Direttore: Paolo Madron
  • Economia e Finanza
  • Politica
  • Tecnologia e Innovazione
  • Attualità
x
  • Attualità
    • Cronaca
    • Gossip
    • Web
  • Cultura e Spettacolo
    • Arte
    • Cinema
    • Design
    • Libri
    • Moda
    • Musica
    • Serie Tv
    • Teatro
    • Tv
  • Economia e Finanza
    • Aziende
    • Lavoro
  • Politica
    • Europa
    • Italia
    • Mondo
  • Salute e Benessere
    • Beauty
    • Fitness
    • Food & Beverage
    • Medicina
    • Sanità
    • Wellness
  • Sport
    • Altri Sport
    • Calcio
    • Motori
  • Tecnologia e Innovazione
    • App
    • Device
    • Domotica
    • Gaming
    • Sostenibilità
  • Chi Siamo
  • Scrivono per noi
  • Tag
  • Feed
  • Privacy Policy
  • Cookie Policy
  • Politica

Pd, tutti contro il Jobs act: Renzi solito nemico comune

Bonaccini (più tiepido) e soprattutto Schlein, Cuperlo e De Micheli: ogni candidato alla segreteria Pd bolla come un errore la riforma del lavoro renziana e vuole superarla. Persino Orlando, che è stato ministro con Renzi. Ma perché non farlo quando si era al governo? L’ennesima strategia della scelta di un nemico politico.

24 Gennaio 2023 09:29 Stefano Iannaccone
Pd, tutti contro il Jobs act: Renzi solito nemico comune

Tutti intorno al Jobs act, uniti dal pentimento che diventa il leitmotiv del congresso del Partito democratico. In un dibattito, finora avvitato sulle regole e sui tempi delle Primarie, i candidati sono uniti dal comune denominatore: l’abbattimento della riforma principale varata dal governo Renzi, che è stata votata proprio dal Pd, compresa la maggioranza dell’ala bersaniana (con l’eccezione di alcuni) che all’epoca poteva contare su Roberto Speranza come capogruppo alla Camera. Una scelta di «lealtà», fu la giustificazione. Il provvedimento è rimasto intatto negli anni in cui i dem sono stati al governo, anche dopo le dimissioni dell’attuale leader di Italia viva: le uniche modifiche sono maturate dopo le sentenze della Corte costituzionale, in particolare sulla tutela e il ristoro del lavoratore in caso di licenziamento.

Pd, tutti contro il Jobs act: Renzi solito nemico comune
Proteste nel 2014 contro il Jobs act. (Getty)

Il «milione di posti creati» secondo Maria Elena Boschi

Il dibattito congressuale si è trasformato in un esercizio di anti-renzismo, con il nome dell’ex Rottamatore che aleggia su Largo del Nazareno, nonostante abbia intrapreso un altro cammino politico da ormai oltre tre anni. Intanto il Jobs act ha dispiegato i propri effetti, con il «milione di posti creati», secondo la versione di Maria Elena Boschi. Un dato che viene desunto dalla crescita degli occupati nei primi anni della riforma, senza tuttavia considerare il quadro complessivo, quello di una crescita economica che ha potuto favorire le assunzioni.

Cosa c'è dietro l'arrivo di Valerio Camerano alla guida del nuovo fondo green di Algebris
Maria Elena Boschi e Matteo Renzi (Getty Images).

Bonaccini non vuole inimicarsi troppo la corrente di Base riformista

Ma i numeri evaporano durante la campagna per le Primarie, concentrata sull’affondo tout court. Certo, ognuno tra gli aspiranti segretari del Pd ha le proprie sfumature. Stefano Bonaccini, il grande favorito per conquistare la leadership del partito, ha assunto una posizione meno diretta: «All’Italia serve un cambiamento profondo, radicale e complessivo, non basta quello di una singola norma». Dal punto di vista strategico è un modo per non entrare in rotta di collisione con la corrente di Base riformista, quella degli ex renziani capeggiata dal presidente del Copasir, Lorenzo Guerini, e da Luca Lotti, a lungo braccio destro di Renzi.

Lepore lancia la petizione: riferimento al lavoro nel nuovo nome del Pd. Il sindaco di Bologna insieme a quello di Ravenna De Pascale
Stefano Bonaccini. (Getty)

Per la Schlein è stato un errore che ha creato una «frattura profonda»

Elly Schlein ha invece avviato un’offensiva contro il Jobs act, facendola diventare quasi il perno della sua campagna congressuale: «È stato l’errore che ha provocato una frattura profonda con il mondo del lavoro e con i lavoratori che non si sono riconosciuti in quelle scelte», sostiene deputata, indicata come la principale sfidante per la segreteria. A suo vantaggio, sul tema, gioca la contrarietà ostentata fin da sempre sulla riforma: quando fu approvata non era in parlamento, ma era molto vicina a Pippo Civati che votò “no” a Montecitorio, condividendo quella scelta.

