Il 25 ottobre si celebra il World Pasta Day, la manifestazione che, a livello mondiale, da 23 anni celebra il simbolo stesso del made in Italy, ovvero la pasta. E i numeri che arrivano da Unione italiana Food non fanno che confermare la passione del mondo intero per spaghetti, maccheroni e tagliatelle.
Rispetto al 2020, anno di lockdown e lunghe settimane in casa, il consumo di pasta, come previsto, è diminuito, ciò non toglie, però, che il mercato goda di ottima salute soprattutto sul fronte export.
Il mercato della pasta nel mondo
Per quest’anno i consumi sono in contrazione rispetto ai 12 mesi precedenti, ma dovrebbero assestarsi su valori in linea o superiori rispetto al 2019 mentre l’export si mantiene oltre i livelli pre-pandemia. «È un anno in leggera contrazione su un irripetibile, speriamo, 2020» dice Riccardo Felicetti, presidente dei Pastai italiani «con prospettive per i prossimi anni in netto miglioramento soprattutto per l’utilizzo della pasta italiana all’estero».
In vista della giornata che celebra questo piatto iconico della Dieta mediterranea e della nostra industria alimentare, il prossimo 25 ottobre, Unione Italiana Food ha scattato una foto dei numeri e delle tendenze del piatto simbolo della cucina italiana.
Partiamo dall’anno in corso: il calo che sembra caratterizzarlo non intacca il trend che ha visto raddoppiato in 10 anni (2010-2020) il consumo di spaghetti &co, da quasi 9 a circa 17 milioni di tonnellate annue. E l’Italia resta il punto di riferimento per produzione (3,9 milioni di tonnellate) ed export (2,4 milioni di tonnellate).
Ogni italiano consuma 23 chili di pasta l’anno
Ogni italiano ne consuma oltre 23 chili all’anno, staccando in questa classifica Tunisia (17 chili), Venezuela (15 chili) e Grecia (12,2 chili). Il 2020 ha consolidato questa leadership, portando nelle dispense degli italiani 50 milioni di confezioni di pasta in più.
A livello globale, non si è mai mangiata così tanta pasta italiana come nel 2020. Nel complesso, è italiano un piatto di pasta su quattro mangiati nel mondo: con 3,9 milioni di tonnellate di pasta prodotte dai nostri pastifici, l’Italia si conferma leader mondiale della pasta, davanti a USA, Turchia, Egitto e Brasile.
Metà della produzione di pasta italiana va all’estero
Forti di un primato riconosciuto nell’arte della pasta, più della metà della produzione italiana (il 62 per cento) finisce all’estero. «I Paesi del Nord Europa e Nord America sono i più performanti, ma abbiamo delle chicche in Oriente dove oltre al Giappone, consumatore abituale di pasta, anche la Corea del Sud sta diventando una nazione dove la pasta italiana viene consumata abitualmente. Nel 2021, per capire, la Corea del Sud è cresciuta del 18%, ma anche l’Olanda si è rivelata un mercato importante con un +5 per cento».
I numeri dell’export
Più in generale, rispetto al gennaio/luglio 2020, l’export di pasta dei primi 7 mesi del nuovo anno segna un calo del 9,4 per cento a valore, ma il confronto con i valori “pre-Covid” dello stesso periodo del 2019 evidenzia un +13 per cento. Guardando ai volumi di pasta esportati verso i 5 mercati più strategici, quelli che assorbono più della metà del nostro export, è positivo il saldo verso Germania (+6 per cento), Francia (+2 per cento), Giappone (+4 per cento) e soprattutto USA (+10 per cento), mentre l’unico valore di segno negativo rispetto al 2019 arriva dal Regno Unito (-4per cento), conseguenza della Brexit.