Dai capigruppo ai governatori: i primi scossoni dell’era Schlein

Stefano Iannaccone
28/02/2023

La rivoluzione di Elly Schlein parte dai capigruppo. Alla Camera la partita è tra Braga e Gribaudo. Al Senato in pole resiste Boccia. Scendono le quotazioni di Di Biase e Zingaretti. Mentre fuori dai Palazzi, De Luca ed Emiliano difficilmente correranno per un terzo mandato in Campania e Puglia. Lo scenario.

Dai capigruppo ai governatori: i primi scossoni dell’era Schlein

Un primo segnale di cambiamento nel Partito democratico di Elly Schlein arriva dai gruppi di Camera e Senato. Ma è solo un passo iniziale propedeutico alle prossime scadenze, quelle più importanti, a cominciare dalle Europee del prossimo anno e ancora oltre alle Regionali del 2025. Senza spostare lo sguardo troppo in là, però, è necessario sciogliere subito dei nodi. Le attuali presidenti dei deputati e dei senatori, rispettivamente Debora Serracchiani e Simona Malpezzi, sono destinate a essere sacrificate sull’altare del rinnovamento: la loro nomina risale alla scorsa legislatura, in seguito all’insediamento di Enrico Letta al vertice della segreteria, quando volle due donne in posti chiave. Dopo le elezioni ha optato per la continuità: aveva già annunciato le dimissioni e ha preferito non mettere mano alla questione. Serracchiani e Malpezzi pagano anche dazio al fatto di non essere state al fianco della neo-segretaria nella corsa congressuale, quindi rimetteranno il mandato nelle mani della leader.

TvBoy ha omaggiato Elly Schlein con un murale che celebra la sua vittoria alle primarie del Pd. La raffigurazione in zona Navigli a Milano.
Elly Schlein (Getty Images)

Capigruppo: al Senato in pole Boccia, alla Camera si fanno largo Braga e Gribaudo

«Tutti i segretari decidono di cambiare i capigruppo, perché è giusto avere dei profili più affini alla strategia politica seguita», spiega a Tag43 una fonte parlamentare dem, vicina a Schlein. «Ancora di più lo farà chi si è presentata con le intenzioni di rivoluzionare il partito», è l’altro pezzo del ragionamento. Il punto è capire con chi: le quotazioni di Michela Di Biase, moglie dell’ex ministro e sponsor di Schlein Dario Franceschini, sono date in calo, così come non convince del tutto l’ipotesi di piazzare Nicola Zingaretti nel ruolo di capogruppo. È un profilo ingombrante, di sicuro non una figura di rinnovamento. «Anche se con il pacchetto Zingaretti a Montecitorio e Boccia al Senato si potrebbe chiudere la vicenda, concedendo un ruolo visibile ad alcune personalità di spicco». Ma se Francesco Boccia capogruppo a Palazzo Madama pare una decisione in consolidamento, nell’altro ramo del Parlamento è tutto da decifrare. Tra gli altri nomi ci sono quello di Chiara Braga, deputata ancora giovane (ha 44 anni) ma con una lunga esperienza alle spalle, essendo alla quarta legislatura e di Chiara Gribaudo. L’altra opzione è l’amo gettato nel campo degli ex renziani, con la proposta ad Anna Ascani o Simona Bonafè. Di fronte all’opzione, però, c’è chi non è entusiasta: «Va bene l’unità, ma serve chiarezza». Insomma, meglio nomi più vicini alla leader del Pd.

Regionali in Lazio, gli ostacoli l'alleanza Pd-M5s
Francesco Boccia (da Fb).

De Luca si allontana dal terzo mandato in Campania dove prende quota l’operazione Fico

Ma non solo le due capogruppo saranno messe in disparte. Sui territori la dottrina Schlein sarà all’insegna del cambiamento. Soprattutto in Campania, alle Regionali, Vincenzo De Luca dovrà salutare le ambizioni di ricandidatura a caccia del terzo mandato. Troppo ingombrante e troppo inviso a Marco Sarracino, uno degli uomini chiave della mozione della nuova segretaria. Peraltro il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, è il teorico dell’operazione-Fico per spingere l’ex presidente della Camera come candidato di una riedizione campana dell’alleanza giallorossa, con Pd, Movimento 5 stelle e gli altri partiti di sinistra. Sarebbe un laboratorio importante. Sullo stesso territorio, seppure nel Casertano, è destinata ad appannarsi la stella di Pina Picierno, che già ambiva a diventare vicesegretaria con Stefano Bonaccini. L’eurodeputata deve sperare di essere rieletta al prossimo giro alle Europee, ma i vertici del partito spingeranno su altri nomi. Un destino simile a quello di De Luca potrebbe toccare a un altro “cacicco” meridionale, come Michele Emiliano, oggi presidente della Regione Puglia. Peraltro, la segretaria del Pd è attesa subito da un battesimo elettorale, seppure meno rilevante dal punto di vista mediatico: in primavera si vota in 800 Comuni, tra cui una ventina di capoluogo di provincia, come Udine, Vicenza, Pisa, Siena, Latina, Brindisi e Catania. Già da qui si capirà la strategia del nuovo corso dem.

De Luca contro Meloni: «Ha fatto operazione Scilipoti comprando voti dell'opposizione». Il governatore attacca anche La Russa e Fontana
Vincenzo De Luca (Getty Images).

Gli addii al partito e le sirene del Terzo Polo

L’affermazione di Schlein al congresso ha generato un ulteriore effetto: l’addio di Beppe Fioroni, l’ex ministro dell’Istruzione che in realtà era già diventato marginale nel partito. Solo che la sua mossa potrebbe essere il preludio al trasloco sotto altri tetti politici anche di Pierluigi Castagnetti, uno dei padri nobili dem, considerato molto vicino al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Chi ha messo un piede fuori dal partito è il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, che non si sente certo a casa con un partito spostato a sinistra e potrebbe cedere alle sirene del Terzo Polo, tornando dal suo vecchio sodale Matteo Renzi. Un percorso simile a quello dell’ex capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, non rieletto alle ultime Politiche, da sempre posizionato al centro del partito. Resta alla finestra un’altra dem che non è riuscita a riconquistare un posto in Parlamento, Alessia Morani, che sicuramente sarà raggiunta da telefonate da parte degli ex colleghi di partito, ora passati sotto le insegne terzopoliste. Al momento, comunque, non sono segnalate uscite imminenti dai gruppi di Camera e Senato. «Attendiamo le prime mosse», fanno sapere da fonti della prossima minoranza interna al partito.