Tra la diffusione delle nuove varianti e il potenziamento di alcune restrizioni, viaggiare all’estero continua a rimanere particolarmente complicato. Il numero esiguo di spostamenti, se rapportato agli anni precedenti, tuttavia non ha impedito all’Henley&Partner di stilare anche quest’anno, come avviene dal 2006 la classifica dei passaporti in grado di aprire il maggior numero di frontiere. Per farlo la società con sede a Londra non ha preso in considerazione i provvedimenti di carattere momentaneo legati alla prevenzione del Covid.
Passaporti, il Giappone in testa alla classifica
In testa c’è il Giappone. Il passaporto nipponico consentirebbe l’accesso a 193 destinazioni senza bisogno di un ulteriore visto. Un vero e proprio passepartout fortemente limitato, tuttavia, dalla situazione attuale. A oggi, infatti, i possessori del prezioso documento possono varcare il confine di circa 80 stati. Più o meno lo stesso numero coperto, in tempi pre-pandemici dai Sauditi, soltanto 71esimi nel ranking.
Sul secondo gradino del podio c’è Singapore,192 destinazioni. Al terzo, a pari merito, Germania e Corea del Sud, ferme a quota 191. Medaglia di legno all’Italia che, assieme a Finlandia, Lussemburgo e Spagna, si posiziona al quarto posto con 190 mete accessibili. In fondo, Iraq (28) e Afghanistan (26), con punteggi notevolmente al di sotto della media generale.
Passaporti, perdono posizioni Usa e Regno Unito
Solo settimi Stati Uniti e Regno Unito che, dopo il podio del 2014, adesso condividono la posizione con Svizzera, Belgio e Nuova Zelanda. Teoricamente, i possessori di documenti americani e inglesi possono muoversi in 185 Paesi ma, concretamente, gli inglesi sono autorizzati a entrare solo in 60 di questi, mentre gli Americani in 61. Una situazione che li mette sullo stesso piano di Uzbekistan e Ruanda. Se per l’Europa arrivare in top ten è quasi abitudine, a colpire gli studiosi sono state le aperture di Cina e Emirati Arabi Uniti. Dal 2011 a oggi, la prima ha guadagnato 22 posizioni, passando dal 90esimo posto al 68esimo, mentre i secondi si sono spostati dal 65esimo al 15esimo.
Passaporti, un divario destinato ad aumentare
Al di là della libertà di spostamento garantita dai passaporti, il settore dei viaggi continuerà a risentire, sul lungo periodo, delle conseguenze delle misure di contenimento del virus. «La tendenza all’isolamento recherà danni importanti all’economia e determinerà una significativa riduzione della mobilità globale», ha spiegato alla Cnn Christian H.Kaelin, presidente della Henley&Partners. Da non sottovalutare neppure l’importante disparità tra i passaporti, esemplificata chiaramente dalla differenza tra Giappone e Afghanistan, separati in graduatoria da 141 punti. A detta della società, il gap più ampio mai registrato. Situazione destinata ad aggravarsi ulteriormente col rilascio dei passaporti sanitari che, legati all’esito della somministrazione dei vaccini, agevoleranno i cittadini di Paesi avanzati, lasciando indietro chi vive in zone più disagiate.