Elly Schlein si è candidata alla segreteria del Pd. Avrà come avversario principale il suo ex capo, Stefano Bonaccini.
Elly Schlein, candidata alla segreteria del Pd. (Facebook)

Anche Cuperlo e De Micheli sono per il superamento della riforma

Sulle stesse posizioni c’è Gianni Cuperlo, un altro che non ha dato il suo via libera al Jobs act, con lo stratagemma di uscire dall’Aula. E oggi ribadisce: «Quella misura, persino al di là degli effetti prodotti, ha incrinato un rapporto di fiducia con pezzi interi del nostro mondo». Infine, l’ex ministra Paola De Micheli chiede di andare oltre: «L’obiettivo di una forza riformista e di sinistra deve essere quello di scrivere un nuovo statuto dei lavoratori, anzi uno statuto dei lavori».

Elezioni: new entry e possibili ritorni in lista
Gianni Cuperlo con Andrea Orlando (da Fb).

Simbolo del testacoda è Orlando, ministro con Renzi e Draghi

Insomma, un Pd che è convinto di aver sbagliato, ma lo fa solo ora che è all’opposizione del governo Meloni, che non risulta proprio interessato a battagliare contro la riforma voluta da Renzi. Negli anni al governo, nella scorsa legislatura, il Jobs act è stato scalfito solo dalla Consulta: nemmeno la parentesi dell’esecutivo giallorosso, il Conte bis, si è preoccupato di cancellare quel provvedimento. Il simbolo di questo testacoda è Andrea Orlando, oggi critico tenace della riforma, tanto che in vari interventi ha chiesto di cancellarla e nell’ultima legge di Bilancio aveva presentato un emendamento per abrogare il decreto legislativo sul contratto a tutele crescenti, l’architrave del Jobs act.

In assenza di proposte, ecco individuato il nemico politico

La proposta è finita nel nulla, ma contava il gesto. Eppure Orlando era ministro della Giustizia nel governo Renzi che lo varò e di recente è stato ministro del Lavoro del governo Draghi, senza aver mai messo mano alla misura osteggiata a parole. Così nell’assenza di proposte, il Pd si infila nella sua comfort zone: individuare il nemico politico. E in assenza di nuovi profili, ecco che in questa veste torna il solito Renzi.

Chi era Piero Sugar? Il discografico di successo e compagno di vita di Caterina Caselli è scomparso all'età di 85 anni: ecco la sua vita.
  • Cultura e Spettacolo
Piero Sugar: biografia, data di nascita e malattia del marito di Caterina Caselli
Chi era Piero Sugar? Il discografico di successo e compagno di vita di Caterina Caselli è scomparso all'età di 85 anni: ecco la sua vita.
Virginia Cataldi
È morta a soli 24 anni Angela Brandi, ragazza di Pozzuoli che era stata appena stata dimessa dall'ospedale.
  • Attualità
Angela Brandi morta a 24 anni a Pozzuoli: era appena stata dimessa
Sul caso è stata aperta un'indagine dagli inquirenti.
Riccardo Castrichini
Il fratello di Emanuela Orlandi, Pietro, ha risposto a Fedez e alla risata che ha fatto durante il podcast Muschio Selvaggio.
  • Attualità
Emanuela Orlandi, il fratello Pietro a Fedez: «Ho subito cose più cattive»
Una risposta chiara e diretta, ma non scomposta, da parte del fratello della ragazza ormai scomparsa da circa 40 anni e non ancora ritrovata
Claudio Vittozzi
Hans Happacher è morto in una valanga, addio a colui che veniva definito il re dei campeggi a cinque stelle.
  • Attualità
Hans Happacher morto in una valanga: aveva il campeggio a cinque stelle
Happacher era proprietario del Caravan Park, un campeggio eco-friendly con sede nel Parco Naturale delle Tre Cime
Claudio Vittozzi
  • Chi Siamo
  • Scrivono per noi
  • Tag
  • Feed
  • Privacy Policy
  • Cookie Policy
Nielsen Digital Measurement Privacy Policy

Tagfin Srl Sede Legale: Via dell'Annunciata, 7 – 20121 Milano

Numero di partita IVA e numero d’iscrizione al Registro Imprese 11673800964 del Registro delle Imprese di Milano.

Registrazione della testata giornalistica Tag43 presso il Tribunale Ordinario di Milano, n. 100 del 23 Aprile 2021