Negli ultimi tre anni, complici lo scoppio della pandemia e i lockdown, il mercato delle piante da interno ha visto una crescita esponenziale. La nuova passione green ha sfruttato anche i vari social network, tanto che su TikTok si contano 6 miliardi di post all’hashtag #plantsoftiktok dispensatore di consigli per acquisti e per la cura. Spopolano infatti in Rete i Plant Parents (letteralmente, genitori delle piante), soprattutto fra i millennials della Generazione Z. Per quanto sembrerebbe un hobby ecologico, ha tuttavia risvolti negativi sul clima e sull’ambiente. Tanti infatti i danni collaterali che derivano dalla coltivazione e dal trasporto degli esemplari dalle campagne ai negozi di vendita al dettaglio. La Cnn li ha elencati fornendo anche i principali spunti per contrastare o ancor meglio prevenire il problema.
LEGGI ANCHE: Due libri per scoprire il potere delle piante fra droghe e veleni
Dalle torbiere ai fiumi, così il mercato delle piante da interno impatta sull’ambiente
«La coltivazione per le piante da interno è un processo molto intenso», ha detto alla Cnn Loren Oki, esperto di orticoltura ambientale all’Università della California. «Intensità e ricambio elevati richiedono fertilizzanti, acqua, energia e manodopera senza sosta». Basti pensare che, secondo recenti studi americani, solo in Usa ci sono 2300 coltivatori di vegetali da indoor per un mercato da quasi 700 milioni di dollari all’anno. Psicologi ed esperti del benessere sottolineano come un giardino curato migliori la salute personale e abbia effetti terapeutici sull’uomo alleviando lo stress quotidiano. Tuttavia, numerosi sono i rischi collaterali per il clima globale e l’ecosistema circostante. Innanzitutto, la richiesta di acqua mette a rischio le aree soggette a siccità. Non va meglio con i fertilizzanti, che prima di proteggere le specie nelle coltivazioni finiscono per inquinare i corsi d’acqua. Un rapporto californiano ha individuato protossido di azoto e nitrati nella baia di Chesapeake.

Le piante da interno richiedono un terriccio speciale, costituito principalmente da muschio di torba che trattiene umidità e sostanze nutritive. La sua raccolta intensiva però non aiuta le torbiere del mondo, prossime all’esaurimento per lo sfruttamento intensivo e gli incendi. Un fenomeno che rischia di avere un doppio risvolto negativo. Secondo Nature, le torbiere danneggiate non solo smettono di assorbire carbonio, ma ne emettono grandi quantità nell’atmosfera alimentando la crisi climatica. Fra i danni collaterali per la Terra non bisogna sottovalutare l’inquinamento da plastica monouso, fondamentale per il trasporto di piante e contenitori. Senza dimenticare le emissioni di gas e metano per i viaggi dalle campagne ai negozi di vendita al dettaglio e il successivo tragitto fino alle abitazioni private.
Acquisto a km 0 e fibra di cocco, le tecniche per una passione green
Nonostante un quadro all’apparenza negativo, gli esperti sottolineano diverse azioni per evitare o prevenire il problema. Innanzitutto è meglio puntare sull’acquisto a km 0, per limitare le emissioni durante i viaggi. «Fare scambi con i vicini e condividere i frutti del proprio hobby è semplice», ha suggerito Missy Bidwell che gestisce i Cornell Botanic Gardens di New York. Fra i consigli anche la sostituzione della torba con fibra di cocco e biochar, speciali residui di cenere di carbonio. Diversi canali social, soprattutto su TikTok tramite l’hashtag #plantsoftiktok, forniscono utili tutorial sulle tecniche di utilizzo e applicazione al proprio vivaio.

Il principale strumento per aiutare l’ambiente è però la conoscenza. Gli esperti sottolineano di studiare con attenzione i propri spazi in modo da acquistare le piante da interno più consone. Business Insider ha scoperto che la metà degli americani uccidono inconsapevolmente le piante per via di acquisti dettati solo dall’estetica. «Curare le specie vegetali è una missione complessa», ha concluso Bidwell. «Essere un buon Plant Parent è essenziale». Per questo, prima di seguire un consiglio online, è meglio studiare l’applicazione al proprio clima e ambiente tramite un agronomo per capire a quali specie è favorevole.