Il ritorno del pesce mano

Fabrizio Grasso
24/12/2021

Della specie non si avevano notizie da 22 anni, al punto che era stata inserita tra quelle a rischio estinzione. Ripreso da un video, l'animale deve il suo nome a delle protuberanze che ricordano gli arti umani.

Il ritorno del pesce mano

Non si avevano sue notizie dal 1999, tanto che era stato inserito fra gli animali in via di estinzione. Il pesce mano rosa, una delle 14 specie esistenti, ha di nuovo fatto capolino nel Tasman Fracture Marine Park, area protetta a largo della Tasmania. «Una scoperta entusiasmante», hanno commentato gli scienziati, che si sono imbattuti nell’esemplare per caso.

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L’ultimo avvistamento del pesce mano risale al 1999

Il pesce mano, parte della famiglia della rana pescatrice, deve il suo nome a due particolari estremità molto simili agli arti superiori dell’uomo che lo aiutano a muoversi lungo il fondale marino, oltre che per nuotare. Prima di oggi, l’avvistamento risaliva al 1999 sempre in Tasmania, ultima di un totale di cinque volte. La sua latitanza aveva convinto i ricercatori a classificarlo come specie in via di estinzione e invece è di nuovo riapparso.

L’esemplare, lungo appena 15 centimetri, è stato avvistato nel Tasman Fracture Marine Park. Si tratta di un’area protetta a largo della Tasmania grande quanto la Svizzera e famosa per ospitare vita fino a 4000 metri di profondità. A rilevare il pesce mano rosa è stata una telecamera dell’Università della Tasmania, impegnata a registrare immagini sulla vita di aragoste e piccoli pesci del parco a circa 120 metri di profondità. «Si tratta di una scoperta straordinaria che offre grande speranza per il futuro della specie», ha detto ad Abc Neville Barrett, biologo marino e ricercatore capo dell’università. «Dimostra che non vive solo in baie riparate a basse profondità, ma che ha esteso il suo habitat ben oltre quanto pensavamo in passato». Gli altri avvistamenti infatti riguardavano aree fra 15 e massimo 30 metri di profondità.

Per la prima volta, le immagini consentono studi più approfonditi

«Stavo osservando le immagini di un nostro video quando ho notato un pesce particolare», ha detto all’emittente americana Ashlee Bastiaansen dell’Istituto di studi antartici e marini dell’università. «Solo dopo un’attenta analisi ho notato le piccole “mani” sul fianco». Il pesce mano è infatti emerso da una piccola sporgenza della barriera corallina per via del disturbo di un’aragosta nelle vicinanze. Nel video si notano varie specie marine avvicinarsi a un’esca e il pesce mano, dopo aver guardato la scena, si allontana nuotando verso la telecamera.

«Abbiamo fra le mani un’immagine frontale unica, eccezionale», ha concluso Barrett. «Possiamo infatti misurarne le dimensioni e catalogare la specie. È entusiasmante poter approfondire gli studi grazie alle tecniche di ricerca moderne». È d’accordo anche Jason Mundy di Parks Australia. «Il fatto che il pesce mano viva all’interno di un’area marina ci conferma l’utilità che la salvaguardia delle specie può avere su tutto l’ecosistema», ha detto ad Abc. «Ci vorrà del tempo per aver un quadro più preciso, ma crediamo ci possa essere una discreta popolazione lì sotto».