Ancora un rinvio per Patrick Zaki, il ricercatore accusato in Egitto di aver divulgato informazioni false. Il suo processo si sta svolgendo a Mansura in Egitto e ora l’udienza è stata aggiornata per il 28 febbraio 2023.

Lo sfogo di Patrick Zaki sul processo
Patrick Zaki dopo il rinvio del processo ha espresso il suo disappunto su Facebook. Infatti, il ricercatore ha affermato: «Spero che questo incubo finisca presto e di poter tornare a studiare in Italia normalmente e avere la possibilità di lavorare sul mio recupero personale». Poi Zaki ha voluto ringraziare i suoi amici: «Sono grato a tutti gli amici per il loro infinito sostegno. A ogni sessione ricevo un enorme numero di messaggi di sostegno e amore, che mi fanno capire di non essere solo in questa difficile esperienza e mi danno qualche speranza».
Zaki ha anche ricordato i 22 mesi passati in carcere e ha detto che non sono stati un’esperienza piacevole: «Anche se esci dalle sue mura, la prigione ti rimane dentro per molto tempo per accompagnarti nel resto del tuo viaggio. O almeno, questo è quello che è successo a me finora. Anche se decidi di impegnarti in attività gioiose, trovi ricordi e preoccupazioni di quanto accaduto, ti ricordi una lunga notte dentro i tuoi confini, la tua mente non smette di pensare a questo incubo. Mantenere la propria sanità mentale è il lavoro più difficile quando si è in prigione».

L’udienza terminata senza l’ascolto della memoria difensiva
Nell’udienza di oggi, Patrick Zaki avrebbe dovuto esporre la sua difesa contro le accuse contro di lui. Il ricercatore infatti, è accusato di aver pubblicato un articolo a favore dei copti, portando alla luce le discriminazioni e persecuzioni che hanno dovuto subire dall’Isis. Ad ogni modo, secondo quanto riportano gli attivisti della campagna Patrick Libero «l’udienza è terminata senza completare l’ascolto della memoria difensiva».
Non resta fare altro che aspettare il 28 febbraio 2023 per riuscire a capire se questa storia avrà finalmente un lieto fine.