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Parigi-Roubaix 2022, i successi italiani nell’Inferno del Nord

Senza il campione in carica Colbrelli, nel giorno di Pasqua torna la Parigi-Roubaix. La classica delle pietre ha contribuito a fare la storia del ciclismo italiano: dai tre successi di Moser alla doppietta di Ballerini, gli atleti azzurri che hanno trionfato nel fango.

16 Aprile 2022 17:02 Stefano Iannaccone
Senza Colbrelli e Moscon, le speranze italiane alla Parigi-Roubaix 2022 sono affidate a Ganna: ecco gli altri italiani che l'hanno vinta

La carriera resta un punto interrogativo dopo il malore delle scorse settimane, accusato al termine di una tappa alla Volta Catalunya. Ma comunque andrà a finire, Sonny Colbrelli ha una certezza: il suo nome resterà nella leggenda del ciclismo italiano. Indimenticabile l’arrivo lo scorso 3 ottobre nel velodromo di Roubaix, ricoperto di fango, mentre batteva in volata il sorprendente Florian Vermeesch e il grande favorito della vigilia Mathieu Van der Poel. Il campione d’Europa in carica oggi vive con un defibrillatore sottocutaneo e non potrà difendere il titolo nell’Inferno del Nord, che nel giorno Pasqua, ritrova la sua classica collocazione primaverile e celebra la 119 esima edizione. Un’altra assenza è quella del secondo eroe azzurro dell’anno passato, Gianni Moscon, giunto quarto nel 2021 al termine di una prestazione epica, caratterizzata da una fuga a lunga gittata con cadute e forature a sbarrargli la strada per la gloria.

Leggi anche: Gli amici della Roubaix, il collettivo che ogni anno sistema il pavé

Senza Colbrelli e Moscon, le speranze italiane alla Parigi-Roubaix 2022 sono affidate a Ganna: ecco gli altri italiani che l'hanno vinta
Le lacrime di Colbrelli dopo la vittoria nell’edizione 2021 (Getty)

Parigi Roubaix 2022, senza Colbrelli e Moscon speranze italiane affidate a Ganna

Ridotta all’osso la lista, l’unico italiano che può davvero provare a raccogliere il testimone di Colbrelli è Filippo Ganna. Il gigante di Verbania ha mandato spesso in visibilio gli appassionati. Quasi sempre a cronometro, prova in cui ha di frequente schiantato la concorrenza. Di sicuro Top Ganna ha tutte le qualità per primeggiare sulle pietre della Parigi-Roubaix, dove vinse tra i dilettanti e potrebbe ancora far esplodere la ciclonica potenza di un motore fuori dal comune. C’è solo una grande incognita: l’inizio di stagione è stato pieno di problemi fisici, la sua condizione non è la migliore immaginabile. Ma se le gambe andranno a pieni giri, nulla vieta di sperare nel grande colpo. Gli altri nomi non sono di primissimo piano e di sicuro l’Italia del pedale non si presenta con grandi favorita. Ci sarebbe Matteo Trentin, ma occorre la freschezza dei giorni migliori che non si è vista negli altri appuntamenti di primavera. Anche all’ultima Freccia del Brabante, il classe 1989 non ha brillato, perdendo le ruote della fuga decisiva. Gli altri, da Manuele Boaro a Luca Mozzato, possono ambire a una buona prestazione, magari ad entrare nella fuga di giornata sperando di chiudere con un piazzamento dignitoso. Tra gli outsider c’è Davide Ballerini, che ha le doti per fare una corsa di livello, magari sbucando a sorpresa tra le ruote di big troppo attenti a marcarsi. Non è un mistero che sia la sua classica preferita. Ma c’è da capire come si muoverà la squadra. La Quick Step-Alpha Vinyl ha tanti potenziali protagonisti, a cominciare da Kasper Asgreen, trionfatore del Giro delle Fiandre 2021, ancora alla ricerca di un vero acuto in questa stagione in cui ha sofferto alle spalle dei migliori.

Senza Colbrelli e Moscon, le speranze italiane alla Parigi-Roubaix 2022 sono affidate a Ganna: ecco gli altri italiani che l'hanno vinta
Tafi con la pietra destinata al vincitore della Parigi-Roubaix (Getty)

Ballerini, due successi per fare la storia della Parigi-Roubaix

Ma il cognome di Ballerini non può che riportare alla memoria Franco, che sulle pietre dell’Inferno del Nord sapeva volare. Nella sua bacheca ci sono due trionfi, nel 1995, quando arrivò al traguardo con un vantaggio di 1.56 su Andrei Tchmil e Johan Museeuw, suo compagno di squadra fenomenale nel ruolo di stopper. “Ballero”, però, riuscì a fare addirittura il bis, nel 1998, quando l’impresa assunse le dimensioni del trionfo completo: il secondo classificato, Andrea Tafi, giunse con un ritardo di quasi 5 minuti. Allora, le pietre furono letteralmente spaccate dalla forza di Ballerini, prematuramente scomparso durante una gara di rally. L’ultima partecipazione prima del ritiro fu nel 2001, altro momento epico. Ballerini fu 32 esimo, ma avvolto nel fango sfoggiò una maglia su cui si leggeva la scritta «Mercì Roubaix». Tafi, intanto, aveva studiato dal connazionale e compagno di squadra e in solitaria si era aggiudicato la vittoria nel 1999, a lungo l’ultima per i colori azzurri. Indossava la maglia tricolore e tagliò il traguardo con un vantaggio superiore ai due minuti sul belga Wilfried Peeters. Era l’Italia che in quegli anni sapeva togliersi grandi soddisfazioni: nel 1996 non vinse, ma diede lezioni di sportività. Nel velodromo di Roubaix entrarono in tre, tutti compagni di squadra: Museeuw, il Leone delle Fiandre capitano designato, insieme a Gianluca Bortolami e ancora Tafi. I due azzurri rispettarono gli ordini di scuderia, senza scontri fratricidi. Per la Mapei fu un arrivo in parata, che le consentì di monopolizzare il podio finale. Roba da leggenda. L’Inferno del Nord, d’altronde, ha sempre regalato momenti indimenticabili.

#ParisRoubaix 15/4/2001 Franco Ballerini, 1995&1998 winner, completes the last ride of his career. Merci @roubaix #MerciBallerini. R.I.P. pic.twitter.com/IS6aBSQQlz

— Maurizio Billo (@ingeobillo) April 5, 2017

Serse Coppi e la tripletta di Moser: la lunga storia d’amore tra l’Italia e la Parigi-Roubaix

Nel 1946, quando un Coppi conquistò la vittoria, in ex aequo, con il francese André Mahé. Non era il Campionissimo, che avrebbe vinto comunque la corsa l’anno successivo, bensì Serse, fratello decisamente meno noto di Fausto. Fu uno dei rari successi in carriera, per lui che si è dedicato al gregariato del parente più celebre e in corsa finì per perdere la vita. Fatali si rivelarono i postumi di una caduta accusata al Giro del Piemonte del 1951. Il binomio Italia-Roubaix inevitabilmente conduce dritto al nome di Francesco Moser, che sul pavé ha collezionato tre successi consecutivi dal 1978 al 1980, il primo con la maglia iridata, l’ultimo con quella di campione italiano. Un’impresa che nella storia era riuscita solo al francese Octave Lapize, tra il 1909 e il 1911. Oltre un secolo fa, testimonianza di un monumento che resiste affascinante all’incedere del tempo.

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Francesco Moser alla Parigi-Roubaix (Getty)

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