A Taquile, in Perù, il valore di un uomo non si misura dalla bravura nella pesca o nella caccia ma dal talento nel lavoro a maglia. Famosa per i suoi tessuti, sull’isola i tradizionali ruoli di genere sembrano sovvertiti. Mentre le donne si occupano delle pecore, da cui ricavare la lana, gli uomini tessono coi ferri i coloratissimi chullos, tradizionali cappelli lavorati a mano. Vere e proprie opere d’arte che, se da un lato, consentono agli artigiani di dare sfogo alla loro creatività, dall’altro sono il simbolo più esplicito del loro stato civile o la metafora di sogni e aspirazioni. Un’usanza, quella del lavoro a maglia, che da oltre 500 anni gli isolani cercano quotidianamente di preservare. E che, anche nel resto del mondo pare essere immune ai segni del tempo. Come dimostrato dal tuffatore britannico Tom Daley che, durante le Olimpiadi di Tokyo, è stato ripreso proprio mentre sferruzzava sugli spalti.
Un’integrità preservata a fatica
Praticamente isolati fino al 1950, gli abitanti di Taquile sono riusciti, seppur a fatica, a proteggere la loro integrità culturale e uno stile di vita essenziale. La loro economia si basa essenzialmente su agricoltura, allevamento e pesca lacustre e, a partire dagli Anni ’70, anche sul turismo, con decine di migliaia di visitatori che, ogni anno, esplorano i villaggi e acquistano come souvenir i prodotti dell’arte tessile, proclamata nel 2005 patrimonio Unesco e legata alle antiche civiltà Inca, Pukara e Colla. Oggi, oltre al presidente dell’isola Juan Quispe Huatta, sono sette gli uomini riconosciuti come Maestri della tessitura. Ai bambini di Taquile viene insegnato a lavorare a maglia all’età di cinque o sei anni. La tradizione viene tramandata di padre in figlio e il primo chullo a cui il ragazzino lavora è completamente bianco. Soltanto in un secondo tempo e quando sarà più abile e competente passerà alla lana colorata, trattata con piante locali e minerali. Il processo di apprendimento è molto lento, così come quello di lavorazione dei cappelli. Anche i più esperti hanno bisogno di oltre un mese per finirli, dato il tempo necessario a realizzare tutti quei ricami così rifiniti e intricati.
Un matrimonio sugellato dal chullo
Oltre a essere uno dei simboli più importanti del costume locale, il chullo ha un ruolo fondamentale nella nascita delle coppie. Gli uomini, infatti, vengono scelti dalle loro potenziali compagne in base alla loro capacità di confezionare un berretto con aghi sottilissimi, quasi invisibili. Il partner perfetto è in grado di ultimare un chullo capace di contenere una certa quantità di acqua per una distanza più o meno lunga, senza lasciarsi scappare neppure una goccia. «Le ragazze che cercano un fidanzato o un marito fanno una selezione proprio in base al cappello», ha spiegato alla Bbc il presidente dell’isola Juan Quispe Huatta, «Averne uno di qualità, ti assicura molte più chance di trovare una ragazza». Il copricapo, oltre che dalle fanciulle in cerca d’un compagno, viene spesso valutato anche dai suoceri. Che, davanti a tutta la famiglia della sposa, devono dimostrare che il loro chullo è resistente perché perfettamente in grado di trattenere l’acqua. Ogni chullo è personalizzato da chi lo lavora ma l’iconografia e i colori si ripetono. Le immagini più frequenti sono quelle legate alla dimensione bucolica o ad animali come il condor, la pecora e l’airone. La lana rossa è un richiamo al sangue degli antenati, quella blu, invece, un omaggio a Mama Concha, il lago che alimenta e garantisce la sopravvivenza della comunità. Il copricapo non rimane uguale per tutta la vita. Al cambiare della situazione coniugale della persona, ovviamente, varia. Quando un ragazzo si sposa, divorzia o acquisisce un ruolo di prestigio nella gerarchia sociale, ecco che subentra un nuovo chullo. I prescelti che portano avanti la tradizione del lavoro a maglia l’hanno già tramandata ai loro figli. «Tutto ciò deve rimanere vivo nelle nostre menti e nelle nostre abitudini», ha aggiunto Huatta. «Va bene abbracciare la modernità, dobbiamo accettarne i cambiamenti, ma senza mai dimenticare da dove veniamo». Perché, a Taquile, un uomo è tale se lavora a maglia.