Si è aggravato a 22 morti e centinaia di feriti il bilancio degli scontri fra manifestanti antigovernativi e polizia che stanno avvenendo in numerose città del Perù, a seguito della destituzione e dell’arresto del presidente Pedro Castillo. Le ultime tre persone decedute si sono registrate a Pichanaki, città sulla cordigliera andina centrale: oltre ai morti, negli scontri che si sono verificati nella zona sono rimasti feriti 43 civili e 9 agenti.

Centinaia di turisti non riescono a uscire dalla zona di Machu Picchu
Circa 300 turisti provenienti da tutto il mondo sono da giorni bloccati ad Aguas Calientes, cittadina termale incastonata nella ripida valle ai piedi di Machu Picchu, punto di partenza per le escursioni verso la fortezza inca: il servizio ferroviario è stato interrotto e il treno (solitamente da Cusco) è appunto l’unico mezzo con cui è possibile raggiungere questa remota valle del Perù. «Abbiamo chiesto al governo di aiutarci con l’ausilio di elicotteri per evacuare i turisti. L’unico modo per entrare e uscire dalla città è il treno, e questi servizi sono sospesi fino a nuovo avviso», ha detto il sindaco di Aguas Calientes, Darwin Baca.

Le quattro italiane bloccate sul bus sono a Cusco
Dopo essere state trasferite in un ostello vicino al villaggio di Checacupe a seguito dell’intervento dell’ambasciata d’Italia, le quattro ragazze italiane rimaste bloccate per 36 ore su un bus nel bel mezzo delle proteste sono giunte a Cusco in auto, scortate dalla polizia peruviana: da qui proseguiranno probabilmente per via aerea verso Lima.
L’appello alla calma della nuova presidente Boluarte
L’ex presidente Castillo è stato messo sotto accusa e arrestato il 7 dicembre dopo aver annunciato il suo piano per sciogliere il Congresso. Da allora si sono moltiplicate le proteste nel Paese. La presidente Dina Boluarte, fino a pochi giorni fa vice di Castillo, ha rivolto un appello alla calma e imposto un coprifuoco di almeno cinque giorni in 15 province.