Il nuovo Mr Twitter

Camilla Curcio
30/11/2021

Da chief technology officer a Ceo della compagnia. Dopo l'addio di Jack Dorsey, i vertici dell'azienda hanno affidato il comando al 37enne indiano Parag Agrawal.

Il nuovo Mr Twitter

Dopo le dimissioni di Jack Dorsey dalla carica di Ceo, a prendere le redini di Twitter, con il voto unanime del consiglio d’amministrazione, è Parag Agrawal. Dipendente dell’azienda da oltre 10 anni, si è ritrovato, da un momento all’altro, ad assumere uno dei ruoli più ambiti della Silicon Valley e una delle posizioni politicamente più complicate da gestire.

Chi è Parag Agrawal, il nuovo Ceo di Twitter

Trentasette anni, Agrawal fino a ieri era il chief technology officer della compagnia, specializzato nella messa a punto di programmi di intelligenza artificiale e machine learning. Il suo status di outsider misto a competenze tecniche solide e affidabili avrebbero convinto i vertici a consegnargli il comando della società e a iniziare con lui un nuovo capitolo della storia della piattaforma. «Si tratta di una scelta sicura che dovrebbe essere accolta positivamente dagli investitori», ha spiegato al Guardian Angelo Zino, analista aziendale per CFRA Research, convinto che, dietro al passo indietro di Dorsey ci sarebbe l’insistenza di uno dei principali stakeholder di Twitter, Elliott Management. 

Quale sarà la sua strategia d’azione

A detta degli esperti, la sua strategia di azione in termini di politica e direzione aziendale non dovrebbe discostarsi da quella del suo predecessore: gli obiettivi da raggiungere, dunque, rimangono raddoppiare il fatturato annuale entro il 2023, velocizzare l’introduzione di nuove funzioni e incrementare il numero di utenti attivi (a oggi oltre 211 milioni), convincendoli a non migrare su altri social. Missione rivolta, soprattutto, al target più giovane, maggiormente attirato dai rivali, Instagram e TikTok. «Di recente, abbiamo fissato dei traguardi ambiziosi e credo che questo sia il percorso più giusto da seguire», ha scritto Agrawal in una mail indirizzata al team. «La sfida più grande è capire come lavorare al meglio e portare a casa risultati tangibili». 

Fermare la diffusione di odio e fake news

Seguendo le orme di Dorsey, Agrawal dovrà fare i conti anche con la guerra a fake news e hate speech e smentire le accuse che individuano il social come uno dei principali veicoli di incitamento all’odio e alla disinformazione. Fenomeno a cui il co-fondatore, qualche anno fa, ha cercato di trovare una soluzione con un provvedimento finito al centro di interminabili polemiche: la cancellazione del profilo dell’ex presidente americano Donald Trump e il categorico divieto di accedere al social. Il ban, ovviamente, non ha messo un punto alla questione. I problemi sono continuati anche dopo la fine del mandato presidenziale del tycoon. «Il nuovo Ceo dovrà fare di tutto per fermare la deriva di Twitter in una pericolosa macchina del fango, giornalmente sfruttata per manipolare il dibattito pubblico e l’opinione delle persone attraverso bufale e attacchi mirati di troll e bot», ha spiegato Imran Ahmed, responsabile del Center for Countering Digital Hate. Dal canto suo Agrawa in un’intervista con MIT Technology Review del 2020, aveva affermato che Twitter dovrebbe «concentrarsi meno» sulla libertà di parola. «Il nostro ruolo», aveva spiegato, «è quello di servire una sana conversazione pubblica e le nostre mosse riflettono cose che riteniamo portino a una conversazione pubblica più sana».

Il battesimo del fuoco e il tweet delle polemiche

Dopo l’annuncio della nomina di Agrawal non sono mancati gli attacchi. È tornato alla luce un suo vecchio tweet postato nel 2010: «Se non si fa una distinzione tra musulmani e fondamentalisti, perché dovrei distinguere tra bianchi e razzisti». Il messaggio, apparentemente controverso perché del tutto decontestualizzato, è stato rapidamente chiarito da alcuni utenti: scritto 11 anni fa, non era altro che un riferimento a un servizio del The Daily Show, in cui si parlava del licenziamento del giornalista americano Juan Williams, che aveva pubblicamente dichiarato di non sentirsi tranquillo e a suo agio su un aereo in presenza di musulmani.