Boris Johnson ha ingannato il parlamento di Londra sul Partygate. Lo evidenzia un’indagine del Comitato sui privilegi britannico, commissione bipartisan di Westminster che ha pubblicato un rapporto di 108 pagine sullo scandalo che ha coinvolto l’ex primo ministro, il quale avrebbe ha consapevolmente «fuorviato» il parlamento sulle feste organizzate a Downing Street in violazione delle restrizioni anti-Covid.

Il rapporto chiedeva la sospensione di 90 giorni dalla Camera
Venerdì scorso, tra le polemiche, Johnson si era dimesso da deputato dopo aver letto in anteprima il documento, per evitare la prospettiva di poter essere messo fuori d’autorità in conseguenza delle conclusioni dell’inchiesta. «Non ho mentito, e credo che in cuor loro alla commissione lo sappiano», aveva affermato l’ex premier britannico in una nota. Il rapporto chiedeva la sospensione di Johnson dalla Camera per 90 giorni «per ripetuti atti di disprezzo e per aver cercato di mettere a rischio il processo parlamentare» in modo deliberato, violando la fiducia e «minando il processo democratico della Camera».
Per l’ex premier britannico «è un assassinio politico»
«È un assassinio politico» ha dichiarato l’ex premier britannico che, in una nota, affermando che il Privileges Committee ha sferrato «l’ultimo colpo di coltello» contro di lui. La commissione ha investigato sul caso per 14 mesi: il rapporto spiega che Johnson è stato «complice della campagna di abusi e tentativi di intimidazione del Comitato» e di ritenere «altamente improbabile che, alla luce della sua esperienza personale diretta di questi eventi, potesse aver creduto sinceramente, al momento delle sue dichiarazioni alla Camera, che le regole o le linee guida fossero state rispettate». E poi: «L’oltraggio è tanto più grave perché commesso dal presidente del Consiglio, il membro più anziano del governo». Non ci sono precedenti, chiude il rapporto, di un un primo ministro che abbia «deliberatamente ingannato la Camera».
