L’infortunio patito a Cortina da Sofia Goggia ha costretto la delegazione italiana a Pechino al cambio di portabandiera last minute. Nel corso della cerimonia d’apertura dei Giochi Olimpici Invernali, non è stata dunque la sciatrice bergamasca a sfilare davanti a tutti con il tricolore, bensì l’amica e snowboarder Michela Moioli, oro a Pyeongchang 2018. Allora, il ruolo era toccato alla pattinatrice di short track Arianna Fontana, che poi salì sul gradino più alto del podio e, adesso, quattro anni dopo rimane accreditata a ripetersi. Già vincitrice di quattro bronzi e un argento spalmati su tre edizioni, in Corea del Sud ha ottenuto l’oro nei 500 metri, il bronzo nei 1000 e l’argento nella staffetta tremila metri.
Sochi 2004, Armin Zöggeler portabandiera azzurro
A Sochi 2014, il portabandiera azzurro era stato Armin Zöggeler, vera e proprio leggenda dello slittino. In Russia, per la prima volta dal 1980, l’Italia non ha vinto alcuna medaglia d’oro, conquistando invece due argenti e sei bronzi: il terzo posto nello slittino singolo ha permesso al 40enne Zöggeler di diventare, però, il primo atleta nella storia olimpica (sia estiva che invernale) a ottenere una medaglia individuale, nella stessa disciplina, in sei edizioni consecutive dei Giochi.

Due Kostner portabandiera, ma una medaglia
Giorgio Di Centa, fratello dell’altra leggenda del fondo azzurro Manuela, è stato il portabandiera a Vancouver 2010. Nel suo palmares figurano due ori olimpici, più un argento: nessuna di queste tre medaglie è stata però ottenuta nella rassegna canadese. Niente da fare nemmeno per Carolina Kostner, grande speranza azzurra alle Olimpiadi di casa di Torino 2006: incaricata di reggere il vessillo a soli 19 anni, la pattinatrice artistica su ghiaccio si è classificata appena nona, a causa di di una caduta sulla combinazione triplo flip-triplo toe-loop nel programma corto. Sicuramente meglio era andata nel 2002 alla cugina Isolde Kostner, discesista scelta come portabandiera ai Giochi Olimpici di Salt Lake City. Tra le sciatrici italiane più forti di sempre e doppia medaglia di bronzo (discesa libera e supergigante) a Lillehammer 1994, nello Utah ha ottenuto infatti l’argento nella discesa libera. A proposito di Lillehammer, in Norvegia aveva vinto l’oro nello slittino singolo Gerda Weissensteiner. Scelta come portabandiera a Nagano 1998. Nel Paese del Sol Levante, però, Giappone si è piazzata appena nona, peggior risultato dell’intera stagione. Successivamente passata al bob, ha vinto il bronzo a Torino 2006, entrando nella ristretta cerchia di atleti capaci di salire sul podio olimpico in due sport differenti.

