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Gaoli amari

L’ex vicepremier cinese, in carica fino al 2018, è accusato dalla star del tennis Peng Shuai di violenza sessuale. È il primo scandalo del genere per un alto funzionario del Paese. Immediatamente cancellato il post di denuncia e attivata la macchina della censura.

4 Novembre 2021 12:53 Redazione
L'ex campionessa cinese di tennis Peng Shuai ha accusato il vice premier Zhang Gaoli, in carica fino al 2018, di violenze sessuali

Un’accusa di violenza sessuale, rivolta via social all’ex vicepremier cinese e immediatamente censurata. Si copre di mistero la vicenda riportata dalla Cnn che riguarda l’ex campionessa di tennis cinese Peng Shuai. Vincitrice con la compagna di Taiwan del doppio a Wimbledon nel 2013 e del Roland Garros l’anno successivo, martedì scorso ha accusato Zhang Gaoli, in carica fino al 2018, di averle fatto pressione per ricevere prestazioni sessuali. La notizia arriva tramite alcuni screen, in quanto il post pubblicato alle 22 è sparito nel giro di mezz’ora. Impossibile inoltre, spiega l’emittente americana, ricevere spiegazioni da entrambi le parti, che rimangono chiuse nel silenzio. Rimane però il testo immortalato dalle fotografie, una sorta di lettera aperta, indirizzata all’uomo, oggi 75 enne: «Perché mi hai dovuto portare a casa e costringere a fare sesso con te? Mi chiedi di avere prove, ma non ne ho, perché era semplicemente impossibile averne. Non ho parole per descrivere quanto mi sentissi disgustata. Mi sento tuttora un cadavere che cammina. Ogni giorno mi domando chi sia realmente».

Una relazione tossica iniziata oltre dieci anni fa, ma poi bruscamente interrotta quando l’uomo, a capo del partito comunista di Tianjin è diventato membro del comitato permanente del Politburo a Pechino. Poi all’improvviso il ritorno, tre anni fa, con un invito a una partita di tennis da giocare nella Capitale cinese. Dopo il match, Zhang e la moglie avrebbero riaccompagnato Peng a casa, dove l’uomo l’avrebbe costretta a fare sesso. «Non ero d’accordo e piangevo. Dopo la cena, Zhang ha insistito molto», finché Peng non ha ceduto. «Ero in preda al panico. Avevo paura. Ho accettato nel ricordo dei sentimenti provati per te sette anni fa». Successivamente sarebbe nata una relazione extraconiugale fra i due. Caratterizzata, però da «ingiustizie e insulti». Quindi il nuovo abbandono. La donna, come accennato, non avrebbe prove, ma ha raccontato del costante timore di Zhang di essere registrato.

L’immediata censura cinese al post di Peng

Se le accuse di Peng sono diventate virali, ancora più veloce è stata la censura. Mai vista nel Paese per casi del genere. Detto della sparizione lampo del post, oscurati sono stati i social e le chat private in cui lo sfogo ha preso in fretta a circolare. L’account verificato della tennista, poi, con oltre mezzo milione di follower pur rimanendo online, non si riesce a rintracciare tramite ricerca. Chiuse anche le sezioni commenti sotto i post precedenti. Sorte identica è toccata persino a una pagina di tennis. Non finisce qui perché su Douban, sito web cinese di recensioni di film, sono stati impediti i commenti. Sospeso, infine, il programma televisivo coreano dal titolo Il primo ministro e io, in quanto gli utenti lo avevano usato per discutere la vicenda Peng. Una politica in netto contrasto con casi simili, come quello occorso alla popstar canadese cinese Kris Wu. Allora si permise allo scandalo di viaggiare forte sui social e anche i media non persero occasione di sottolineare la deprecabile moralità dell’uomo. Quest’ultimo, benché si fosse dichiarato sempre innocente, successivamente venne arrestato con l’accusa di stupro.

La prima volta che viene denunciato per violenze sessuali alto funzionario del governo cinese

In generale sono diversi tra accademici, celebrità e membri delle Ong, coloro che sono stati denunciati delle vittime di abusi, specie da quando il #MeToo cinese ha acquistato maggiore cassa di risonanza. È la prima volta, tuttavia, che lo scandalo raggiunge un membro di spicco del governo. Un’eccezionalità testimoniata anche dalle parole di Lv Pin, nota attivista cinese per i diritti delle donne e ora residente a New York: «Dobbiamo renderci conto di quanto sia straordinaria la scelta di Peng Shuai di parlare. Poche persone avrebbero avuto il coraggio di farlo. Le conseguenze, infatti, potrebbero riversarsi non solo su di lei, ma anche sulla famiglia». Una scelta che potrebbe ispirare altre a fare lo stesso. «È una donna eccezionale, un esempio per l’intera Cina. Grazie a lei, tante donne, oggi spaventate, possono trovare il coraggio di denunciare. È normale siano tutti in ansia, ma sarà proprio la grande risonanza pubblica a darle protezione».

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