Dal Perù al Brasile, le conseguenze in Sud America della guerra in Ucraina
Il Sud America fa i conti con l'eco della guerra. L'aumento dei prezzi di carburante e fertilizzanti ha indotto il presidente peruviano a introdurre il coprifuoco nella Capitale. In Brasile, Bolsonaro vuole sottrarre le terre agli indigeni per sfruttare le riserve di potassio.
Cittadini reclusi in casa, per evitare che prendano parte alle proteste. È l’ultimo provvedimento del presidente peruviano Pedro Castillo, per arginare le manifestazioni esplose in seguito all’aumento del prezzo di carburante e fertilizzanti causato dalla guerra in Ucraina. Ma la situazione è tesa anche in Brasile, dove Jair Bolsonaro, con il pretesto di accaparrarsi materie prime, sta provando a sottrare le terre alle comunità indigene. A Lima, il coprifuoco è stato annunciato in diretta tv nei giorni scorsi. È durato dalle due di lunedì e la mezzanotte di martedì, allo scopo «di proteggere i diritti fondamentali di tutte le persone», ha detto il presidente. «Per rispondere agli atti violenti organizzati da alcuni gruppi, colpevoli di aver bloccato il transito sulle strade in entrata e in uscita dalla Capitale». Ma il provvedimento, come prevedibile, ha suscitato ampie critiche. Una scelta definita «eccessiva e improvvisata, assolutamente sproporzionata» dagli attivisti peruviani a sostegno dei diritti umani.

Oltre la guerra in Ucraina, i problemi del presidente peruviano Pedro Castillo
Ma anche un segno di un potere sempre più instabile. Castillo in otto mesi è infatti sopravvissuto a due tentativi di impeachment, ha cambiato quattro esecutivi e 45 ministri, un record nella storia del Paese. «Il suo incarico è garanzia di malgoverno e mantenimento di un sistema fondato sulla corruzione», ha spiegato al Guardian il politologo Fernando Tuesta, per il quale l’unica soluzione sarebbero nuove elezioni da tenere dopo l’introduzione di una riforma del sistema. Intanto, a causa dei disordini, si contano già quattro morti, mentre sono sempre più feroci gli scontri tra cittadini e polizia. Che ha risposto con i lacrimogeni a quanti hanno provato a saccheggiare negozi e palazzi delle istituzioni al centro di Lima. Le scuole sono rimaste chiuse mercoledì. Ennesimo duro colpo a un’istruzione già piegata dalla didattica a distanza imposta dalla pandemia. Sullo sfondo un’inflazione che ha toccato il massimo da 26 anni a questa parte, con un aumento dei prezzi al consumo dell’1,48 per cento solo nell’ultimo mese. Il problema, in un paese a forte trazione agricola, riguarda soprattutto i fertilizzanti importati per una quota pari a 1,2 milioni di tonnellate ogni anno.
Castillo, il coprifuoco nel giorno dell’anniversario dell’autogolpe del 1992
Ex insegnante, Castillo ha vinto per un soffio le ultime elezioni battendo la figlia del vecchio presidente Keiko Fujimori. Un successo maturato con l’appoggio decisivo delle comunità rurali. Le stesse che da due settimane conducono le proteste, chiedendo al governo di calmierare i prezzi. Contro di lui, gli oppositori evocano anche uno storico precedente. Il coprifuoco, infatti, coincide con l’autogolpe del 5 aprile 1992. Allora, il presidente Alberto Fujimori, oggi in carcere, a causa della crisi economica sciolse il congresso e invio in strada i carri armati. A novembre, un successivo tentativo di colpo di Stato orchestrato dal generale Jaime Salinas Sedó venne sventato, i responsabili arrestati e Fujimori sfruttò la vicenda per governare con maggiore durezza.

Bolsonaro e l’espropriazione delle terre agli indigeni con il pretesto delle riserve di potassio
La situazione resta difficile anche in Brasile. Qui, secondo gli oppositori, il presidente Jair Bolsonaro starebbe sfruttando le ripercussioni del conflitto in Europa per accelerare l’approvazione di una legge che consentirebbe l’espropriazione delle terre agli indigeni a fini commerciali. «La crisi tra Ucraina e Russia ci sta consegnando una grande opportunità», ha affermato Bolsonaro lo scorso mese. Il presidente ha spiegato come fosse necessario un maggiore sfruttamento delle riserve di potassio presenti in alcune aree del Brasile per compensare lo stop alle esportazioni di fertilizzanti deciso dalla Russia. A sentire gli esperti, tuttavia, tali materie si troverebbero solo in minima parte nelle aree occupate dagli indigeni. «È un pretesto», ha affermato Márcio Astrini, segretario esecutivo dell’Osservatorio climatico brasiliano, rete di gruppi ambientalisti. «Bolsonaro sta sfruttando la situazione per accelerare le procedure su un disegno di legge che obbedisce ad altri interessi. Vuole sottrarre queste terre alle comunità locali e privatizzarle». È il motivo per cui a Brasilia le proteste vanno avanti da dieci giorni.