Tomba portabandiera a Albertville, quattro anni dopo aver fermato Sanremo
Ed eccoci finalmente a Lillehammer. In Norvegia, la portabandiera fu Deborah Compagnoni, prima atleta nella storia dello sci alpino ad aver vinto una medaglia d’oro in tre diverse edizioni dei Giochi olimpici invernali: supergigante ad Albertville 1992, slalom gigante a Lillehammer 1994, slalom gigante a Nagano 1998. Ad Albertville 1992, il nostro portabandiera è stato Alberto Tomba. Considerato uno dei più grandi specialisti delle prove tecniche di tutti i tempi, dopo le imprese di Calgary (il 27 febbraio 1988 il Festival di Sanremo si fermò per lasciare spazio in tv alla seconda manche dello slalom speciale), in Francia “Tomba la Bomba” vinse l’oro nello slalom gigante e l’argento nello slalom speciale.
Hildgartner e Thoeni, gli unici atleti scelti in due edizioni diverse
A Calgary 1988 e Sarajevo 1984, il portabandiera italiano è stato Paul Hildgartner. Unico slittinista capace di vincere l’oro tanto nel singolo quanto nel doppio a Olimpiadi, Mondiali e Europei, in Canada rimase sorprendentemente a bocca asciutta, dopo il primo posto arrivato nell’allora Jugoslavia. L’oro nel doppio per Hildgartner era arrivato a Sapporo nel 1972, nell’edizione in cui Gustav Thöni ottenne l’unico oro a cinque cerchi (slalom gigante) della carriera. Lo sciatore altoatesino, riconosciuto fenomeno assoluto della disciplina, è stato portabandiera sia a Lake Placid 1980 che a Innsbruck 1976: solo ottavo posto nello slalom speciale negli Stati Uniti, argento invece in Austria quattro anni prima (slalom speciale). Nell’edizione giapponese del 1972 il portabandiera italiano è stato il bobbista Luciano De Paolis: nessuna medaglia a Sapporo dopo la doppietta (bob a due e a quattro) di Grenoble 1968, sempre come frenatore.

Monti, esempio di sportività a cinque cerchi
La portabandiera di Grenoble 1968, ovvero la sciatrice Clotilde Fasolis aveva appena 16 anni e mezzo quando sfilò nel corso della cerimonia d’apertura: nella sua unica presenza olimpica, gareggiò in tutte le specialità, senza ottenere risultati di rilievo. Sei invece le medaglie messe al collo dal bobbista Eugenio Monti. Due ori a Grenoble, due argenti a Cortina 1956, due bronzi a Innsbruck 1964, quando fu portabandiera. Nel corso di questa rassegna a cinque cerchi si distinse per un episodio di sportività che gli valse la medaglia Pierre de Coubertin: all’equipaggio britannico si era rotto un bullone e Monti prestò loro il suo. Tony Nash e Robin Dixon vinsero la medaglia d’oro, mentre Monti e Sergio Siorpaes presero la medaglia di bronzo.
Romanin, la prima donna portabandiera della nazionale olimpica
Nel 1960 a Squaw Valley, California, il portabandiera azzurro fu Bruno Alberti, sciatore che non riuscì ad arrivare sul podio. Identica sorte per il saltatore con gli si Benito “Tito” Tolin, 33esimo nella gara dal trampolino normale di Cortina d’Ampezzo 1956. Quattro anni prima, a Oslo, Fides Romanin scrisse il suo nome nella storia del nostro sport, in quanto prima donna portabandiera della nazionale olimpica italiana. Insieme a Ildegarda Taffra, fu anche la prima atleta azzurra a partecipare a una gara olimpica di sci di fondo: arrivò 17esima nella 10 chilometri.
I portabandiera delle prime edizioni dei Giochi invernali
A Sankt Moritz 1948, il nostro portabandiera fu lo sciatore della Montagna pistoiese Vittorio Chierroni:
ferito nel corso della Seconda guerra mondiale, dopo il conflitto prese parte ai V Giochi olimpici invernali, senza ottenere tempi da podio. Lo stesso era successo nel 1936 a Adriano Guarnieri, portabandiera nell’edizione prebellica di Garmisch Partenkirchen: per lui 17esimo posto nella gara di combinata, l’unica nel programma dello sci alpino. A Lake Placid 1932 il portabandiera Erminio Sertorelli gareggiò nella 50 chilometri di sci di fondo, chiudendo al 12esimo posto. Stessa gara e risultato peggiore (21esimo) per Ferdinando Glück, portabandiera a Sankt Moritz 1928. Infine, andando a ritroso, eccoci a Leonardo Bonzi, portabandiera a Chamonix 1924, prima edizione delle Olimpiadi invernali: partecipò alla gara di bob a quattro, senza terminare la prova. Decenni dopo, proprietario di un appezzamento di terra a Segrate, vendette all’Edilnord di Berlusconi l’area dove sarebbero poi sorte Milano 2 e l’ospedale San Raffaele.