Gli scienziati li definiscono «sostanze chimiche eterne» e sfortunatamente sono ormai ovunque. Gli acidi perfluoroalchilici, noti più semplicemente come Pfas, in grado di cagionare malattie renali e tumori nell’uomo e hanno invaso ogni angolo del pianeta. Un nuovo studio di Stoccolma ha scoperto che gli oceani, dove si credeva potessero essere innocui, sono in realtà vettori della loro diffusione globale.
Pfas, cosa sono e quali danni possono causare a uomo e ambiente
Le sostanze perfluoroalchiliche fanno parte dei processi industriali già dagli anni Cinquanta. Questi acidi in forma liquida, tossici e difficili da smaltire in natura, costituiscono un componente fondamentale per la fabbricazione dei prodotti. Sono infatti responsabili dell’impermeabilità all’acqua della resistenza al calore. Ne fanno uso tutti i settori industriali, dalle aziende di imballaggio a quelle di abbigliamento, passando naturalmente per i cosmetici e i contenitori di beni alimentari. Come se non bastasse i Pfas non si decompongono naturalmente, e rimangono nell’ambiente praticamente per sempre. Per questo gli esperti li hanno definiti «Sostanza chimiche eterne». L’uomo ne può entrare in contatto in ogni modo: bevendo, mangiando o respirando subendone le gravi conseguenze.

Un nuovo studio dell’università di Stoccolma, disponibile sulla rivista Environmental Science & Technology, ne ha infatti spiegato l’ingresso nell’atmosfera e la ricaduta sulla superficie terrestre, evidenziando i loro spostamenti negli oceani grazie alla correnti marine. «I risultati sono preoccupanti», ha dichiarato Bo Sha, uno degli autori della ricerca. «Era convinzione comune che i Pfas, una volta finiti negli oceani, si sarebbero dilatati al punto da diventare innocui. Non è così».
Le sostanze sono presenti in uova di pinguino e orsi polari
Come ha evidenziato lo scienziato, i Pfas sono responsabili di quello che i ricercatori hanno definito «effetto boomerang», ossia schizzati in alto, viaggiano nell’aria, prima di tornare al suolo. Responsabile del fenomeno è il mare e, nello specifico, il moto ondoso. Che consente alle sostanze presenti nell’acqua di entrare nell’aria e percorrere, grazie ai venti, migliaia di chilometri prima di ritornare a terra.
La teoria è frutto di una ricerca del team di Stoccolma che, fra il 2018 e il 2020, ha raccolto oltre 100 campioni degli spruzzi marini ad Andøya, un’isola artica, e Birkenes, una città nel sud della Norvegia. Lo studio è stato effettuato a 380 metri al di sopra del livello del mare e a circa un chilometro dalle coste. Ha riscontrato così livelli di Pfas e ioni di sodio in perfetta correlazione, dimostrando un collegamento fra la diffusione delle sostanze e le onde del mare. L’esperimento conferma anche i ritrovamenti di sostanze perfluoroalchiliche in ogni angolo del globo, dalle uova di pinguino dell’Antartide agli orsi polari del circolo Artico.
Many of the per- and polyfluoroalkyl substances (PFAS) that end up in the ocean boomerang back to shore after they are re-emitted into air with the crashing of waves, shows a new study @AcesSthlmUni in Environmental Science & Technology. Photo: NILUhttps://t.co/lShE1sKlXZ pic.twitter.com/qr8BjEgwsA
— Stockholm University (@Stockholm_Uni) December 15, 2021
Il caso del Veneto e la relazione delle Nazioni Unite
Di recente, un referto dell’Onu aveva lanciato un allarme riguardante il Veneto, dove 300 mila persone sono entrate in contatto con le sostanze. «Gli abitanti hanno sofferto seri problemi di salute, come infertilità, aborto spontaneo e diverse forme di tumori», ha dichiarato Marcos Orellana, relatore speciale delle Nazioni Unite su sostanze e rifiuti tossici. Che ha puntato il dito contro le autorità, colpevoli di non aver avvertito per tempo del pericolo la popolazione, tanto che i cittadini ne hanno avuto notizia solo quando ormai la situazione aveva raggiunto un alto livello di criticità. «Sono seriamente preoccupato dalla dimensione dell’inquinamento da Pfas, è necessaria una rapida inversione di rotta».
🇮🇹 #Italy: @SRtoxics urges Italian authorities to redress the adverse impacts on the enjoyment of human rights of decades of industrialisation. The expert also calls on Italy to stop the export of pesticides that are banned in the European Union.
👉 https://t.co/LdY9p9M0bI pic.twitter.com/jPVAeBFD8X— UN Special Procedures (@UN_SPExperts) December 13, 2021