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Paralimpiadi, esclusi russi e bielorussi: «Hanno violato la tregua olimpica»

Lo stop alle guerre in occasione dei Giochi durava da mille anni ed era stato ribadito lo scorso dicembre all’assemblea delle Nazioni unite con voto unanime dei 193 stati membri.

3 Marzo 2022 14:003 Marzo 2022 14:02 Redazione
In seguito alla violazione della tregua olimpica gli atleti russi e bielorussi sono stati esclusi dalle paralimpiadi previste domani 4 marzo

Sorprende, ma fino a un certo punto, la decisione del Cio di vietare la partecipazione degli atleti russi e bielorussi alle paralimpiadi di Pechino, al via domani, venerdì 4 marzo. L’invasione dell’Ucraina ordinata da Mosca lo scorso 24 febbraio, infatti, ha violato la tregua olimpica. Che non dura, al contrario di quando si possa pensare esclusivamente per il periodo riservato ai Giochi, ma comincia una settimana prima dell’Olimpiade e termina quella successiva alla fine della Paralimpiade. Lunedì, lo aveva ribadito anche il presidente del Cio, Thomas Bach, esortando il mondo sportivo a escludere, per tale motivo, dagli eventi sportivi internazionali gli atleti provenienti da Paesi responsabili del conflitto. E ad annullare gli eventi già fissati in calendario e in programma al di là degli Urali.

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In seguito alla violazione della tregua olimpica gli atleti russi e bielorussi sono stati esclusi dalle paralimpiadi previste domani 4 marzo
Una squadra di Hockey sul ghiaccio alle Paralimpiadi

Le conseguenze della violazione della tregua Olimpica da parte di Russia e Bielorussia

Un appello evidentemente ascoltato, al punto che a stretto giro erano arrivati i comunicati di Fifa e Uefa, con cui si bandivano la Russia dal Mondiale in Qatar e i club dai tornei di calcio continentali. A 24 ore dalla cerimonia inaugurale della kermesse a cinque cerchi, il nuovo divieto sancito dall’Icp (comitato internazionale paralimpico) si aggiunge ai tanti già in vigore.

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Paralimpiadi, senza esclusione molti atleti non avrebbero partecipato

Un provvedimento più severo rispetto a quello originariamente paventato, che voleva le delegazioni russe e bielorusse al via, ma senza simboli e senza l’opportunità di comparire nel medagliere. Non era bastato agli altri sportivi, come ha sottolineato il presidente Andrew Parson: «Il clima nel villaggio era diventato insostenibile. Quanto deciso ieri avrebbe messo a rischio il normale svolgimento dei Giochi. Molti comitati e singoli atleti avevano minacciato di non presentarsi alle competizioni. La delegazione ucraina ha accolto con soddisfazione il provvedimento. Non sappiamo però come verrà organizzato il rientro degli atleti».

In seguito alla violazione della tregua olimpica gli atleti russi e bielorussi sono stati esclusi dalle paralimpiadi previste domani 4 marzo
Un atleta impegnato nelle paralimpiadi (Getty)

E ancora: «Devono capire che non è colpa loro, ma dei rispettivi governi che hanno violato la tregua olimpica». In totale sono 83 le persone escluse dai giochi, nessuna di loro – ha precisato il presidente – è stata vittima di aggressioni fisiche o attacchi, ma il timore era che la situazione si facesse troppo calda. «Non volevamo scatenare un boicottaggio di massa in seguito agli eventi internazionali che tutti conosciamo e alla nostra decisione che seguiva il nostro Statuto. Capisco che questa guerra vada avanti da 8 anni, ma rispetto ad allora e alle precedenti edizioni delle Paralimpiadi, nessuno dei Comitati, compreso quello ucraino, si era mosso come lo sta facendo adesso e dovevamo evitare che la situazione degenerasse».

Dopo mille anni violata la tregua olimpica: la storia

Per rendere l’idea della gravità, la tregua olimpica resisteva da mille anni ed era stata rinnovata lo scorso 2 dicembre, in occasione dell’Assemblea delle Nazioni unite, con il consenso unanime di tutti e 193 Stati membri. Venne istituita circa 3 mila anni fa dai greci, con il nome di Ekecheiria, per consentire agli atleti di giungere in sicurezza da ogni città.  La sanzione verso la Russia inoltre si aggiunge a quella già erogata dalla Wada, l’agenzia mondiale antidoping, che imponeva al Paese di gareggiare senza inno e con l’acronimo Roc, Comitato olimpico russo.

 

 

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