Il grande tennis femminile non tornerà in Cina finché non verrà fatta luce sul caso di Peng Shuai, la giocatrice di cui si erano perse le tracce sul finire del 2021, dopo le accuse di violenza sessuale rivolte all’ex vicepremier Zhang Gaoli. Il WTA Tour si è tenuto alla larga dalla Repubblica Popolare nel 2022 e, se le cose non cambieranno, lo farà anche nel 2023. Come comunicato alla Reuters, infatti, nessun rappresentante del massimo organismo del tennis femminile ha ancora incontrato di persona l’ex numero uno mondiale di doppio, da quando è brevemente scomparsa (e poi riapparsa).

Il post su Weibo e la misteriosa scomparsa
Il 2 novembre 2021, Peng Shuai aveva pubblicato un lungo messaggio sul social network cinese Weibo, accusando di violenza sessuale (avvenuta una decina di anni prima) Zhang Gaoli, ex vicepremier cinese e membro di alto rango del Partito Comunista Cinese. Il post era stato rimosso da Weibo a 20 minuti dal caricamento, ma tanto era bastato per sollevare un polverone: mai un membro dei vertici del PCC aveva ricevuto simili accuse. Da quel momento, per due settimane non si ebbero notizie di Peng Shuai. Il silenzio dell’atleta fece temere per la sua incolumità. In quei giorni concitati, in cui su Twitter spopolò l’hashtag #WhereIsPengShuai, la Chinese Tennis Association informò la WTA, che aveva ha invocato un’indagine indipendente e prove della sua libertà da condizionamenti, che la giocatrice era al sicuro. In risposta, il capo Steve Simon (contattato anche per email dalla giocatrice) precisò che nessuno associato alla WTA, compresi funzionari e giocatori attivi, era stato in grado di raggiungerla direttamente per confermare il suo status.
Le apparizioni in video, le interviste e il ritiro
Il 20 novembre vennero diffusi due video ritraenti Peng Shuai in un ristorante a Pechino, seguiti da altri due filmati dell’atleta durante un evento tennistico. Il giorno successivo, Peng Shuai prese parte a una videochiamata con alcuni membri del Comitato Olimpico Internazionale dalla propria abitazione a Pechino, confermando di essere al sicuro. Questo non bastò alla WTA, che a inizio dicembre prese la storica decisione di cancellare tutti i tornei in Cina (Hong Kong compresa) per violazione dei diritti sulle donne.

Successivamente Peng Shuai aveva concesso un’intervista alla stampa cinese, dichiarando di non essere mai scomparsa e che tutta la situazione creatasi attorno a lei fosse frutto di un enorme malinteso. Ma niente passo indietro da parte della WTA. La sua ultima apparizione pubblica risale ai Giochi Olimpici Invernali di Pechino, evento durante il quale la tennista ha ribadito di essere sempre stata libera, questa volta parlando con L’Équipe. Durante l’intervista, ha inoltre annunciato il ritiro dall’attività agonistica. Da allora il caso è passato in sordina e non si è saputo molto. Contattato sempre dal quotidiano sportivo francese, ad agosto il capo dello staff del comitato olimpico cinese ha detto di Peng Shuai: «Attualmente sta trascorrendo del tempo nella sua casa a Pechino per via della pandemia di Covid-19, che sta mettendo in ginocchio l’intero Paese. Mi risulta che sia regolarmente in contatto con il CIO e che voglia recarsi in Europa non appena la situazione da un punto di vista sanitario lo permetterà». Ma che sia in contatto con il Comitato Olimpico Internazionale o con la Women’s Tennis Association non basta.

La WTA non riesce a parlare con l’ex atleta
Il fatto è che la Women’s Tennis Association vorrebbe sapere da Peng Shuai in persona, dal vivo. Ad oggi, il calendario dei tornei WTA del 2023 è stato deciso fino a settembre (ultimo torneo l’Open delle Puglie, 4-10 del mese) ovvero per tutta la parte dell’anno precedente ai consueti tornei in Asia. «Un ritorno nel Paese richiederà una risoluzione della situazione di Peng Shuai, che ha compiuto un passo coraggioso nel farsi avanti pubblicamente con l’accusa di essere stata aggredita sessualmente da un alto leader del governo cinese», ha comunicato il massimo organismo del tennis femminile. «Come faremmo con tutti i nostri giocatori a livello globale, abbiamo chiesto un’indagine formale sulle accuse da parte delle autorità competenti e un’opportunità per la WTA di incontrare Peng – in privato – per discutere della sua situazione». Porte lasciate aperte, in vista di una possibile soluzione. Nel frattempo, la chiarezza è stata anteposta a tutto, persino ai soldi: la sospensione dei tornei in Cina costerà alla WTA centinaia di milioni di dollari in trasmissioni e sponsorizzazioni. In teoria sarebbe ancora in vigore infatti il ricchissimo contratto con la città di Shenzhen per ospitare per dieci anni le WTA Finals, che in Cina si sono disputate solo per la prima delle edizioni previste, nel 2019, con un montepremi da record.

Nuove proteste attese in Australia
Ex numero uno del mondo in doppio, Peng Shuai compirà 37 anni l’8 gennaio. Ha vinto, insieme a Su-Wei Hsieh, due titoli del Grande Slam: Wimbledon (2013) e Roland Garros (2014). In singolare il suo massimo risultato raggiunto è stata la semifinale del 2014 agli US Open. Come detto, si è ritirata a febbraio 2021, tre mesi circa dopo aver puntato il dito contro Zhang Gaoli. Il caso di Peng Shua sta già accendendo la vigilia dell’Australian Open, torneo che inizierà il 16 gennaio. A differenza dello scorso anno, non ci sarà il divieto alla vendita delle magliette con lo slogan “Where is Peng Shuai?”, rimasto brevemente in vigore nella scorsa edizione dello Slam.