Aveva 39 anni Bohdan Bodak, morto lo scorso 20 gennaio a Leopoli, colpito un razzo russo nel Donbass. La sua potrebbe sembrare una delle tante storie di volontari ucraini rimasti vittime del conflitto, ma ha un retroscena ancora più particolare. Bohdan, infatti, si trovava dal 2000 in Italia e a raccontarne la scomparsa è stato il quotidiano Libertà di Piacenza, città che lo ha accolto per oltre un ventennio. Nel piacentino, infatti, si era stabilito con la madre, trovando lavoro nella logistica prima e come autotrasportatore poi, prima di sposarsi e mettere su famiglia con la moglie Natalia. Lascia lei e due figlie, entrambe nate in Italia.

La moglie racconta: «Per noi è un eroe»
Natalia, la moglie di Bohdan Bodak, racconta che è «come se avesse sentito il richiamo della sua patria in difficoltà. All’inizio non ho accettato questa sua scelta. Adesso spero che la guerra finisca per andare con le nostre figlie a festeggiare la vittoria dell’Ucraina sulla sua tomba, per noi è un eroe». La scelta dell’uomo è arrivata subito dopo l’inizio della guerra, ormai oltre un anno fa. E poi a novembre le prime ferite, a Kramatorsk nel Donbass. Nonostante il ricovero e il tempo passato in ospedale, ha poi deciso di tornare a combattere e si è ritrovato in prima linea, a causa delle gravi perdite degli avamposti. Lì, il 20 gennaio scorso, è stato colpito da un razzo russo.

Natalia: «Questa guerra è tragica»
Il racconto della moglie prosegue: «Avevamo il nostro lavoro, una famiglia come tante, con le nostre figlie che sono piacentine a tutti gli effetti. All’inizio ho provato a dissuaderlo da questa sua decisione di partire ed è stato un po’ come sentirsi abbandonati: perché rischiare la vita quando qui hai tutto? In una delle ultime telefonate ci disse che là era un inferno. Ma credo che in fondo lui si sentisse nel posto giusto. Le mie figlie continuano a piangere. Io sto cercando di far loro capire quanto generoso e coraggioso sia stato il loro papà. Questa guerra è tragica e vorremmo anche che la gente capisse quanto c’è bisogno del sostegno dell’Europa per ricacciare indietro l’invasore».