aveva dato ragione ai notai e all’Assemblea di Unioncamere aveva garantito che non sarebbe caduta nel vuoto la richiesta per «l’iscrizione gratuita e digitale delle start-up innovative».

Il chiarimento con Giorgetti

Dal Mise fanno sapere che si è trattato soltanto di un misunderstanding, che Pichetto ha avuto modo di chiarirsi con Giorgetti e si è tranquillizzato dopo aver visto la precisazione a mezzo stampa del ministero di Via Veneto, secondo cui «il Mise non ordina nessun ritorno ai notai per le cosiddette start-up innovative» e che invece si sta ancora lavorando per «rendere semplici e sicure le procedure per l’avvio delle nuove imprese innovative» che tuttavia devono essere compatibili «con la sicurezza necessaria in sede di registrazione delle start-up». «Anche perché è una vicenda che riguarda diversi ministeri, non siamo noi a decidere in solitudine», liquidano le stesse fonti ministeriali.

perché c'è maretta al mise tra giorgetti e pichetto
Il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e il presidente del Consiglio Mario Draghi (Getty Images).

 

La svolta per i giovani imprenditori della new economy era arrivata con una norma parlamentare del 2015 e il successivo decreto Mise del 17 febbraio 2016 che consentiva alle start-up di costituirsi in forma interamente digitalizzata e senza atto notarile. Una possibilità che il Consiglio di Stato ha cancellato, almeno per ora, accogliendo il 29 marzo scorso il ricorso del Consiglio del Notariato che invece era stato respinto in sede di Tar del Lazio. La delusione dei player del settore per l’inversione di marcia è stata enorme, ma al danno si è aggiunta poi la beffa di un emendamento Pd alla legge di delegazione europea, approvata il 22 aprile. La norma recepisce la direttiva Ue del 2019, secondo cui dal prossimo primo agosto la costituzione delle imprese dovrà essere svolta in via telematica in tutti i Paesi dell’Unione, ma utilizza la dizione “con atto pubblico formato” che si configura come un chiaro assist ai notai e alla loro nuova piattaforma Notartel.

Verso l’ipotesi di una sanatoria per regolarizzare le 3.500 start-up già registrate

Dunque, si tratta di un ritorno al monopolio della categoria, seppur in forma digitale, e all’addio alla gratuità dell’iscrizione? E come sanare la situazione delle oltre 3.500 start-up innovative che intanto, in questi anni, si sono registrate gratuitamente seguendo le norme e ora rischiano la nullità ex post? Circa il pregresso, l’ipotesi che circola è quella di garantire la regolarizzazione alle imprese già costituite con un obolo da versare comunque ai notai alla prima occasione utile, che può essere rappresentata da una modifica allo statuto o dal primo bilancio depositato. Una soluzione che naturalmente il fronte dei fautori delle start-up potrebbe non accettare e che non sarebbe gradita nemmeno al viceministro Pichetto. Dal Mise si ribadisce a Tag43: «Il ministro Giorgetti ha subito incontrato i notai per dirimere la questione dopo la sentenza del Consiglio di Stato. Non c’è ancora una soluzione e si sta lavorando per garantire una iscrizione senza oneri o con un onere minimo». Naturalmente ci sarà differenza tra una sanatoria “senza oneri” o “con un onere minimo”. Vedremo. Giorgetti, c’è da dire, si è affrettato a incontrare i notai, ma non risulta abbia mai ancora interloquito con le associazioni rappresentative dell’ecosistema start-up e innovazione.

La battaglia per modificare la legge di delegazione europea

La palla è in ogni caso nel campo del governo, ma anche il fronte parlamentare si sta muovendo per modificare la norma della legge di delegazione europea. Il deputato M5s in Commissione Attività produttive Luca Carabetta, a sua volta startupper, aveva presentato un’interpellanza cui aveva risposto lo stesso Pichetto, il 16 aprile scorso, fresco di delega. Il parlamentare sta ora lavorando a un emendamento al Dl Sostegni bis che in sostanza sana senza oneri la situazione per le 3.500 imprese già registrate e offre due opzioni per le iscrizioni future: l’atto pubblico notarile oppure “la redazione dell’atto costitutivo mediante scrittura privata informatica, in conformità a modelli standard predefiniti”. Il dispositivo farebbe saltare il monopolio del notariato che con la sua piattaforma rischia di tagliar fuori imprese piccole e grandi in grado di fornire piattaforme e strumenti altrettanto sicuri. Nella formulazione in discussione l’emendamento ha una portata semplificatoria più ampia, perché si riferisce a tutte le Srl e Srls, non solo le start-up innovative, sulla scia della norma europea da recepire che non contiene alcuna specificazione in tal senso. «La cosa singolare è che la direttiva Ue nasce sulla scorta dell’esperienza italiana e poi invece noi siamo tornati indietro con la norma di recepimento», spiega Carabetta a Tag43. «Chiederò le firme a tutte le forze politiche: dobbiamo modificare adesso legge di delegazione europea, non possiamo perdere tempo. Mi aspetto un pieno sostegno dalla maggioranza».