Il tema delle pensioni resta sempre molto caldo in Italia, con il governo che nella legge di bilancio 2023 ha previsto nuove regole ed agevolazioni mirate a permettere a chi ne ha i requisiti di anticipare il pensionamento. A queste misure se ne contrappongono altre, spesso celate dietro emendamenti, con le quali lo Stato prevede la permanenza del lavoratore nel suo impiego anche oltre l’età pensionabile. L’ultimo, in tal senso, riguarda un allungamento della vita lavorativa, su base volontaria, per i dipendenti pubblici fino a 70 anni d’età.

Pensioni per i dipendenti pubblici a 70 anni
L’emendamento che prevede questo prolungamento volontario è stato presentato da Domenico Matera di Fratelli d’Italia ed è tra i segnalati nelle commissioni Affari Costituzionali e Bilancio del Senato. Entrando più nello specifico, questa misura prevedrebbe che i dipendenti pubblici che hanno raggiunto i 67 anni di età (soglia necessaria per la pensione d’anzianità) ma non i 36 anni di contributi, «possono, su base volontaria, richiedere che la permanenza in servizio prosegua fino al raggiungimento del settantesimo anno di età». È tuttavia previsto che l’amministrazione pubblica presso la quale il dipendente presta servizio possa accogliere o meno la richiesta del lavoratore e che, dal prolungamento della carriera nel servizio pubblico, non si vengano a creare «nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica».

Altri emendamenti che spostano in avanti l’età pensionabile
Come detto anche in precedenza, questo sulla carriera dei dipendenti pubblici non è l’unico emendamento che prevede un allungamento dell’età pensionabile per alcune categorie di lavoratori. Di recente, infatti, una misura molto simile è stata presentata per spostare in avanti su base volontaria l’età pensionabile per i medici, siano questi convenzionati e dipendenti, ospedalieri o universitari. In questo caso la pensione potrebbe arrivare per scelta del lavoratore fino a 72 anni, oggi 67 anni, elevabili a 70 su richiesta del lavoratore.